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Nell’anno del Covid raffica di interdittive Antimafia: in Campania + 14% Attualità Italia e Mondo Provincia e Regione 

Nell’anno del Covid raffica di interdittive Antimafia: in Campania + 14%

Nell’anno del Covid si è registrato in Italia un’impennata record del numero di interdittive antimafia: secondo i dati del Ministero dell’Interno nel 2020 sono state 2130, 177 al mese, sei al giorno con un incremento del 38% rispetto il 2019. Il 68% delle interdittive riguardano le regione del sud mentre il 24% sono state emanate nel Nord Italia. Le segnalazioni di operazioni sospette (SOS) ricevute dalla UIF( Unità di Informazione Finanziaria per l’Italia-Banca d’Italia) nel 2020 sono state 113.187, con un aumento del 7 % nel confronto con l’anno precedente. A fronte di una diminuzione al Nord, in particolare in Lombardia (-6,2%) e Liguria (-10,4%), Friuli Venezia Giulia (-6,2%) nel resto del Paese le Sos sono in aumento: +35,6% nel Lazio, +20% in Puglia, +20% in Calabria, +14% in Campania e + 23,7% in Sardegna, in Trentino Alto Adige (+23,5%). A rilevarlo è l’associazione antimafia Libera che ha pubblicato il Rapporto “Il Triangolo pericoloso. Mafie, corruzione e pandemia” con la fotografia sulla percezione e presenza delle mafie e della corruzione nel nostro paese nell’anno del Covid è stata scattata da Libera che ha raccolto i risultati dell’indagine curata da Demos su un campione di 995 persone intervistati nel mese di novembre. “Quest’indagine sulla percezione di mafie e corruzione durante la pandemia non è solo un prezioso strumento conoscitivo: è anche un antidoto alla disattenzione e alla normalizzazione. Di mafie e corruzione – commenta Luigi Ciotti, presidente nazionale di Libera – si parla infatti poco e male, da quando la questione Covid ha monopolizzato la scena. E tutto ciò mentre, nonostante il grande impegno di magistrati, forze di polizia e istituti di vigilanza, mafiosi e corrotti continuano ad agire nell’ombra, provocando e diffondendo mali da tempo intrecciati in un abbraccio mortale. Se è vero dunque che da un lato il Covid ha evidenziato piaghe pregresse come le ingiustizie, le povertà, lo smantellamento dello Stato sociale e della sanità pubblica, è anche vero che, passata l’emergenza sanitaria, rischiamo di trovarci con altri problemi ingigantiti perché meno oggetto d’attenzione pubblica e politica. Problemi aggravati dall’indifferenza, dalla sottovalutazione, dalla percezione distorta, cioè dagli ingredienti che da sempre producono una “normalizzazione”. In particolare, nel Rapporto, alla domanda posta da Demos-Libera che chiedeva in quali settori investire i fondi europei gli italiani non hanno esitazioni. La grande maggioranza, 75%, indica la Sanità. Del resto, in tempi cui la curva pandemica segna ancora traiettorie preoccupanti la salute diventa la questione principale. Segue la Scuola, che non assume la rilevanza della Sanità, ma, testimonia quanto la formazione venga considerata importante dagli italiani, tanto da essere indicata da oltre un intervistato su tre (35%). Al terzo posto si colloca il mondo dell’Università e della Ricerca (26%), che viene valorizzata dai più giovani (18-34 anni: 35%). Fra le istituzioni che, secondo gli intervistati, possono favorire maggiormente la ripresa economica del paese troviamo praticamente a pari merito le imprese e il governo (38%), seguite da università e ricerca(30%). Significativa la minore considerazione delle amministrazioni locali. In fondo alla lista i partiti politici e i sindacati. Oltre il 70% dei cittadini intervistati ritiene poi che, spinte dall’emergenza Covid, mafie e corruzione in Italia si stiano diffondendo ancora di più. In particolare la mafia aumenterebbe la sua presenza e il suo potere. Questa convinzione, peraltro, trova “molto” d’accordo più del 50% degli intervistati. Per la precisione: il 55%, per quel che riguarda l’infiltrazione mafiosa. Inoltre, è interessante osservare come, sul piano territoriale, l’attenzione verso l’infiltrazione mafiosa sia particolarmente acuta nel Nord, soprattutto nel Nord Ovest, mentre nel Nord Est è maggiore la sensibilità al fenomeno della corruzione.

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