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Omicidio Autuori a Pontecagnano, parla un pentito avellinese Cronaca Provincia e Regione 

Omicidio Autuori a Pontecagnano, parla un pentito avellinese

Al processo sull’omicidio di Autuori. I pm della Dda, Rocco Alfano e Marco Colamonaci , nel corso del giudizio abbreviato, all’udienza celebrata all’aula bunker di Fuorni, hanno chiesto di depositare i verbali di interrogatorio di un altro pentito, di cui sa solo essere della zona di Montoro, nell’avellinese, che avrebbe fatto delle rivelazioni sull’omicidio avvenuto a Pontecagnano la sera del 25 agosto 2015. È il secondo collaboratore a parlare agli inquirenti dell’agguato camorristico organizzato dagli eredi del clan Pecoraro-Renna in rapporti i Cesarano ei Mallardo del Napoletano. I verbali sono stati posti a disposizione dei difensori ed è stato accordato un termine per la loro lettura. Si tornerà in aula a metà ottobre quando il tribunale deciderà sull’ammissione della nuova prova prodotta dall’accusa.

Per l’omicidio dell’autotrasportatore picentino sono giudizio il mandante Francesco Mogavero , di Pontecagnano, il killer Gennaro Trambarulo, di Giugliano in Campania (l’altro, il napoletano Antonio Tesone , alias “l’uomo della masseria”, ha scelto il rito ordinario), Luigi Di Martino , “O’ profeta” di Castellammare di Stabia, sodale del clan Cesarano che fungeva da intermediario con Francesco Mallardo di Giugliano, il “gemello” Enrico Bisogni di Bellizzi e Stefano Cecere del clan Mallardo, l’uomo che – secondo i pm avrebbe agevolato il collegamento tra Di Martino e Tesone. Un mese durò la pianificazione dell’agguato ad Autuori. È il 25 luglio 2015 – scrive la Città – quando Francesco Mogavero viene intercettato la prima dalla Procura antimafia di Napoli, che indagava su altro, in una conversazione col contatto del clan Cesarano, Di Martino. Da allora c’è un susseguirsi di telefonate, sms e visite sia a Castellammare sia a Pontecagnano. I killer, invece, parlavano da cabine pubbliche o di persona al bar. La vigilia di Ferragosto c’è il primo contatto.

Tesone invia un sms per presentarsi: “Sono quello della Masserie”. All’origine dell’agguato c’è il racket il controllo del business del trasporto su gomma dei prodotti ortofrutticoli. Autuori dopo la sua scarcerazione voleva tornare nel giro. La vittima aveva riallacciato i rapporti con i vecchi clienti che, nel frattempo, sotto minaccia, erano passati all’agenzia Atm di Mogavero. Durante una discussione avvenuta con i gemelli Bisogni, Sergio ed Enrico, e Mogavero, la vittima ad avviso degli imputati gli aveva mancato di rispetto. Aveva fatto “lo scostumato”. Quindi, la sentenza di morte.

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