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Il 9 aprile di 96 anni fa la condanna a morte negli Usa per gli italiani Sacco e Vanzetti Attualità 

Il 9 aprile di 96 anni fa la condanna a morte negli Usa per gli italiani Sacco e Vanzetti

Accadde oggi: il 9 aprile del 1927, 96 anni fa, la condanna a morte per gli italiani Sacco e Vanzetto, uccisi in America poi 23 agosto dello stesso anno diciannove minuti dopo la mezzanotte, nella prigione di Charlestown (vicino Boston), Nicola Sacco venne giustiziato sulla sedia elettrica. Sette minuti dopo, la stessa sorte tocca al suo amico Bartolomeo Vanzetti. Alla notizia dell’esecuzione, per le strade di mezzo mondo si scatenarono le proteste di migliaia di persone, che hanno seguito l’intera vicenda dei due immigrati italiani, sperando in un epilogo diverso. Un processo, fortemente condizionato dal clima politico dell’epoca, ha dipinto come due spietati assassini e terroristi, un ciabattino originario di Torremaggiore (provincia di Foggia), Sacco, e un pescivendolo nativo del cuneese (Villafalletto).

Tutto ha inizio con una serie di attentati di matrice anarchica, contro cui l’amministrazione guidata dal Presidente Wilson risponde con una dura politica di repressione nei confronti della cosiddetta “sovversione”, in cui vengono mischiati indistintamente anarchici, operai, sindacalisti e le masse di popolo desiderose da tempo di un riscatto sociale.

Nick e Bart, come li chiamano gli yankee, finiscono vittime di questo clima per le loro frequentazioni anarchiche. Il 5 maggio 1920 vengono arrestati e accusati della rapina al calzaturificio “Slater and Morril”, nel corso della quale rimangono uccisi a colpi di pistola il cassiere e una guardia giurata.

Nel corso dei tre processi, su di loro si riversa il pregiudizio politico dell’epoca nei confronti degli immigrati, tant’è che verranno definiti dal giudice «due anarchici bastardi».
La confessione del detenuto portoricano Celestino Madeiros, che li scagiona totalmente, non eviterà la sentenza di condanna del 9 aprile 1927 e a nulla serviranno le iniziative del governo italiano e gli appelli di famosi intellettuali (su tutti Albert Einstein e George Bernard Show) per fermare la condanna.

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