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Opere abusive in casa Aliberti a Scafati, il Consiglio di Stato chiude la disputa: nessuna demolizione Provincia e Regione 

Opere abusive in casa Aliberti a Scafati, il Consiglio di Stato chiude la disputa: nessuna demolizione

Le opere ritenute dal Comune abusive in casa Aliberti non saranno abbattute. Il Consiglio di Stato, sesta sezione, ha rigettato l’appello presentato da Palazzo Mayer contro la sentenza del Tar che aveva accolto il ricorso dell’ex sindaco assistito dagli avvocati Massimiliano Lafranco e Ippolito Matrone. I giudici di Palazzo Spada già a maggio avevano confermato l’annullamento disposto già in via cautelare dal Tribunale Amministrativo della Campania della Campania, sezione di Salerno. Vista la questione di difformità rispetto al titolo edilizio, per il permesso a costruire del 2014 e la relativa realizzazione di un locale ad uso deposito, nella mancata realizzazione di due giardini pensili e nella mancata realizzazione di un vano cucina in luogo del quale si è realizzata una stanza da letto, i giudici avevano ribadito la sospensione della demolizione. A febbraio scorso, dopo che la Procura ordinaria aveva restituito gli immobili ad Aliberti (con iscrizione sul registro degli indagati con l’ipotesi di reato di abusi edilizi), da palazzo Mayer era arrivata  l’ordinanza comunque per la demolizione delle opere a casa dell’ex primo cittadino. Era stata firmata per l’abbattimento sui presunti abusi edilizi riscontrati nella villetta familiare a due piani in via Aquino. Dopo il sopralluogo del 22 novembre scorso effettuato dagli uomini del comandante dei vigili urbani Giovanni Forgione, sarebbero state riscontrate delle difformità rispetto al permesso e i riscontri effettuati dall’ufficio tecnico del comune di Scafati il 12 dicembre fecero scattare i sigilli alle opere ritenute abusive. Il tutto fu trasmesso alla Procura della Repubblica di Nocera Inferiore, il sequestro successivamente era  stato convalidato dal gip Luigi Levita con l’iscrizione nel registro degli indagati dell’ex sindaco Pasquale Aliberti. Lo stesso Aliberti, attraverso i suoi legali impugnò il provvedimento e il 12 febbraio il pm Anna Chiara Fasano ordinò la rimozione dei sigilli. Ma il giorno dopo il dirigente dell’ufficio tecnico comunale, firmò l’ordinanza per l’abbattimento delle opere ritenute abusive. L’ex sindaco doveva demolire, entro 90 giorni a sue spese le opere contestate. Ma il suo ricorso al Tar e poi al Consiglio di Stato avevano bloccato la demolizione. Le contestazioni riguardavano la realizzazione di un locale, ad uso deposito, nel seminterrato, con una superficie utile di circa 29 metri quadrati, avente accesso da una rampa di scale dal locale deposito/cantina. Al piano rialzato viene poi contestato un ampliamento della terrazza per altri 40 metri quadrati. Ieri la parola fine dopo una camera di consiglio durata tre giorni al Consiglio di Stato (ma.me.).

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