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Omicidio Novelli a Vallo della Lucania: impronte fatali per Cammarosano Provincia e Regione 

Omicidio Novelli a Vallo della Lucania: impronte fatali per Cammarosano

Chi uccise lo scapolo Carmine Novelli, di Massa, che aveva accumulato un risparmio di 200 milioni di lire, è lo stesso che “imbustò” il suo corpo nei due grandi sacchi neri di plastica e lo abbandonò nel fondo agricolo di Moio della Civitella. Le uniche impronte digitali rilevate sulle “buste condominiali” erano, come si ricorda, quelle dell’ex direttore dell’ufficio postale della frazione Massa, Pasquale Cammarosano, 58 anni, condannato all’ergastolo per questo omicidio. La prova è confermata anche dai giudici della Cassazione che hanno respinto il ricorso dell’ex dipendente postale, articolato su otto motivi, dichiarandolo infondato. Nei giorni scorsi sono state depositerà le motivazioni. La condanna è ora definitiva.

Nessuna accidentalità. Per giustificare la presenza delle impronte fu fatto riferimento ad un contatto accidentale di Cammarosano con una delle buste usate per gettare i rifiuti dell’ufficio postale, elemento chiave dell’accusa. Per i giudici è un’ipotesi «non solo remota ma veramente impossibile». Troppe improbabili coincidenze avrebbero dovuto confermare tale tesi. Qualcuno sarebbe riuscito a cogliere l’ex direttore una di quelle volte in cui lui stesso avrebbe personalmente gettato la spazzatura. Inoltre avrebbe dovuto svuotare il sacco maneggiato dall’assassino, in modo da conservarlo e poi utilizzarlo in occasione dell’omicidio di Novelli. Le impronte di Cammarosano, rinvenute sulla prova, sono associabili a un contatto con il sacco dovuto al trasporto di un carico della pesantezza del corpo di Novelli.

L’omicidio. Diciassette anni fa, il 7 marzo 2001, alle 8,17 del mattino, i carabinieri della compagnia di Vallo della Lucania rinvennero il cadavere di Novelli. Era all’interno di due sacchi rivolti nella parte di entrata l’uno verso l’altro. Il capo era avvolto da una busta di plastica più piccola, intorno alla quale girava una cordicella di nylon che legava il corpo. La morte era sopraggiunta per un’azione asfittica per strangolamento tra le ore 4 e le 7 della stessa mattina. Prima di morire per asfissia, la vittima era stata picchiata in modo brutale con numerosi calci e pugni che avevano interessato il torace, l’addome e la regione anale. La svolta delle indagini arrivo solo otto anni dopo, nel 2009, quando Cammarosano fu arrestato nell’ambito di un’inchiesta sugli ammanchi sui conti dei piccoli risparmiatori dell’ufficio periferico di Massa.

Il movente patrimoniale. Novelli fu ammazzato prima di botte perché ritenuto uno scomodo accusatore in ragione degli ammanchi patrimoniali. La vittima aveva scoperto il prelievo di 35milioni il giorno prima dell’omicidio ed avrebbe denunciato l’ex direttore. Solo con l’arresto di Cammarosano per altro si riuscì a collegare l’omicidio ai prelievi non autorizzati avvenuti nel piccolo ufficio postale. Ad insospettire gli inquirenti fu la riluttanza a sostenere l’esame dattiloscopico. La comparazione delle sue impronte con quelle lasciate sulla busta che nascondeva il cadavere di Novelli spiegarono la sua ritrosia. I familiari si sono costituiti parte civile, assistiti dall’avvocato Agostino Bellucci .L’omicida è difeso dall’avvocato Felice Lentini. Fonte: La Città di Salerno

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