You are here
Ucraina, G7: “Pronti a sanzioni con impatto enorme sulla Russia” Attualità Italia e Mondo 

Ucraina, G7: “Pronti a sanzioni con impatto enorme sulla Russia”

“Ci aspettiamo che questi esigui canali per il dialogo alla fine ci permetteranno di trovare una sorta di reciprocità da parte dei nostri oppositori e il desiderio di trovare una soluzione che veramente significherà il tenere conto dei nostri interessi”, ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ripreso dall’agenzia russa Ria Novosti. “Nell’ambito delle questioni per noi essenziali, gli americani ignorano le nostre preoccupazioni, e mi riferisco alla questione delle garanzie di sicurezza che ha posto il presidente Putin”, ha affermato il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, . “Quindi – ha proseguito – a questo proposito la situazione non è rosea, ma noi comunque speriamo. In qualità di persone ragionevoli, ci stiamo preparando al peggio, ma speriamo comunque nel meglio”. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha chiesto alla Russia oggi “segnali immediati di de-escalation” nella crisi con l’Ucraina, prima di recarsi a Kiev e poi a Mosca. “Noi ci aspettiamo da Mosca segnali immediati di de-escalation”, ha scritto Scholz in un tweet, sottolineando che “una nuova aggressione militare avrà delle conseguenze pesanti per la Russia”. “La nostra priorità immediata è sostenere gli sforzi per una de-escalation della situazione” ma se Mosca intensifica l’azione militare il G7 “è pronto a imporre collettivamente sanzioni economiche e finanziarie con conseguenze enormi e immediate sull’economia russa”, affermano i ministri della Finanza del G7. Gli eserciti si rafforzano, la diplomazia arranca, la paura cresce. Dopo lo stallo nelle trattative ai massimi livelli, con il colloquio tra Joe Biden e Vladimir Putin che ha portato solo alla generica promessa di proseguire con il dialogo, l’Ucraina si prepara alla guerra. Nelle ultime ore, dalla Lituania è atterrata una fornitura del sistema missilistico anti-aereo Stinger, mentre altre 180 tonnellate di munizioni le hanno trasferite gli Stati Uniti, per un totale di circa 1.500 dall’inizio della crisi.

Ma nel frattempo, un’altra guerra è già cominciata. Le armi non sparano ma seminano comunque il panico, sabotano senza bisogno di invadere, perché nell’etere le linee rosse non si vedono: è la guerra ibrida di Mosca, fatta di pressione economica, cyberattacchi e la tattica dei falsi allarmi bomba, portata avanti per logorare i nervi del Paese. L’obiettivo russo, secondo il Wall Street Journal, che cita fonti di Kiev, sarebbe quello di indebolire progressivamente il Paese, provocando malcontento e proteste simili a quelle fomentate nell’est del Paese nel 2014 per giustificare un intervento. Solo a gennaio, la polizia ucraina ha ricevuto quasi mille messaggi anonimi, soprattutto via email, con falsi allarmi su ordigni piazzati in circa 10.000 luoghi, dalle scuole alle infrastrutture essenziali: ogni volta, è una quotidianità che si spezza, ipotecando la vita dei cittadini comuni. Stretta tra paura e voglia di andare avanti, Kiev prova comunque a gettare acqua sul fuoco, criticando il “panico” creato tra la popolazione e nei mercati dalle decisioni di molti alleati occidentali di richiamare i propri cittadini e il personale non essenziale delle ambasciate: una mossa difesa da Blinken, che l’ha definita “la cosa più prudente da fare”. Dal canto suo, anche la Russia si è detta “preoccupata” per la decisione dell’Osce di trasferire parte del proprio personale dall’Ucraina. Come con la guerra ibrida, c’è poi un altro fronte della vita quotidiana già messo in crisi, quello del traffico aereo.

scritto da 







Related posts