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La replica di un salernitano allo scrittore Maurizio De Giovanni Attualità 

La replica di un salernitano allo scrittore Maurizio De Giovanni

Lettera di un  lettore a Maurizio De Giovanni, scrittore napoletano in polemica con i tifosi della Salernitana

“Egregio Maurizio De Giovanni, nell’aprile scorso un incauto post sul suo profilo di facebook, di denuncia di grida di odio contro la città di Napoli da parte di tifosi della Salernitana allo stadio olimpico, nell’incontro di calcio contro la Roma e soprattutto la conseguente rinuncia a partecipare alla presentazione del suo ultimo romanzo presso l’amministrazione provinciale di Salerno, prevista il 21.4.2022, hanno provocato, credo prevedibilmente, reazioni scomposte di altri abitanti dei social, che seguendo la scia del suo modus operandi non le hanno manifestato di certo attestati di affetto, stima e considerazione, che forse crede le spettino di diritto.

Io all’epoca dei fatti e tanti altri volenterosi, abbiamo cercato con accorate lettere, pubblicate su vari quotidiani on line della Campania, invano di stemperare, anche con una buona dose di ironia, la polemica da lei inopinatamente provocata, come un frequentatore da bar sport. Invitandola a ripensare alle sue ingiuste accuse.

Non ho ascoltato o letto nessuna sua risposta o dichiarazione di ammissione di avere sbagliato, facendo un cattivissimo uso dei social, affrontando un tema molto delicato con un linguaggio inappropriato; per di più nessuna parola di scuse ho ascoltato provenire da lei per avere privato la città di Salerno, nella persona soprattutto (ma non solo) dei tanti suoi ex ammiratori, di un evento che aspettava con desiderio.

Solo generiche e demagogiche comparsate in varie tv locali, in cui sulla falsariga di un vogliamoci bene molto in voga ha tentato di affermare che l’onore delle squadre di calcio del sud doveva essere mantenuto alto e che quindi lei sarebbe stato contento di un’eventuale salvezza dalla retrocessione della Salernitana.

Credevo che, in ogni caso, senza ammissione di alcuna colpa, volesse comunque lasciare morire ogni polemica. Purtroppo mi sbagliavo.

Con mia amara sorpresa, ieri ho letto sul quotidiano la Città di Salerno, che lei durante la presentazione di un suo romanzo in una bella location in Roccapiemonte (SA) ha fatto delle affermazioni avvilenti, tali da scatenare in me rabbia, che per mio costume indirizzo nel modo con cui ora la sto manifestando.

Ebbene, non so per quale ragione, abbia ritenuto di ricordare quell’episodio da lei già denunciato su facebook, aggiungendo un altro aggettivo “infame” a quelli con i quali aveva colorito le sue critiche alla curva granata in quel di Roma.

Potrei, per le prossime sue esternazioni, suggerirle tanti altri aggettivi dispregiativi da utilizzare, ma mi astengo, lei è padrone della lingua italiana e saprà trovarne di appropriati.

La perla di saggezza che mi ha fatto inorridire però stava un poco più in là, nascosta nell’articolo di giornale che leggevo. Non ci credevo, non volevo crederci, ma la fonte era lì davanti a me e mi diceva che lei ha ritenuto giusto, ricordando quell’episodio, di compiere un distinguo tra la provincia di Salerno ed il capoluogo. Solo quest’ultimo avrebbe dovuto meritare la condanna della privazione di sue dotte e divertenti discussioni a margine di presentazioni di libri.

Questo suo ridimensionamento di pena mi sa tanto di un goffo tentativo di giustificare la sua presenza nella piazza salernitana, di sfruttarne il desiderio di conoscenza della sua narrativa, di non limitare troppo i confini della sua visibilità, lasciando però la città di Salerno ancora priva del bene supremo che la sua presenza è in grado di assicurare alla cultura, ovunque lei lascia traccia.

Questa condanna all’isolamento sarebbe destinata a durare fino a pubbliche scuse delle istituzioni comunali, provinciali “regionali (?!)”. Scuse poi che, se ho capito bene, ma forse non dovrei sforzarmi troppo le meningi, dovrebbero concretizzarsi in una pubblica condanna degli “infami” cori della curva salernitana in quel dì fatale.

Si rende conto De Giovanni che quanto pretenderebbe costituisce solo una manifestazione di smisurato egocentrismo. Ritenere che la dignità di Napoli possa essere stata realmente offesa dai cori curvaioli e che la stessa debba essere riparata da dichiarazioni di condanna, da una reprimenda delle predette istituzioni, è tesi singolare e fuori luogo.

Mi chiedo, ma lei si è condannato ad analogo esilio culturale e di spettacolo anche in tutta Italia, sud compreso, dove ben più violente grida vengono lanciate dalle tifoserie avversarie del Napoli, oppure ha preso di mira soltanto la città di Salerno, in ragione di una supposta gravità delle offese ricevute da Napoli dai tifosi granata? Sul presupposto di un sillogismo del tutto singolare, secondo cui la vicinanza territoriale, la somiglianza di costumi e di tradizioni di quella terra con il capoluogo della regione Campania avrebbero dovuto impedire tutto quanto da lei denunciato e renderebbero la colpa dei salernitani più grave. Intollerabile.

Chiaramente, a prescindere da ogni inutile, in questa sede, considerazione, lei volutamente ignora il cosiddetto campanilismo, che nel calcio trova una sua affermazione più volgare di cui è piena l’Italia intera. Ignora che dovunque al mondo, ma di più nella nostra nazione patria dei comuni, tra città vicine non corre mai buon sangue.

Le devo ricordare forse “l’amore” che si dichiarano ad ogni piè sospinto i pisani e i livornesi, i cittadini di Salerno e i cavesi, i bresciani con i bergamaschi, i catanesi e i palermitani e potrei non finire mai.

L’illogicità, però, delle sue affermazioni mi appare in tutta la sua evidenza, laddove compie un‘impossibile scissione tra gente della provincia di Salerno, meritevole della sua dotta presenza e quella di Salerno città, invece condannata ad una dura astinenza.

E’ troppo intelligente per non capire che questo distinguo tortuoso è insostenibile.

Lei sa bene che la Salernitana ha un elevatissimo seguito di tifosi nella provincia e quindi le chiedo con quale precisione e capacità visiva abbia colto la direzione da cui provenivano le offese della curva granata e che fosse quella dei salernitani della città, ma non della provincia? Forse ha notato dei distinguo, degli striscioni di dissociazione delle frange “provinciali”? Quale è stato l’elemento che l’ha indotto a scoprire che i malnati fossero solo cittadini di Salerno?

La sua abilità di sicuro le avrà consentito di cogliere forse un distinguo negli accenti differenti che contraddistinguono una provincia così estesa come quella salernitana.

Sempre a margine della presentazione in quel di Roccapiemonte (SA), lei si è speso in dotte considerazioni sul valore della cultura e sulla necessità di istruire le popolazioni, perché l’ignoranza apre le porte alla violenza e alla superstizione (il disinteresse che i Borboni hanno dedicato all’educazione e alla crescita culturale del proprio popolo, riducendolo ad una massa di lazzaroni disperati ed ignoranti, ne è una prova eloquente).

Bene, non so se il riferimento ai guasti della politica borbonica nel sud Italia lo possa condividere, non importa almeno in questa sede, ma le sue affermazione in linea generale e di principio appaiono certamente giuste.

Le voglio però ricordare solo che cultura è un sostanziale sinonimo di dialogo, è lo strumento con il quale le popolazioni debbono imparare a discernere e a ragionare.

Penso che questa mia considerazione di principio non la possa contestare.

Ed allora, De Giovanni, le sembra che uno scrittore della sua fama possa offrire ad un raptus da tifoso un lascito così becero, come quello contenuto nel suo post facebook di aprile scorso e poi continuare a seguire una strada simile, alimentando polemiche incomprensibili e comunque esasperate, pretendendo poi di ergersi a paladino della cultura?

Mi chiedo da ultimo, perché ha inteso sottolineare il mancato invito della sua persona al Festival della letteratura di Salerno? Perché poi la sua natura vorrebbe che venisse sempre ricercato come fonte di cultura in ogni luogo, perché così la città di Salerno avrebbe riparato all’ingiusto silenzio mantenuto nei confronti dei tifosi della Salernitana? Perché?

Mi dica almeno questo, caro De Giovanni”.

 

Antonio Rizzo

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