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Il 15 febbraio del 399 A.C. il filosofo Socrate condannato a morte per Empietà e corruzione dei giovani cittadini Attualità 

Il 15 febbraio del 399 A.C. il filosofo Socrate condannato a morte per Empietà e corruzione dei giovani cittadini

Accadde oggi: era il 15 febbraio del 399 Avanti Cristo quando, condannato a morte per empietà e corruzione dei giovani, muore  Socrate, influente filosofo attivo nell’antica Atene nel V secolo a.C.  Il filosofo fu condannato a morte ad Atene con l’accusa di corrompere i giovani ateniesi e di aver introdotto nuove divinità nel pensiero greco. Un tribunale di 501 cittadini lo ritenne colpevole dell’accusa di empietà e di aver corrotto le menti dei giovani della città. Condannato a morte per avvelenamento da cicuta, Socrate si rifiutò di accettare l’offerta di fuggire e scegliendo di rispettare i desideri dello stato bevve volentieri la cicuta. Socrate (469 a.C.) era stato l’insegnante di due leader che furono ritenuti responsabili della perdita del greco contro Sparta nella guerra del Peloponneso (431-404 a.C.). I suoi allievi e soci Platone e Senofonte hanno registrato la sua fine in una serie di dialoghi scritti e dove descrivono il processo, la prigionia e la morte di Socrate. È famoso per il suo “metodo socratico”, un metodo dialettico di indagine in base al quale vengono poste una serie di domande per stabilire le credenze o le conoscenze di una persona. Controverso ai suoi tempi, Socrate ha avuto un profondo effetto sulla filosofia nel mondo antico e oltre ed è considerato oggi come il padre della filosofia occidentale.

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