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Clan e scommesse, sequestro milionario a imprenditore salernitano Cronaca Primo piano Provincia Provincia e Regione 

Clan e scommesse, sequestro milionario a imprenditore salernitano

La sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo, su richiesta della procura, ha emesso due decreti di sequestro per 43 milioni euro nei confronti di due imprenditori, un palermitano che, secondo le indagini dei finanzieri del nucleo di polizia economico e finanziaria di Palermo,  e un salernitano  che sarebbero i referenti di un gruppo societario contiguo alle famiglie mafiose di Pagliarelli, Porta Nuova, Palermo Centro, Brancaccio e Noce.

L’operazione “All In”

I due imprenditori sono stati arrestati nell’operazione “All In” insieme al boss Francesco Paolo Maniscalco. L’indagine ha ricostruito la sistematica ricerca del potere economico da parte di “cosa nostra” che tenta di infiltrarsi nel lucroso settore della gestione dei giochi e delle scommesse sportive. Secondo quanto ricostruito dai finanzieri del Gico, le imprese che facevano riferimento al boss Francesco Paolo Maniscalco, grazie al rapporto con la mafia, avrebbero acquisito la disponibilità di numerose licenze e concessioni statali rilasciate dall’Agenzia delle dogane e dei monopoli per l’esercizio della raccolta delle scommesse, fino alla creazione di un “impero economico” costituito da società formalmente intestate a “prestanome”, che nel tempo erano giunte a gestire volumi di gioco per circa 100 milioni di euro.

Sigilli a ville di lusso, conti correnti e quote aziendali

A giugno del 2020 sono state eseguite 25 misure cautelari personali nei confronti di indagati a vario titolo per partecipazione e concorso esterno in associazione di stampo mafioso, trasferimento fraudolento di valori (con l’aggravante di aver favorito Cosa nostra), associazione per delinquere finalizzata alla truffa aggravata e all’esercizio abusivo dell’attività di giochi e scommesse. I due imprenditori raggiunti dal provvedimento di sequestro sono stati condannati dal tribunale di Palermo nel febbraio del 2022. Sentenza confermata dalla corte d’appello a luglio del 2023. Il tribunale ha sequestrato tre immobili, tra i quali una villa a Favignana, quote di capitale e compendi aziendali di 11 società, con sede nelle province di Milano, Roma, Salerno e Palermo. 45 rapporti finanziari, costituiti da conti correnti, conti deposito, depositi titoli, polizze assicurative e buoni postali, per un valore complessivo di circa 43 milioni di euro.

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