Sentenza adunanza Cds, getta il settore nello sconforto
Una sentenza lunga articolata da ben interpretare, direbbe qualche amministrativista esperto, perché è in ballo il futuro di 30.000 imprese, 30.000 lavoratori, primi impiegati delle proprie aziende, ma anche una miriade di attività diverse che si svolgono lungo il demanio marittimo e ci riferiamo a bar ristoranti, pubblici esercizi, case private, alberghi e villaggi e campeggi, un indotto spaventoso, in alcuni casi un made in Italy unico, eccellenze invidiate, che è stato modificato da una sentenza che dovrebbe e potrebbe far finire tutto questo entro il 2023.
Questa sentenza ha il demerito soprattutto di non contestualizzare il momento difficile e drammatico dal punto di vista socioeconomico che la nostra società mondiale sta attraversando durante la pandemia, è questa una sentenza che non vive le difficoltà del settore delle imprese, del piccolo imprenditore, delle famiglie al seguito che sono state costrette in questi mesi terribili a rivolgersi alle banche per contrarre nuovi debiti ed avere oggi la prospettiva disattesa dei famosi 15 anni della l.145 ma ammortizzare i propri investimenti in soli due anni è un aspetto davvero deprimente difficile da accettare.
Bisogna capire effettivamente le difficoltà di tutti quei settori che non percepiscono lo stipendio ogni 27 del mese, ma che hanno bisogno, oggi più che mai, di stabilità di certezza e di solidarietà anche amministrativa.
Era questo il momento della comprensione della cosiddetta solidarietà e della prevalenza del sostegno a discapito della fredda ed analitica burocrazia, una comprensione che non voleva “forzare” gli elementi di diritto ma probabilmente accompagnare una legge dello stato che andava arricchita e condita nel tempo congruo di quegli elementi comunitari che gli imprenditori del settore ben conoscono ormai da anni per dare a tutti nuova speranza, per confidare davvero nella ripartenza, invece si gettano 30.000 imprese nello sconforto più totale; un settore strategico del turismo italiano e quindi mondiale, un vero unicum creato nel tempo con sudore, abnegazione e passione dalla maggior parte dei nostri imprenditori, di nuovo nuovamente in ginocchio per una sentenza e non per una volontà di legge.
La situazione è difficile, dichiara senza mezzi termini il presidente Regionale di FIBA Campania Raffaele Esposito, l’impasse che perdurava ormai da troppo tempo sembrerebbe essere stata risolta per via giuridica, era nell’aria e non ci trova totalmente spiazzati, è questo certamente un duro colpo per il settore e catalizzerà il lavoro che dovremo fare per prossimi 24 mesi, nel rispetto della legge e delle sentenze sperando che la “P”olitica torni ad occuparsi seriamente della questione, coinvolgendo davvero e convintamente il settore, tutelando gli attuali gestori che hanno impegnato soldi ed energie confidando in buona fede in un congruo periodo temporale per ammortizzare gli investimenti.
Si parla di indennizzi, del 2023, ma gli interrogativi restano e sono tristemente ancora troppi. Una cosa è certa, prosegue il Presidente Esposito, se ci fosse stata coerenza e sostegno e non immobilismo a livello locale sulla Legge 145, probabilmente dal 2018 ad oggi non si sarebbe arrivati a questo, lo “schiaffo” del non agire, del restare alla finestra in attesa che “altri” decidano si è purtroppo concretizzato, questo atteggiamento di divisione ma anche di ostracismo incomprensibile perpetrato negli anni verso un settore fondamentale del turismo resta e sarà un ricordo amaro, questa sentenza è oggi un alibi troppo appetibile per chi, spinto da preconcetto, non vorrà sedersi, concertare e tutelare chi si è costruito la propria azienda dal nulla.
Lavoreremo, conclude il Presidente Esposito, con ancora maggiore energia e determinazione per fissare in maniera chiara i cosiddetti paletti delle possibili evidenze, alle quali nessuno vuole sfuggire e che ha già in parte ottemperato con i passati rinnovi, privilegiando il valore tecnico a quello economico, lavorando per i riconoscimenti delle aziende green, per le quali chiederemo sistemi di premialità, e per la stabilità.