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Duemila euro per un diploma falso, arrestato a Napoli ispettore del Miur Cronaca Italia e Mondo 

Duemila euro per un diploma falso, arrestato a Napoli ispettore del Miur

Costava duemila euro ogni diploma falso emesso dal sistema illecito di istituti paritari scoperto in Calabria dai carabinieri di Vibo. Figura cardine nell’inchiesta ‘Diacono’ della procura un ispettore del ministero dell’Istruzione, Maurizio Piscitelli, arrestato a Napoli con 165mila euro in contanti a casa. I soldi gli venivano corrisposti, secondo gli inquirenti, in confezioni di liquori o di telefonini. La corruttela si sarebbe compiuta per la consegna di circa 500 fra diplomi e attestati. Lui e il figlio avrebbero appoggiato l’attività illegale dell’accademia Fidia di Stefanaconi, da cui è partita l’indagine. Qui nel luglio 2020 gli investigatori avevano trovato, oltre a ingenti somme e armi, anche oggetti massonici alla base dei legami fra alcune persone coinvolte oggi nell’inchiesta.

L’operazione è scattata alle prime luci dell’alba nelle province di Vibo Valentia, Cosenza, Catanzaro, Reggio Calabria e Napoli dove i militari del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Vibo Valentia, con l’ausilio di personale dei reparti arma territorialmente competenti e il supporto aereo fornito dall’8° Nucleo Elicotteri Carabinieri, hanno eseguito una ordinanza di misura cautelare emessa dal GIP del Tribunale di Vibo Valentia su conforme richiesta della locale Procura della Repubblica, guidata dal Dott. Camillo Falvo, nei confronti di 10 soggetti (8 in carcere, 2 agli AA.DD.), operanti nel settore dell’Istruzione, circuito A.F.A.M. e istituti paritari, ritenuti responsabili in concorso, a vario titolo, di associazione a delinquere, corruzione, falso in atti destinati all’A.G., falso in atto pubblico, abuso d’ufficio e autoriciclaggio.

L’inchiesta Diacono

L’indagine, denominata Diacono, condotta sotto la costante guida del Procuratore della Repubblica di Vibo Valentia e del Sostituto Ciro Lotoro, è stata avviata a seguito del ritrovamento, il 2 luglio 2020, di un arsenale di armi (da guerra e clandestine) e ingente somma di denaro presso l’abitazione di Davide Pietro Licata, contigua all’Istituto “Accademia FIDIA”, gestito dalla famiglia Licata.

Gli approfondimenti hanno consentito di ricostruire una rete di istituti formativi (paritari e artistici/musicali) che ha illecitamente prodotto, in cambio di denaro e/o altre utilità, titoli di studio e attestati (oltre che operato fittizie assunzioni), al fine di favorire la partecipazione dei beneficiari a pubblici concorsi per l’assunzione di personale docente e A.T.A. (Assistente Tecnico Amministrativo).

Tali illecite condotte sono state agevolate e rese possibili grazie alla corruzione di un alto funzionario del M.I.U.R, il quale è incaricato, fra l’altro delle attività ispettive e di controllo degli istituti provati accreditati al MIUR. Lo sforzo investigativo ha consentito di fare luce anche su un’ulteriore episodio di corruttela, finalizzato a conseguire l’attribuzione di importante incarico istituzionale nell’ambito del Ministero dell’Istruzione, a beneficio di una Dirigente dell’Ufficio Scolastico Regionale della Calabria. Nel corso dell’attività di esecuzione delle misure cautelari sono state anche poste sotto sequestro con decreto d’urgenza 19 società, operanti nel settore dell’Istruzione, per un valore stimato in circa 7 milioni di euro.

Piscitelli per aiutare Carbone ad acquisire la qualifica – sostengono gli inquirenti – ha tenuto una duplice condotta costituente reato: la prima, avente ad oggetto un abuso d’ufficio laddove ha aiutato Carbone a salire nella graduatoria e la seconda avendo corrotto Calvosa, con la promessa di un suo trasferimento verso Roma, per far acquisire il terzo posto in graduatoria a Carbone”.

In una intercettazione Piscitelli riferiva a Carbone l’esito del suo intervento: “Allora, innanzitutto siamo saliti dal settimo…perché io gli ho detto guarda è vergognoso considerando la persona. la statura, considerando il peso che ha nel mondo culturale, nel mondo della scuola, dell’istruzione”. Piscitelli, evidenzia poi che per tentare di far nominare ispettore Carbone debba portare “argomentazioni convincenti” per poter “stringere” una donna di cui non viene fatto il nome ma poi identificata in Maria Rita Calvosa: “Ora siamo rimasti che io per martedì le devo portare argomentazioni convincenti, però. Ho preso altro tempo Gianni, perché questi signori la devono stringere”. Piscitelli aggiunge: “Allora lei sai cosa vuole? Lei vuole avere almeno una promessa che se ne va a Roma?”. E rilevano gli inquirenti, dalle parole dell’ispettore del Miur emerge “un allarmante quadro di scambio di favori”. Carbone, in qualità di partecipante al concorso, e “sfruttando anche i suoi legami di natura massonica, a sua volta “si relazionava, su indicazione del Piscitelli, con dirigenti centrali del Miur, al fine di fare ottenere alla Calvosa l’utilità consistente un ruolo dirigenziale a Roma”.

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