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Rifondazione Comunista: “Le montagne bruciano, non aggiungere disastro su disastro” Attualità Provincia e Regione 

Rifondazione Comunista: “Le montagne bruciano, non aggiungere disastro su disastro”

NON AGGIUNGERE DISASTRO A DISASTRO

LE NOSTRE MONTAGNE BRUCIANO

Le nostre montagne in queste ore bruciano: Sarno, Siano, Castel San Giorgio, Bracigliano, Salerno, Preturo. Viene subito da pensare ad un’azione premeditata e coordinata da parte di piromani che sta di fatto incenerendo il nostro patrimonio boschivo.

“Queste ore ricordano molto quei giorni del 2017 in cui le fiamme, scientificamente, divampano al sud e al centro della nostra penisola, distruggendo ecosistemi, lambendo case e campi, coinvolgendo e colpendo la mente e il cuore delle persone, che risposero con sollevazione e insurrezione morale. Venivano distrutti i parchi nazionali, che proprio in quel periodo venivano privatizzati con il decreto Madia mentre, contemporaneamente, veniva sciolto il Corpo Forestale dello Stato.

Ne abbiamo parlato e lo abbiamo ricordato sabato 5 settembre, con Sebastiano Aceto, a Torchiara, dove nacque il movimento 17 luglio, a cui non sfuggirono né gli enormi ed eterogenei interessi legati all’industria del fuoco né le responsabilità, le carenze e le omissioni della Regione Campania. Oggi quel movimento dona a TERRA una proposta di legge sulla prevenzione e il contrasto degli incendi da presentare in Consiglio Regionale.

La proposta di legge è sostenuta non solo e non tanto da un approccio emergenziale, ma mira a far sì che ogni territorio, ogni comune, si doti di un’organizzazione volta alla tutela del patrimonio boschivo, con approcci proattivi finalizzati a:

Individuare assieme agli enti preposti iniziative e azioni di prevenzione sia nei terreni privati che pubblici, soprattutto in quelli più esposti al rischio incendi;

approntare una mappa ‘ragionata’ di vigilanza attiva e permanente del territorio e delle aree maggiormente a rischio;

attivare campagne annuali di sensibilizzazione ed educazione nelle scuole e fra la popolazione insieme ad associazioni e all’ex CFS;

individuare, insieme a pastori e contadini ed esperti, le fasce tagliafuoco necessarie e strategiche ed eventuali interventi di c.d. “fuoco prescritto”;

attivare insieme al Comune la collaborazione e la presenza di associazioni di volontariato per la vigilanza e il pronto e primo intervento per lo spegnimento dei focolai coordinandosi con le squadre della C. M. dislocate sul territorio.

I Comuni devono imporre il rispetto delle ordinanze sul taglio delle erbe e l’eliminazione di tutte le situazioni che possono innescare o far propagare un incendio. In caso di inerzia dei proprietari privati, i Comuni devono essere in grado di intervenire tempestivamente, in danno dei proprietari inadempienti.

La prevenzione deve essere svolta con cura e nei tempi previsti dalle Comunità Montane e dagli idraulico-forestali, ai quali deve essere restituita la loro funzione di manutentori del patrimonio boschivo e che devono essere sottratti dallo stato di marginalità in cui sono stati ridotti dalla Regione e dai sospetti di mero assistenzialismo. Ad essi si possono affiancare, in maniera coordinata, i volontari e le organizzazioni di volontariato e di protezione civile.

La proposta di legge non trascura di predisporre piani ed organizzazioni necessari ad affrontare le emergenze che dovessero insorgere, nella costante collaborazione tra le autorità e le organizzazioni di volontariato coinvolte.

La proposta di legge mira altresì a contrastare gli interessi economici che sono alla base degli incendi boschivi dolosi: i comuni devono dotarsi o aggiornare il registro degli incendi, in modo da contrastare la violazione o l’elusione dei vincoli decennali sulle aree incendiate.

Ciò che tutti, semplici cittadini, comuni ed enti comunali, devono richiedere immediatamente è che sia ripristinata almeno la competenza di direttore delle operazioni di spegnimento (DOS) in capo agli ex Forestali; che siano potenziati, in uomini, mezzi e risorse, i Vigili del Fuoco, che si sono visti attribuire la competenza anche sugli incendi boschivi oltre che sugli incendi di interfaccia urbano-rurale, in relazione ai quali storicamente competenti; che la Regione restituisca il compito di prevenzione alle Comunità Montane attraverso gli idraulici-forestali, tenuti finora in una condizione indegna di sotto pagamento, di precariato e incertezza, e che siano loro assicurate stabilità e risorse necessarie alla bisogna.

Inoltre, la Regione Campania, per non aggiungere disastro a disastro (ci riferiamo a frane e smottamenti) deve immediatamente predisporre la mappatura delle aree incendiate e classificarle sulla base del rischio idrogeologico.

Come se non bastasse, tutto ciò avviene in un contesto in cui la gestione dei 19 aerei Canadair, dedicati allo spegnimento degli incendi, di proprietà della Repubblica Italiana, sembra congegnato apposta per allungare e non diminuire la durata del fuoco. Infatti, l’appalto di gestione prevede una quota fissa a cui si aggiunge una quota di circa 15mila euro per ogni ora di volo; appalto sul quale rimane stretta la vigilanza dell’autorità antitrust, a causa di cartelli e accordi anti competitivi; e come se non bastasse, il responsabile del consorzio italo-inglese che gestisce i Canadair fu arrestato per evasione fiscale internazionale per 90 milioni di euro”. Lo scrive Sebastiano Aceto Partito della Rifondazione Comunista e Nicola Comanzo Candidato al Consiglio Regionale con “TERRA”

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