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Manovra, Commissione Camera vota mandato al relatore Italia e Mondo 

Manovra, Commissione Camera vota mandato al relatore

La commissione Bilancio della Camera ha approvato, con i voti della maggioranza M5s-Lega, il mandato al relatore sulla manovra, che è attesa in mattinata nell’Aula di Montecitorio. Pd e Forza Italia hanno votato contro. L’opposizione in commissione ha protestato perché il testo è stato inviato in Aula “senza discutere né votare” i circa 350 emendamenti che erano stati presentati alla legge di bilancio.

“Una manovra che, come certificato dall’ufficio parlamentare di bilancio, alza la pressione fiscale e diminuisce gli investimenti – tuona il capogruppo del Pd in Commissione, Luigi Marattin -. E che per giunta nasce sei giorni fa e viene approvata senza che i due rami del Parlamento abbiano potuto esaminarla. Direi un capolavoro, sia nel merito che nel metodo”.

Manovra vicina all’ultimo giro di boa, ma sempre nel caos: a cinque giorni dall’esercizio provvisorio si registrano opposizioni sulle barricate a Montecitorio, ennesima bocciatura dell’Upb e maggioranza che già si prepara alla retromarcia su quella che è stata ribattezzata ‘tassa sul volontariato’, il raddoppio dell’Ires per gli enti non commerciali che ha messo in allarme tutto il mondo del no profit, trovando sostegno dai sindaci al Vaticano. Correggere, e il prima possibile, è l’intenzione ripetuta ‘in batteria’ dal capo del governo, Giuseppe Conte, e dai suoi vice, Luigi Di Maio e Matteo Salvini, mentre nelle stesse ore parando gli attacchi in commissione Laura Castelli ancora difendeva la misura, che “colpisce solo chi fa utile, non il ‘no profit no profit'”. La ratio della norma, che cancella l’agevolazione Ires per enti benefici e di assistenza sociale, ma anche fondazioni, accademie e pure gli istituti autonomi per le case popolari, era quella di colpire “il finto volontariato”, i “furbetti”, si affannano a dire Di Maio e Salvini, dopo le proteste dell’intero mondo del volontariato, a partire dai frati di Assisi citati poi anche dal leader M5S, e la ‘strigliata’ arrivata direttamente dal capo dei vescovi, il cardinale Gualtiero Bassetti. Un intento che andrà mantenuto, evitando però di incidere sulle tante realtà del sociale che “vengono trattate fiscalmente come i falchi speculatori di Wall Street”, come denuncia anche l’Anci. Per calibrare meglio l’intervento, come ha detto Conte, andrà trovato quasi mezzo miliardo in un triennio, quanto valeva il passaggio dal 12 al 24% dell’aliquota per il Terso Settore. Il ‘caso Ires’ è solo uno dei temi che agita i lavori della commissione Bilancio. Prima c’è un ‘caso’ diretta web, chiesta dalle opposizioni e negata perché impedita “dal regolamento”, e poi un nuovo ‘caso Tria’. Una audizione del ministro dell’Economia, richiesta a gran voce – insieme a quella del dg del Tesoro Alessandro Rivera, per le norme su banche e risparmiatori, e quella del direttore del Demanio per il piano monstre di privatizzazioni – viene prima negata dal Mef, e poi messa in agenda per la tarda sera. Tria avrà così l’occasione di parlare per la prima volta dopo l’accordo con Bruxelles, e di ribattere alla sfilza di rilievi dell’Upb. L’authority sui conti guidata da Giuseppe Pisauro vede ancora il Paese su un “crinale pericoloso”, con il rischio recessione alle porte. Calano gli investimenti e aumentano, di mezzo punto, le tasse, è l’analisi. E la manovra è meno espansiva di quanto annunciato. Anzi, rischia di essere recessiva nei prossimi anni, nel 2020 e 21 quando ci saranno anche da fronteggiare maxi aumenti di Iva che, se sminati, peseranno comunque sul debito. Proprio il fardello del debito rimane l’osservato speciale anche dalla Bce, che ancora una volta ha espresso la sua preoccupazione per la “deviazione” dalle regole del Patto di Stabilità dell’Italia, che la rendono meno pronta a fronteggiare “shock imprevisti”. I margini di intervento per i deputati, comunque, sono nulli: il governo ha intenzione di porre la fiducia sul testo già oggi per chiudere definitivamente sabato in nottata o al più tardi, come in molti già cominciano a pronosticare, domenica. Un solo giorno prima di essere fuori tempo massimo. Le opposizioni restano sulle barricate, dopo essere state già ‘esautorate’, denunciano, al Senato. Il Pd, come annunciato,oggi depositerà un ricorso alla Corte Costituzionale per “conflitto di attribuzione tra poteri”, come ha spiegato il capogruppo a Palazzo Madama, Andrea Marcucci. Mentre Forza Italia ha chiesto un incontro direttamente a Sergio Mattarella, che, a esame ancora in corso non sembra intenzionato a intervenire. I dem intanto preparano anche un sit-in per sabato davanti a Montecitorio, mentre oggi sarà la volta dei pensionati in piazza contro il blocco dell’indicizzazione.

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