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Nocera Inferiore, processo “tutta un’altra storia”: condannato a 8 anni il boss Pignataro Provincia Provincia e Regione 

Nocera Inferiore, processo “tutta un’altra storia”: condannato a 8 anni il boss Pignataro

Cala il sipario sul processo di primo grado scaturito dall’operazione “Un’altra storia” tra condanne e assoluzione. Otto anni per Antonio Pignataro, l’ex cutoliano. Due anni e otto mesi per Carlo Bianco e Antonio Cesarano a fronte dei 7 chiesti dal pm. Tre anni e due mesi per Eboli, a fronte dei 10 invocati dall’accusa.
Assolti i due Avallone, Guerino Prudente, Orsini, Sarno e i Sileo. Era stata battezzata un’altra storia l’inchiesta sull’esistenza presunta di un “sistema” ipotizzato dalla Procura Antimafia e che avrebbe visto la partecipazione di un ex boss della Nco e Nuova Famiglia, candidati al consiglio comunale, politici impegnati ed altri con le scarpette da tempo attaccate al chiodo.
Fulcro dell’operazione e poi del processo il cambio di destinazione urbanistica di un suolo situato nei pressi della chiesa di San Giuseppe, a Nocera Inferiore. Un fondo nel quale doveva essere realizzato un edificio da destinare a mensa Caritas e casa famiglia. L’opera fu oggetto di una delibera della giunta comunale approvata nel maggio del 2017. Secondo l’accusa, il boss Pignataro si sarebbe interessato direttamente alla questione, curando i rapporti con aspiranti politici in corsa per le amministrative in città. Da qui l’accusa di scambio elettorale politico mafioso, contestata ad Antonio Pignataro e ai politici coinvolti. A corollario della vicenda politica il tentativo di ritorno in auge di Pignataro, ex cutoliano, per anni in quiescenza carceraria e poi ritornato preponderante nel panorama criminale dell’agro nocerino sarnese, pur detenuto agli arresti domiciliari. L’inchiesta, coordinata dalla Dda di Salerno, portò agli arresti di politici e presunti camorristi. In prima battuta, su richiesta dei difensori degli indagati, cadde l’accusa di associazione per delinquere contestata a Pignataro – condannato a 30 anni per l’omicidio di Simonetta Lamberti – come promotore di un gruppo criminale, ma a marzo scorso l’antimafia aveva contestato agli imputati nuovi episodi riproponendo l’accusa di associazione per delinquere di stampo camorristico.

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