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Il boss Persico dettava ordini anche dal carcere di Fuorni Cronaca 

Il boss Persico dettava ordini anche dal carcere di Fuorni

Avrebbe vissuto nell’ombra fino al 2014, quando per screzi di droga a Montecorvino Rovella gli uccisero il figlio Enzo Coca Cola. Da quel momento in poi sono sorte nuove grane per il boss del centro storico Ciro Persico: prima fu scoperto con fuochi illegali dagli agenti della Polizia, disse che voleva onorare il figlio, poi con la droga in un garage del centro centro storico incassando una condanna dal tribunale di Salerno insieme a un complice. Ma anche dal carcere il boss avrebbe continuato a dirigere l’attività nel gruppo criminale, delegando il fratello Antonio alla riscossione dei crediti derivanti dall’attività di spaccio e incaricandolo del monitoraggio dei rapporti tra i componenti dell’associazione. Un uomo di peso, “lo zio”, quindi, tant’è che a lui si rivolge Caracciolo per risolvere un’invasione di campo da parte del ristoratore Luca Avallone, anche lui del centro storico come Persico. Ed era “zio Ciro” che chiamava e compulsava gli avvocati quando venivano arrestati i suoi sodali. Fu il suo gruppo ad intervenire quando scoppiò una grana per chi dovesse spacciare ad Acerno e Montecorvino Rovella, tanto da organizzare un incontro con il reggente del clan De Feo per dirimere la questione.

Aveva trasformato casa sua e un deposito vicino in una centrale dello spaccio, con detenzione pure delle armi del gruppo. I carabinieri della compagnia di Salerno, grazie alle telecamere tra via Mazza, largo Dogana Regia e via Masuccio Salernitano avrebbero censito la frequentazione della casa dello “zio” da parte di Luigi Iannone, Eugenio Siniscalchi, Gerardo Rispoli, Serena Galluzzo, Federico Galasso, Salvatore Vinciguerra, Vittorio Pumpo e Ugo Ventre. Nel magazzino in tanti facevano rifornimento di droga. Persico è indagato anche per estorsione nei confronti di tre consumatori. Uno di questi fu portato nella sua abitazione e due del gruppo avrebbero minacciato il giovane: «Zio Ciro vuole i soldi». L’uomo fu colpito a pugni sul volto e a gomitate sul collo, fino a costringerlo ad estinguere il debito.

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