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Truffe all’Inps, 100 indagati e 10 arresti tra Benevento, Avellino, Salerno, Napoli, Caserta e in altre zone d’Italia Cronaca Italia e Mondo 

Truffe all’Inps, 100 indagati e 10 arresti tra Benevento, Avellino, Salerno, Napoli, Caserta e in altre zone d’Italia

Presunta truffa in materia di indennità assistenziali – disoccupazione e maternità – e contributi figurativi utili ai fini pensionistici. Un’inchiesta che questa mattina è stata scandita dall’esecuzione di dieci misure cautelari, nella quale figurano, complessivamente, 110 indagati–100 a piede libero- disseminati tra Benevento, Avellino, Salerno, Napoli, Caserta, Roma, Reggio Calabria, Novara, e più centri delle stesse province: Pannarano, Telese, Fragneto L’Abate, Pietrelcina, Molinara, Castelvetere di Valfortore, San Potito Ultra, Capriglia, Nusco, Atripalda, Monteforte, Chianche, Salza Irpina, Taurasi, Roccabascerana, Gragnano, Maddaloni, Bagnara Calabra.  Cinque le persone finite agli arresti domiciliari, disposti dal gip su richiesta della Procura guidata da Aldo Policastro: Cosimo Tiso, 52 anni, di Sant’Angelo a Cupolo.Gabriella Musco, 44 anni,di Sant’Angelo a Cupolo, Gaetano De Franco, 44 anni, di Benevento, Arturo Russo, 58 anni, di San Nicola manfredi, e Raffaele Bozzi, 56 anni, di Benevento. Obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, invece, per altri cinque indagati: Piergiuseppe Bordi, 41 anni, Maria Rosaria Canu, 48 anni, di Sant’Angelo a Cupolo, Pasqualino Pastore, 54 anni, di Benevento, Tullio Mucci, 48 anni, di Benevento, e Maurizio Marro, 57 anni, di Benevento.
Le ipotesi di reato a vario titolo vanno dall’associazione per delinquere, alla truffa aggravata ai danni dello Stato, ai reati tributari, al riciclaggio e all’autoriciclaggio.
Nel mirino degli inquirenti oltre 300 assunzioni effettuate negli anni attraverso un reticolo di società definite cartiere, con un meccanismo che avrebbe consentito di intascare indennità e contributi per svariati milioni di euro.
Attenzione puntata su una serie di ditte di cui le verifiche avrebbero restituito la sostanziale inattività o l’inesistenza di alcune di esse. Insomma, società che non avrebbero mai svolto un’attività di impresa, la cui unica funzione sarebbe stata quella di utilizzare ed emettere fatture per operazioni considerate inesistenti.
Un modus operandi che avrebbe consentito di creare crediti fittizi di imposta da compensare con i versamenti contributivi dovuti per le false assunzioni. Costi mai sostenuti, dunque, ma così sarebbero state gettate le basi per assumere un gran numero di dipendenti, per poi licenziarli e permettere loro di percepire le indennità.
Un quadro che sarebbe stato di fatto confermato da quanti, ascoltati in precedenza dagli investigatori come persone informate sui fatti, avrebbero dichiarato di non aver mai lavorato per determinate società, e che le assunzioni sarebbero state finalizzate, appunto, ad intascare le indennità previste dalla legge.
I finanzieri stanno anche eseguendo più perquisizioni ed il sequestro dei beni per equivalente, fino alla concorrenza del valore complessivo di oltre 3 milioni 724 mila euro. Un provvedimento che ha interessato anche 17 società e 3 conti correnti.

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