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Genitori, che musica ascoltano i vostri figli? Italia e Mondo 

Genitori, che musica ascoltano i vostri figli?

C’è la musica, quella certa musica, dentro la tragedia della discoteca di Corinaldo, in provincia di Ancona, che ha lasciato a terra, nella notte di venerdì 7 dicembre, morti schiacciati per la calca, 5 ragazzini e una mamma che accompagnava la figlia undicenne al concerto di «Sfera Ebbasta»: lascia orfani quattro figli di cui uno di pochi mesi. Inquirenti e giudici faranno il loro lavoro per accertare le responsabilità, dal ragazzo che sembra aver innescato il panico con uno spray urticante (stesse modalità del fuggi-fuggi di piazza San Carlo a Torino, scatenato per rubare cellulari, portafogli e quant’altro) ai gestori del locale sottodimensionato, obsoleto e fuori norma per ospitare 1.400 persone e alle responsabilità di chi ha venduto centinaia di biglietti in più rispetto la capienza della discoteca (biglietti per un concerto «beffa» perché il trapper a Corinaldo non è mai arrivato: mentre i suoi fans morivano era in autostrada in viaggio verso la discoteca, dopo aver cantato a Rimini).

Ma le risposte delle indagini non potranno bastare a chi è madre o padre di un adolescente oggi.

Per questo bisogna capire di più di quella musica che sembra andare per la maggiore tra i ragazzini di cui Sfera Ebbasta, al secolo Gionata Boschetti, 26enne di Cinisello Balsamo, grande Comune dell’hinterland milanese, è uno dei maggiori esponenti. Si tratta del «trap» che in slang americano, dove il genere è nato nel 2000, significa il luogo il cui avviene lo spaccio di droga. Di qui una prima indicazione dell’ambientazione dei brani i cui testi parlati, (infarciti di turpiloquio) su una musica «sintetica» e ripetitiva, con un ritmo dilatato quasi onirico (alterato da sostanze?), hanno come tema ricorrente il sesso e lo sballo nella desolazione delle periferie urbane.

Chi scrive, di Sfera Ebbasta e dei trap non sapeva nulla fino alla tragedia di Ancona: incuriosita dalla giovanissima età dei fans, ho chiesto a mia figlia se conosceva il trapper di Cinisello Balsamo. La risposta è stata affermativa, è tra i più «cliccati». E allora sono andata a «cliccare» anche io su YouTube per capire quale musica ascoltano i nostri figli, quale musica erano andati ad ascoltare i ragazzini che hanno trovato la morte e gli altri che non dimenticheranno mai più quella serata.

Che il sesso e la droga abbiano ispirato la nascita del rock and roll e continuino a popolare la musica pop, non è una novità e non stupisce più nessuno. Ma lo sgomento che si prova ad ascoltare – e soprattutto a vedere – i video dei trapper è sconcertante e non ci si può non chiedere quale messaggio gli adolescenti, i nostri figli, ricevano da questa musica. E che razza di mondo sia il nostro se la colonna sonora quotidiana dei nostri giovanissimi è il trap.

Uno dei brani che ha consolidato il successo del trapper di Cinisello Balsamo, intitolato «Brnbq», acronimo di «Bravi Ragazzi Nei Brutti Quartieri», è una sorta di autobiografia di Sfera Ebbasta che parla di sé e di tutti quei ragazzi cresciuti in periferia a contatto con situazioni difficili ( «figli di una bidella con papà in una cella») e di microcriminalità. Il video, girato di notte in bianco e nero, è ambientato a «Ciny» (Cinisello Balsamo) come l’autore chiama il luogo nel quale cresciuto e a cui ha dedicato un altro brano, dove i ragazzi «non guardano in faccia il futuro perché qua non ce n’è uno». Ma «Ciny» potrebbe essere qualsiasi periferia di una delle nostre metropoli da Mirafiori Sud, a Barriera di Milano, da Nichelino a Borgo Vittoria. Il trapper racconta la vita rassegnata dei Bravi Ragazzi Nei Brutti Quartieri «che sognano vite diverse da queste mentre uno sbirro gli chiede dove sta la merce…». Sembra non esserci altro che l’ossessione dei soldi per comprarsi i vestiti firmati «dei ricchi», i «clic» sullo smarthphone e la «roba» nelle giornate dei ragazzi di «Ciny».

Ma, mentre il racconto del vuoto di queste vite – consumate fra palazzoni («i blocchi») anonimi e scrostati e cortili dove fumare – procede come un mantra spunta una frase inattesa: «No, mamma non preoccuparti, esco solo a farmi un giro con i bravi ragazzi…Dio non li vede quaggiù, dietro quei tendoni blu quindi non pregano più».

Perché questi ragazzi pensano che Dio non li vede, laggiù nelle periferie urbane? E se non pregano più significa che un tempo hanno pregato? Quali adulti incontrano questi ragazzi (i nostri ragazzi) in famiglia, a scuola, negli oratori (forse è lì che qualcuno di loro ha imparato a pregare), se a 15 anni vivono senza alcun sogno da realizzare? Tornano in mente le periferie esistenziali indicate da Francesco come terra di missione. Il Papa, e non solo lui, è convinto che è di qui che bisogna ricominciare, perché non sia troppo tardi. (fonte: vocetempo.it)

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