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Il 2 maggio 1519 muore ad Amboise in Francia Leonardo Da Vinci Attualità 

Il 2 maggio 1519 muore ad Amboise in Francia Leonardo Da Vinci

Accadde oggi: il 2 maggio del 1519 a  ad Amboise, in Francia, morì Leonardo Da Vinci.  Scienziato, pittore, architetto, era  nato nel 1452. Il 23 aprile, poche settimane prima di morire, scrisse il suo testamento, firmandolo davanti al notaio Guglielmo Boreau, a cinque testimoni e a Francesco Melzi, suo grande amico. Figlio illegittimo del notaio ser Piero, di Vinci, di cui non è ricordato il casato. Dal 1469 si stabilì a Firenze, dove nel 1472 era già iscritto alla Compagnia dei Pittori. Nel 1476, anno in cui fu prosciolto da un’accusa di sodomia, era con Andrea del Verrocchio di cui era stato scolaro per quattro anni; ma doveva interessarsi anche alla scuola dei Pollaiolo, particolarmente per le ricerche anatomiche che vi si conducevano. Indipendente dal 1478, nel 1482-83 era a Milano alla corte di Ludovico il Moro, inviatovi, secondo alcune fonti, in qualità di musico da Lorenzo il Magnifico; ma in una sua lettera al Moro, L. si dichiarava capace di inventare e costruire congegni bellici, di progettare opere di architettura, di fondere in bronzo e scolpire, di dipingere. A Milano egli svolse intensa attività di pittore, lavorò a un monumento per  Francesco Sforza allestì apparati per feste e fu scenografo, ingegnere militare, consultato per problemi di architettura. Questo periodo fu il più fecondo di opere compiutamente realizzate e di altre riprese in seguito. In particolare L. poté approfondire i proprî studî scientifici e intraprenderne di nuovi, nel campo sia della fisica sia delle scienze naturali. La sconfitta di Ludovico il Moro (16 marzo 1500) costrinse L. a lasciare Milano. Insieme al matematico L. Pacioli, di cui era grande amico, e all’allievo A. Salai L. partì per Venezia , fermandosi lungo il viaggio a Mantova alla corte di Isabella d’Este, dove fu accolto con grande favore e ricevette richieste di opere di pittura (disegnò allora un ritratto di Isabella d’Este). Nell’aprile del 1500 lasciò Venezia, dove aveva compiuto studî per apprestamenti difensivi, e ritornò a Firenze, dove, secondo quanto riferisce un contemporaneo, condusse una vita “varia e indeterminata forte, sì che pareva vivere alla giornata”; si dedicava alla pittura (Sant’Anna, la Vergine e il Bambino), ma più spesso dava “opra forte ad la geometria, impacientissimo al pennello”. Allora aveva già ricevuto commissioni dal re di Francia Luigi XII. Dal maggio 1502 al maggio 1503 L. fu lontano da Firenze, quasi sempre al servizio del duca Valentino (Cesare Borgia), a sua volta in stretto rapporto con Luigi XII. Un salvacondotto del Valentino dichiara L. “Architetto et Ingegnero Generale”; varî appunti di L. di questo periodo ci ricordano suoi viaggi a Urbino, a Rimini, a Cesena, a Pesaro, a  Cesenatico e in altre città delle Marche e della Rolmagna, dove egli studia porti, problemi di idraulica, fortificazioni. A questo periodo appartengono gli originalissimi contributi di L. alla cartografia, al rilievo e alla descrizione dei luoghi. Ritornato a Firenze, si occupa ancora, per P. Soderini, di pittura, di questioni militari, e di canalizzazioni, a scopo sia pacifico sia militare (alcuni progetti arditi e utopistici sono tuttavia impressionanti per la lucidità della progettazione), e incomincia a studiare il volo degli uccelli e le leggi dell’idrologia; ordina i suoi appunti secondo quella che sempre più si precisa come una visione d’insieme, in una concezione altamente originale delle “forze prime” attive nella natura. Amareggiato per l’esito infelice del grande dipinto murale della Battaglia d’Anghiari (v. oltre), per la frustrazione dei suoi progetti di ingegnere, per l’incomprensione degli artisti e dei mecenati fiorentini verso il suo travaglio di ricercatore, L. nel 1505 è di nuovo a Milano, protetto di Luigi XII. Era però a Firenze nel marzo del 1508, per essere ancora a Milano nel settembre dello stesso anno, intento allo studio di sistemi di chiuse e di canali navigabili. Da alcuni disegni sembra che L. abbia seguito Luigi XII nel Bresciano al tempo della battaglia di Agnadell (14 maggio 1509), studiando l’idrografia della regione. Rimase a Milano al servizio del luogotenente francese Carlo d’Amboise, per il quale progettò un palazzo e una cappella (S. Maria alla Fontana). A questo periodo risalgono gli studî per il monumento equestre a G. G. Trivulzio. Importanti gli studî sulla navigazione fluviale; nelle ricerche anatomiche collabora con Marcantonio della Torre; studia la botanica. Nel dicembre del 1512 il ritorno di Massimiliano Sforza a Milano costrinse L. a rifugiarsi a Vaprio presso il fedelissimo discepolo F.Melzi  sinché, nel 1513 fu chiamato a Roma da Giuliano de’ Medici. Ma a Roma L. si vide escluso dalle grandi opere del tempo: i progetti per S. Pietro e la decorazione del Vaticano; gli fu portato via il trattato De vocie che aveva composto; ostacolato nelle sue ricerche di anatomia, continuò a occuparsi di studî matematici e scientifici. Nei suoi appunti si legge: “li Medici mi creorno e destrusseno”. Ma L. non aveva interrotto i rapporti con la Francia, come testimonia un suo appunto, e nel 1517 si rifugiava presso Francesco I, che gli dava residenza nel castello di Cloux presso Amboise e gli elargiva una pensione annua come “premier peintre, architecte et mechanicien du roi”. L. aveva con sé alcuni quadri, qualcuno iniziato precedentemente a Firenze, una “infinità di volumi” di appunti e, benché impedito da paralisi alla mano destra, attendeva con passione agli studî di anatomia, dedicandosi anche all’architettura (progetto per il castello e il parco di Romorantin) e ad apparati di feste. Impressionanti testimonianze di quest’ultimo periodo sono i disegni in cui è immaginata la fine del mondo, evento fantastico in cui operano con logica coerenza e con terribile bellezza le forze della natura indagate da Leonardo. Il 29 aprile 1519 faceva testamento; morì tre giorni dopo.

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