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SALERNO, NASCE ANBI: L’ASSOCIAZIONE NAZIONALE BOWLING E INTRATTENIMENTO Attualità 

SALERNO, NASCE ANBI: L’ASSOCIAZIONE NAZIONALE BOWLING E INTRATTENIMENTO

 Nasce ANBI, Associazione Nazionale Bowling e Intrattenimento. A Salerno da tempo è attivo il Daytona Bowling, situato in Via San Leonardo, il cui titolare Mario Giannuzzi Savelli ha aderito da subito con convinzione alla nascente Associazione di categoria. Un centinaio di centri aderenti, da Trapani ad Aosta, dimensioni smisurate, a metà tra impianti sportivi e luoghi di divertimento, a metà tra tutto con i codici Ateco che dicono che siamo Sale giochi ma anche come le palestre, come cinema, come piscine, come sale bingo e sale scommesse. E anche come parchi a tema. Anche, ma non solo. E quindi esclusi da tutti i decreti ristoro, e sì che sono parecchi anche quelli. Chiusi dall’8 marzo 2020, aperti tra fine giugno e metà luglio (in funzione dei presidenti di regione) per essere richiusi irrevocabilmente da metà ottobre con nessuna previsione di riapertura, né nel breve né nel medio periodo. Nel lungo non riaprirà nessuno, saremo tutti chiusi prima. Vittime dei codici Ateco, prima che del Covid, condannati a una agonia che si trascina da un anno, effetti collaterali di fuoco amico che ha falcidiato quanto la pandemia. Dipendenti condannati a vivere da un anno con circa 600 euro al mese, e non tutti i mesi. Affitti da migliaia di euro che solo la buona volontà dei proprietari degli immobili possono aver ridotto, utenze elettriche che, anche a bocce ferme, non scendono mai sotto i 2000 euro al mese, causa i canoni fissi di distribuzione e dispacciamento. Materie prime che marciscono nei frigoriferi pur se accesi, perché tutti offrono un servizio di ristorazione, bar, pizzeria. E assegni che scadono, perché anche i fornitori hanno l’acqua alla gola. Ma noi siamo chiusi e quindi non possiamo incassare. E quindi non possiamo pagare. Le banche non finanziano per sopravvivenza, solo per investimenti. Ma siamo chiusi e non possiamo progettare niente. I bilanci del 2020 sono quasi a zero. E quindi addio credito. Quello agevolato, chi lo ha preso, lo ha usato per pagare i debiti fatti per tentare di sopravvivere. Adesso il nulla più assoluto. Siamo un enorme cimitero. Per questo ci siamo uniti, nella speranza di riuscire a urlare più forte. La politica è sorda, immobile e del tutto cieca a quanto accade nel mondo reale. Cosa possiamo fare per farci sentire, per far capire che esistiamo anche noi, che vogliamo solo riprendere a lavorare come i tabaccai, i negozi di abbigliamento, gli uffici, i parrucchieri, le profumerie, le librerie, le edicole? Perché abbiamo spazi enormi, possiamo controllare gli accessi di chi entra e di chi esce, possiamo rispettare tutti i protocolli di sicurezza e lo abbiamo già fatto. E con successo, perché il pubblico è la nostra linfa vitale e preservarlo è per noi una necessità sempre, prima che un obbligo di legge. Ecco perché ci siamo dati una identità, ci siamo riuniti, nella speranza che il nostro grido di aiuto abbia una estensione più forte. Perché siamo disperati e lotteremo fino in fondo prima di rassegnare l’anima a Dio. Ma alcuni di noi non ce la fanno più. Abbiamo tutti l’acqua alla gola e qualcuno sta già cominciando ad affogare

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