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Gaming e scienza, perché giocare potrebbe aiutare i nostri neuroni? Lifestyle 

Gaming e scienza, perché giocare potrebbe aiutare i nostri neuroni?

Giocare sempre al pc fa male alla salute. Ma è vero?

Mai frase più stereotipata dal momento che vari studi scientifici hanno dimostrato il contrario. I videogiochi sono da sempre un prodotto culturale particolarmente demonizzato e additato periodicamente come la causa di alcuni mali che affliggono i bambini e gli adolescenti. Oggi, però, disponiamo di dati e ricerche scientifiche, per cui possiamo rispondere a molti dubbi e sfatare i peggiori stereotipi sul gaming. Sembra, infatti, che giocare aumenti la concentrazione, migliori il problem solving,  la coordinazione motoria e la memoria operativa.

Di esperimenti scientifici ne sono stati fatti molti al riguardo. Si segnala uno studio realizzato, nel 2010, dal dottor Roger Li in cui si evidenzia che una persona sofferente della sindrome dell’occhio pigro, giocando ai videogiochi, può migliorare la funzionalità oculare. Un’ulteriore testimonianza che dimostra gli effetti benefici dei videogames risale al 2011 e a quando la ricercatrice Ana Carla Seabra Torres dell’università di Porto ha dimostrato che i videogiochi rallentano il declino della flessibilità cognitiva, migliorano la capacità di attenzione e quella mnemonica, utile principalmente ai più anziani.

E’ questione di tempo

Una prima questione critica, trasversale a tutti i tipi di videogames, è la questione del tempo. Se si trascorrono 3 o 4 ore davanti ad un device, di fatto si sta sottraendo molto tempo ad altre attività quotidiane. Una possibile soluzione a questo problema potrebbe essere quella di restringerne il tempo di utilizzo per dedicarsi ad altre attività o hobby, come lo sport, la musica, il rapporto con gli amici. E altra cosa importante è il coinvolgimento delle istituzioni e della scuola per avviare delle serie attività di prevenzione e sensibilizzazione, due parole chiave sui rischi nel gioco online.

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