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Prezzi alti nell’era dell’emergenza, a Salerno indaga l’antitrust Attualità Primo piano 

Prezzi alti nell’era dell’emergenza, a Salerno indaga l’antitrust

L’Antitrust apre un’inchiesta su 3800 punti vendita, l’85% di quelli dell’Italia centro meridionale. Prezzi alti rispetto agli altri mesi diversi dall’emergenza. Contemporaneamente, i carabinieri del riparto tutela Agroalimentare di Salerno, competente su diverse regioni del Mezzogiorno, concludono un monitoraggio su 86 aziende della grande distribuzione organizzata e del commercio al dettaglio all’ingrosso di prodotti alimentari senza che emergessero episodi speculativi legati al Covid- 19. Da settimane impera un dibattito a livello nazionale e soprattutto sui social sull’aumento dei prezzi dei generi di prima necessità, in modo particolare dei prodotti alimentari-scrive La Città – , senza contare quelli di igienizzanti e dispositivi di protezione individuale anche minimali, come guanti e mascherine. C’è chi avanza l’ipotesi di manovre speculative da parte di alcuni operatori della grande distribuzione per arricchirsi approfittando della pandemia da nuovo coronavirus.

Per appurare se sia realmente così, l’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha avviato un’indagine preistruttoria, spedendo richieste di informazioni a numerosi operatori della Gdo, per acquisire dati sull’andamento dei prezzi di vendita al dettaglio e di quelli di acquisto all’ingrosso di generi alimentari di prima necessità, detergenti, disinfettanti e guanti, per stabilire se siano frutto di eventuali manovre speculative, sfruttando l’emergenza sanitaria. «Dalle analisi preliminari svolte dall’Autorità sui dati Istat – scrivono dall’Antitrust sono emersi a marzo 2020, per i prodotti alimentari, aumenti dei prezzi rispetto a quelli correnti nei mesi precedenti differenziati a livello provinciale. I maggiori aumenti si riscontrano in aree non interessate da “zone rosse” o da misure rafforzate di contenimento della mobilità. L’Autorità ha ritenuto di non poter escludere che tali maggiori aumenti siano dovuti anche a fenomeni speculativi ». L’Agcm spiega anche il perché: «Non tutti gli aumenti osservati appaiono immediatamente riconducibili a motivazioni di ordine strutturale, come il maggior peso degli acquisti nei negozi di vicinato, la minore concorrenza tra punti vendita a causa delle limitazioni alla mobilità dei consumatori, le tensioni a livello di offerta causate dal forte aumento della domanda di alcuni beni durante il lockdown e dalle limitazioni alla produzione e ai trasporti indotte dalle misure di contenimento dell’epidemia».

I carabinieri del Rac di Salerno, invece, hanno monitorato 86 aziende della distribuzione alimentare, proprio per scongiurare ipotesi speculative sui prezzi e non sono emersi riscontri positivi. Sono state anche trovate in due pescherie, una nel Cilento nell’Agro nocerino con complessivi 61 chili di prodotti ittici non tracciati. Sul punto, i militari del tenente colonnello Giorgio Borrelli continuano un’azione mirata e puntuale e a tappeto di monitoraggio. Va detto che da molti supermercati sono scomparse le vendite promozionali e gli sconti, spesso legati a problemi di magazzino o di promozione, che visto l’impennata di acquisti durante i mesi di lockdown non erano più necessari.

Tornati alla normalità, già in diversi punti vendita cominciano le promozioni con sconti e vendite a “prezzi leggeri”. Da Federdistribuzione, società che raggruppa buona parte della Gdo, sull’avvio dell’indagine della dell’Antitrust non hanno «dichiarazioni da rilasciare in merito». Va anche ricordato, che alcune delle catene citate dall’Autority pubblicizzano “prezzi fermi” (nessun aumento) per questo periodo di stop del Paese: le Coop, ad esempio, li praticherà fino alla fine di questo mese su tutti i prodotti sullo scaffale; Conad fino al 31 luglio su quelli a suo marchio

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