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Covid sul lavoro, l’Inail presenta i dati anche della Campania Attualità 

Covid sul lavoro, l’Inail presenta i dati anche della Campania

 –“Rispetto ai primi nove mesi del 2020, in particolare, i casi di contagio rilevati tra gennaio e settembre di quest’anno sono in calo del 40%, quelli mortali del 43,4%”.

Il 20esimo report nazionale della Consulenza statistico attuariale Inail sui contagi sul lavoro da Covid-19, pubblicato il 27 ottobre insieme con le nuove schede di approfondimento regionali, rileva un calo significativo dell’impatto del virus nei primi nove mesi di quest’anno.

L’agenzia di stampa DIRE – attraverso il proprio notiziario settimanale sanità – così approfondisce: “Nel 2020 l’incidenza media delle denunce da nuovo Coronavirus sul totale degli infortuni sul lavoro segnalati all’Inail è stata di una ogni quattro. Tra gennaio e settembre è scesa a una su 12. Nello stesso periodo è diminuita anche l’incidenza dei decessi provocati dal virus sul totale dei casi mortali, passata da circa una denuncia su tre nel 2020 a una su cinque nel 2021.

Il 2021, con 33.610 contagi di origine professionale denunciati, pesa al momento il 18,5% sul totale degli infortuni da Covid-19 pervenuti da inizio pandemia. Le infezioni da Covid-19 di origine professionale denunciate all’Inail dall’inizio della pandemia alla data dello scorso 30 settembre sono 181.636. Rispetto ai 179.992 casi registrati dal monitoraggio del mese precedente, le denunce in più sono 1.644 (+0,9%), di cui 596 riferite a settembre e 331 ad agosto 2021.

Gli altri 717 casi sono per il 57% riferiti agli altri mesi di quest’anno e il restante 43% al 2020. Il consolidamento dei dati permette, infatti, di acquisire informazioni non disponibili nelle rilevazioni e nei mesi precedenti”.

Decessi – Sono 762, 15 in più rispetto al monitoraggio mensile di fine agosto. Le morti sono concentrate soprattutto nel 2020. Nello scorso ano si sono contati quasi tre quarti (72,6%) di tutti i decessi da contagio segnalati all’Inail al 30 settembre. Aprile (194 deceduti) e marzo (140) ai primi due posti del 2020..

Il 2021, con 209 decessi da Covid-19 nei primi nove mesi, pesa invece al momento per il 27,4% sul totale dei casi mortali da nuovo Coronavirus pervenuti all’Istituto da inizio pandemia.

A morire sono soprattutto gli uomini (82,9%) e i lavoratori nella fascia di età 50-64 anni (71,8%), con un’età media dei deceduti di 58,5 anni (57 per le donne, 59 per gli uomini).

Allargando l’analisi a tutte le infezioni di origine professionale, la quota femminile è pari al 68,4% e supera quella maschile in tutte le regioni con le sole eccezioni della Calabria, della Sicilia e della Campania, dove l’incidenza delle lavoratrici sul complesso dei contagi sul lavoro è, rispettivamente, del 48,5%, 46,0% e 44,3%.

Italiani e stranieri – L’86,4% delle denunce riguarda lavoratori italiani, percentuale che sale al 90,7% per i casi mortali. Tra gli stranieri, le comunità più colpite sono quella rumena (con il 20,9% dei lavoratori stranieri contagiati), peruviana (12,6%), albanese (8,1%), moldava (4,6%) ed ecuadoriana (4,1%). Per quanto riguarda i casi mortali, invece, con il 15,5% dei decessi occorsi agli stranieri, la comunità peruviana precede quelle albanese (12,7%) e rumena (8,5%).

Regioni – Coronavirus: le denunce per contagi sul lavoro, a livello territoriale, sono per il 42,5% concentrate nel Nord-Ovest (prima la Lombardia con il 25,2%). Seguono il Nord-Est con il 24,6% (Veneto 10,6%), il Centro con il 15,3% (Lazio 6,7%), il Sud con il 12,8% (Campania 5,9%) e le Isole con il 4,8% (Sicilia 3,2%).

Province – Quelle con il maggior numero di contagi sul lavoro dall’inizio dell’emergenza sanitaria sono Milano (9,6%), Torino (6,9%), Roma (5,3%), Napoli (4%), Brescia, Verona e Varese (2,5% ciascuna), Genova (2,4%) e Bologna (2,3%).

Prendendo in considerazione solo l’ultimo mese di rilevazione, la provincia che ha registrato il maggior numero di infezioni di origine professionale è quella di Roma, seguita da Milano, Napoli, Palermo, Potenza, Catania, Monza e Brianza, Torino e Savona.

Le province che hanno fatto segnare i maggiori incrementi percentuali rispetto alla rilevazione di agosto, non per contagi avvenuti nel mese di settembre ma per il consolidamento dei dati in mesi precedenti, sono però quelle di Trapani (+8,6%), Ragusa (+5,5%), Potenza (+4,8%), Agrigento (+4,3%), Siracusa (+4,2%), Vibo Valentia (+3,8%), Bologna e Catania (+3,7% per entrambe).

Morti sul lavoro – Con il 37% dei decessi denunciati (prima la Lombardia con il 25,3%), al Nord-Ovest spetta anche il primato negativo per numero dei casi mortali. Seguono il Sud con il 25,7% (Campania 12,9%), il Centro con il 17,9% (Lazio 10,6%), il Nord-Est con il 12,7% (Emilia Romagna 6,4%) e le Isole con il 6,7% (Sicilia 5,6%). Nel confronto con il dato complessivo dei contagi sul lavoro segnalati all’Inail dall’inizio della pandemia, per i casi mortali si osserva una quota più elevata al Sud (25,7% contro il 12,8% riscontrato nelle denunce totali) e un’incidenza inferiore nel Nord-Est (12,7% rispetto al 24,6%). Le province con più decessi sono Roma e Napoli (con il 7,7% ciascuna), Milano (6,7%), Bergamo (6,6%), Brescia e Torino (4,1% ciascuna), Cremona (2,5%), Genova (2,4%), Bari e Caserta (2,2% ciascuna), Palermo e Parma (2,1% ciascuna).

Settori – Quasi tutti i contagi sul lavoro e la netta maggioranza dei decessi (rispettivamente 96,9% e 88%) riguardano l’Industria e servizi, con gli altri casi distribuiti nelle gestioni assicurative per Conto dello Stato (amministrazioni centrali dello Stato, scuole e università statali), agricoltura e navigazione. Sono circa tremila, in particolare, le denunce di infezioni di origine professionale di insegnanti, professori e ricercatori di scuole di ogni ordine e grado e di università statali e private, riconducibili sia alla gestione dei dipendenti del Conto dello Stato sia al settore Istruzione della gestione Industria e servizi.

Tra le attività produttive coinvolte dalla pandemia, il settore della sanità e assistenza sociale – che comprende ospedali, case di cura e di riposo, istituti, cliniche e policlinici universitari, residenze per anziani e disabili – si conferma al primo posto, con il 65,1% delle denunce e il 22,7% dei decessi codificati, seguito dall’amministrazione pubblica (attività degli organismi preposti alla sanità – Asl – e amministratori regionali, provinciali e comunali), con il 9,2% delle infezioni e il 10,5% dei casi mortali.

Gli altri settori più colpiti sono il noleggio e servizi di supporto alle imprese (vigilanza, pulizia e call center), il trasporto e magazzinaggio, il manifatturiero (addetti alla lavorazione di prodotti chimici e farmaceutici, stampa, industria alimentare), le attività dei servizi di alloggio e ristorazione, il commercio all’ingrosso e al dettaglio, le altre attività di servizi (pompe funebri, lavanderia, riparazione di computer e di beni alla persona, parrucchieri, centri benessere), e le attività professionali, scientifiche e tecniche (consulenti del lavoro, della logistica aziendale, di direzione aziendale).

Concentrando l’attenzione sui casi mortali denunciati in ciascun settore, spiccano in particolare le percentuali del trasporto e magazzinaggio e del manifatturiero, rispettivamente al secondo e al terzo posto con il 13,1% e l’11,6% dei decessi, e quelle del commercio all’ingrosso e al dettaglio (10,1%) e delle costruzioni (7,0%).

Rispetto al 2020, nei primi nove mesi del 2021 si riscontrano, però, alcune differenze nell’evoluzione dei contagi in vari settori produttivi. La sanità e assistenza sociale è stata caratterizzata da un numero di infortuni da Covid-19 in costante discesa, registrando nel mese di giugno il suo livello minimo, con circa 60 infortuni (erano 400 a giugno 2020), per poi risalire lievemente nei due mesi successivi e rallentare di nuovo a settembre, benché i dati siano ancora provvisori.

A partire dallo scorso febbraio l’incidenza della sanità e assistenza sociale sul totale dei casi si è ridotta, ma l’ultimo trimestre mostra segnali di ripresa. Altri comparti produttivi, come il trasporto e magazzinaggio, gli alberghi e ristoranti e il commercio, quest’anno hanno invece registrato incidenze di contagi professionali in crescita rispetto al 2020, con l’eccezione del mese di settembre, che è caratterizzato da un calo.
Dall’analisi per professione dell’infortunato emerge che oltre un quarto dei decessi (26,3%) riguarda il personale sanitario e socio-assistenziale. La categoria dei tecnici della salute, in particolare, è quella più colpita dai contagi, con il 37,4% delle denunce complessive, l’82,7% delle quali relative a infermieri, e il 9,8% dei casi mortali codificati (il 67,1% infermieri).

Seguono gli operatori socio-sanitari con il 18,2% delle denunce (e il 3,9% dei decessi), i medici con l’8,5% (5,2% dei decessi), gli operatori socio-assistenziali con il 6,9% (2,5% dei decessi) e il personale non qualificato nei servizi sanitari (ausiliario, portantino, barelliere) con il 4,7% (3,3% dei decessi).
Tra le altre professioni coinvolte spiccano gli impiegati amministrativi, con il 4,6% delle denunce e il 10,2% dei casi mortali, gli addetti ai servizi di pulizia (2,3% dei contagi e 2,1% dei decessi), i conduttori di veicoli (1,3% dei contagi e 8,0% dei decessi) e gli addetti ai servizi di sicurezzavigilanza e custodia (0,9% dei contagi e 2,7% dei decessi).

Anche rispetto alla professione dei lavoratori contagiati si osserva in generale un calo significativo delle denunce a partire da febbraio di quest’anno, con incidenze in riduzione per alcune categorie, tra le quali le professioni sanitarie che nell’ultimo trimestre mostrano, però, segnali di ripresa delle infezioni.
Altre professioni, con il ritorno alle attività, hanno visto invece aumentare l’incidenza dei casi di contagio rispetto allo scorso anno. È il caso, per esempio, degli impiegati addetti alla segreteria e agli affari generali, degli impiegati addetti al controllo di documenti e allo smistamento e recapito della posta e degli insegnanti di scuola primaria”.

Fonte agenzia Dire

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