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Comitato Scuole Aperte in Campania, 12mila adesioni. Lettera a De Luca, Conte e Mattarella: “Ripresa immediata dell’attività in presenza” Attualità Primo piano 

Comitato Scuole Aperte in Campania, 12mila adesioni. Lettera a De Luca, Conte e Mattarella: “Ripresa immediata dell’attività in presenza”

Lettera del comitato scuole aperte in Campania, che ha raggiunto 30mila adesione, per la riapertura delle scuole. La missiva è stata spedita al presidente della Regione De Luca, al capo dello Stato Mattarella, al premier Conte e a tutti i sindaci e prefetti della Campania.

“inviamo la presente firmata da quasi 30.000 genitori campani (come da report change.org in
allegato) che hanno aderito alla petizione promossa dal Coordinamento Scuole Aperte
Campania che conta circa 12.000 aderenti che intendono, con fermezza, portare all’attenzione
delle competenti Autorità in indirizzo, ciascuno per le rispettive competenze istituzionali,
l’essenzialità della immediata ripresa delle attività didattiche in presenza per tutti i cicli di ogni
ordine e grado, vista la sospensione della stessa nella nostra regione da oltre 74 giorni (dal 27
ottobre sin dalla infanzia e poi con riprese scaglionate dal 25 novembre per la I elementare e il
9 dicembre per la II elementare), contrariamente alle disposizioni governative nazionali.
Siamo certi che non sfuggirà che la scuola, più che mai in una Regione come la
nostra, racchiude in sé il significato più profondo di inclusione, crescita e riscatto socioculturale.
E’ quanto emerge anche dal rapporto stilato ad ottobre 2020 da Save the Children che
ricorda che in Italia uno studente su otto non ha un laptop e più di 2 minori su 5, ovvero il 42%
del totale, vivono in case prive di spazi adeguati per studiare. Ipotizzare di proseguire con la
DAD, specie per i più piccoli, significa non tenere conto del rischio di aggravare ulteriormente
il tasso di dispersione scolastica che in Italia, negli ultimi 5 anni, si è attestato intorno al 14 %,
ovvero molto al di sopra del target europeo che prevedeva la riduzione di tale indice almeno al
10 % entro il 2020; un rischio ancora più concreto in Campania dove il tasso di ragazzi che
abbandonano prematuramente gli studi è già ben al di sopra della media del paese,
raggiungendo addirittura il 17,3 % della popolazione scolastica totale. Elementi ancor più
preoccupanti emergono inoltre attraverso i dati raccolti grazie ai test Invalsi (anno scolastico
2019/20): in Campania, se ci soffermiamo solo sulla popolazione scolastica delle scuole
secondarie di secondo grado, il tasso di abbandono scolastico raggiunge addirittura al 31,9%.
La scuola, come sappiamo, è l’unico strumento che consente l’applicazione dell’art. 3
della Costituzione dando a tutti la possibilità di rimuovere gli ostacoli di ordine sociale ed
economico per lo sviluppo degli individui. Essa deve essere per tutti accessibile, gratuita ed
offrire pari opportunità, come costituzionalmente sancito dall’art. 34 della medesima
Costituzione: è innegabile che la DAD, legata all’uso di costosi devices, nonché alla necessità
di disporre di una connessione internet stabile, non consente a tutti di poter accedere
all’istruzione in maniera egualitaria. Basti pensare che il 26% delle famiglie campane non
dispone ad esempio di una connessione internet in casa (fonte Openpolis) e gli ammortizzatori
sociali messi in campo dalle istituzioni, seppur con enormi sforzi, non sono riusciti né
riusciranno a sopperire alle enormi falle economico-sociali della comunità campana. Del resto
non è sconosciuta la condizione di fragilità sociale, economica e familiare dei minori campani
che vivono in contesti a rischio dove le famiglie non posseggono gli strumenti economici e
socio-culturali per supportare la loro prole, spesso numerosa, diventando così facile preda della
criminalità organizzata.
Ai disagi curriculari si uniscono inoltre i disturbi psicofisici derivanti dall’uso
indiscriminato dei devices, tra i quali disturbi visivi e comparsa e/o incremento di crisi
epilettiche, il disagio psicologico con i conseguenti disturbi di ansia, cognitivi,
comportamentali e disordini alimentari, come confermato dalla Società Italiana di Pediatria
durante il congresso straordinario digitale “La pediatria italiana e la pandemia da Sars Cov 2”
del 27 e 28 novembre 2020. Basti pensare solo ai sintomi di regressione, osservati durante il
primo lockdown, nel 65% dei bambini di età minore di 6 anni e nel 71% di quelli di età
maggiore di 6, come evidenziato dallo stesso Ministero della Salute che ha recepito l’indagine
condotta dall’Ospedale pediatrico Gaslini di Genova.
Quanto ai minori disabili, questi sono stati deprivati dell’opportunità di una corretta
formazione scolastica a causa dell’emarginazione cui sono costretti per aver visto
drasticamente ridotte le ore “di sostegno” ove abbiano la facoltà (soggetta alla disponibilità
dell’istituto) di scegliere la presenza “esclusiva” in aula, in totale dispregio del principio di
inclusione, o costretti ad un supporto didattico “a distanza” che, come è lapalissiano, spesso
non è fruibile per tali minori con diverse abilità.
Di recente si è aperto inoltre un dibattito popolare, spesso cavalcato da alcuni
esponenti politici, tra genitori (ma anche personale scolastico) favorevoli e contrari al ritorno
alla didattica in presenza. Ebbene noi riteniamo che un diritto fondamentale come quello
all’istruzione, costituzionalmente garantito, non possa innanzitutto divenire oggetto di una
sorta di plebiscito popolare in grado di influenzare le scelte organizzative di chi ci governa, ma
soprattutto non possono essere messi su piani diversi il diritto allo studio e quello alla salute. È
compito del decisore politico trovare il modo di tenere sempre in perfetto equilibrio tra loro
tutti i diritti fondamentali garantiti dalla Costituzione.
Del resto a tale scopo è da sempre prevista dal Miur l’istruzione parentale per tutti
coloro che non possono e/o non vogliono fruire del servizio pubblico della scuola in presenza
per le più personali ragioni.
Siamo ben consapevoli dell’emergenza sanitaria che da marzo 2020 ha investito le vite
di ognuno di noi, così come siamo ben consapevoli che le scelte dei governanti siano ardue e
spinose, ma siamo altrettanto certi che i dati scientifici rivelino ormai che le scuole non sono
focolai di contagio né lo sono state in tutte le regioni d’Italia (e di Europa) dove le scuole sono
state regolarmente aperte, seguendo rigidamente tutti i protocolli sanitari nazionali. Ciò è
confermato dal recente rapporto del Centro Europeo del Controllo delle Malattie (ECD) nella
pubblicazione “Covid – 19 in children and the role of school settings in transmission – first
update” del dicembre 2020.
D’altronde la Regione Campania ha già egregiamente approvato, pochi giorni orsono, il
documento operativo “A scuola in sicurezza”, la cui stesura era prevista dal DPCM del 3
dicembre 2020, con la partecipazione del Prefetto, la Direzione generale per la mobilità della
regione Campania, l’Ufficio Scolastico Provinciale del Comune di Napoli e dei Comuni che
avevano manifestato maggiore rischio di criticità.
In tale documento sono contenute tutte le misure atte a consentire il rientro in sicurezza
in aula di tutta la popolazione scolastica campana.
Tutto ciò premesso, noi scriventi
INVITIAMO
ciascuno per le rispettive competenze istituzionali, ad adottare i provvedimenti che riterrà più
opportuni atti alla riapertura in presenza di tutte le scuole di ogni ordine e grado a far data
dal 7 gennaio 2021, in osservanza del documento operativo “A scuola in sicurezza” stilato
dalla stessa Regione Campania, in ottemperanza al DPCM del 3 dicembre 2020”.

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