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Comprarono le risposte dei quiz nel concorso per agente penitenziario, il pm: “Subito a processo i 151 candidati” Cronaca Primo piano 

Comprarono le risposte dei quiz nel concorso per agente penitenziario, il pm: “Subito a processo i 151 candidati”

Comprarono le risposte dei quesiti per superare il test al concorso per agenti penitenziari. In 151 – tutti candidati residenti in Campania, e tra questi molti salernitani – fecero ricorso all’espediente fornito da tre imputati che, attraverso un sistema corruttivo, erano riusciti ad ottenere in anticipo i questionari, completi di risposta esatta, che sarebbero stati consegnati dietro pagamento agli aspiranti penitenziari del concorso bandito nel 2016 per 400 agenti (300 maschi e 100 femmine). Il sostituto della procura di Napoli, Antonello Ardituro, nei giorni scorsi ha notificato agli imputati il decreto di citazione diretta a giudizio. La prima udienza dibattimentale è fissata ad ottobre dinanzi al giudice Giuliana Tagliatatela della Nona sezione penale del tribunale di Napoli. La talpa – secondo gli inquirenti – fu un collaboratore della società di Roma che si era aggiudicata l’appalto per l’elaborazione, la stampa e la fornitura dei questionari da utilizzare nella prova scritta. Fu lui a sottrarre e divulgare il materiale riservato che fini nelle mani degli organizzatori della truffa che vendettero le informazioni ai 151 concorrenti, tutti finiti a giudizio. Tra gli imputati, infatti, figurano oltre ai candidati, che fecero uso del materiale riservato, gli intermediari ed altri soggetti coinvolti nella divulgazione delle risposte ai quesiti del concorso. Due erano le modalità per usufruire del sistema truffaldino e raggirare la sicurezza messa in campo dal ministero  della Giustizia. L’organizzazione- scrive Massimiliano Lanzotto sul giornale La Città in edicola questa mattina- metteva a disposizione i quattro questionari selezionati per la prova. Tra questi c’era quello che, il giorno del concorso, sarebbe stato sorteggiato. Con le quattro sequenze di risposte in tasca, i concorrenti erano certi di superare la prova con il massimo del punteggio. Le soluzioni ai quiz erano già nelle mani dei truffatori due giorni prima che si svolgessero le prove. Ma non era questo l’unico escamotage per avere le soluzioni senza perdere settimane intere a studiare. L’altro metodo era quello del collegamento bluetooth.  cro-auricolare, erano in collegamento con i cosiddetti “suggeritori”. Bastava leggere a voce appena percepibile la domanda che arrivava la risposta all’orecchio. Le soluzioni alle domande a risposta multipla erano nascoste anche in braccialetti, nelle cover dei  cellulari, e persino stampate nelle magliette intime o T-shirt. Ai concorrenti veniva fornito un aggeggio dalla stessa organizzazione che faceva riferimento a tre persone del napoletano, colpite l’anno scorso da misura cautelare disposta dal gip del tribunale capoluogo campano. Le prove scritte del concorso si svolsero a Roma dal 20 al 22 aprile 2016 e vista la gravità dei fatti accertati, il 22 giugno 2017 il capo del Dipartimento della Polizia penitenziaria le annullò, disponendo un’altra prova che si è svolta nel luglio 2017. A tradire i concorrenti ed organizzatori della truffa è stato l’uso smodato di WhatsApp. Le conversazioni che dovevano essere riservate solo a quanti erano nella chat sono finite nelle mani dei militari della guardia di finanza di Napoli. Crollato l’ultima protezione, i finanzieri sono riusciti a ricostruire il sistema truffaldino, raggiungendo anche le posizioni apicali dell’organizzazione che aveva fiutato subito l’affare della vendita delle risposte, una volta ottenute le soluzioni. Tra gli imputati ci sono anche concorrenti che oggi vestono la divisa, ì quali, se condannati invia definitiva, rischiano di perdere il posto di lavoro.  (foto archivio)

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