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Riapertura ristoranti e negozi: rischio chiusura definitiva per il 28% Attualità 

Riapertura ristoranti e negozi: rischio chiusura definitiva per il 28%

Secondo una indagine di Confcommercio il coronavirus potrebbe causare la chiusura definitiva e il fallimento di tante attività.
Durante la fase 2 hanno riaperto circa l’82% delle attività (800mila imprese) ma circa un 30% rischia di non riaprire i battenti e di dover chiudere per sempre.
Nelle ultime due settimane hanno riaperto l’82% delle imprese legate al commercio, il 94% nell’abbigliamento e calzature, l’86% dell’attività del commercio e dei servizi, ed il 73% dei bar e ristoranti. Questi dati non sono confortanti in quanto oltre ad una alta percentuale di imprese che non hanno ottenuto indennizzi o prestiti garantiti dalle Banche la metà ha segnalato perdite fino al 70%.
Il dato più preoccupante si riferisce al fatto che il 30% rischia di chiudere per sempre a causa delle difficili condizioni economiche.
Le mancate riaperture riguardano soprattutto i bar e ristoranti la maggior parte dei quali non hanno potuto riaprire per la difficoltà di adeguarsi alle norme di sicurezza senza contare quelli che hanno riaperto ma che nelle prime due settimane di riapertura hanno segnalato ricavi sotto le aspettative causati soprattutto dalla mancanza di turisti e dalla paura degli italiani ad andare a mangiare fuori.
Il 28% degli intervistati ha affermato che senza un miglioramento delle condizioni attuali la chiusura è obbligata.
Una altra analisi dell’Organizzazione mondiale del lavoro ha rivelato l’effetto devastante del coronavirus sulla occupazione giovanile.
A causa del Covid-19 un giovane su 6 ha perso il proprio lavoro e molti giovani si sono visti ridurre l’orario di lavoro.
Se non vi saranno nel frattempo provvedimenti adeguati da parte del Governo nel sostenere le imprese e soprattutto i giovani le conseguenze della epidemia sul mondo del lavoro potrebbero essere devastanti e durare per molti anni (basti pensare al brusco crollo dei contratti a tempo determinato e all’aumento del divario di genere con le donne più colpite.







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