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Cava de’ Tirreni, Nunzia Maiorano uccisa dal marito per una carezza rifiutata Primo piano Provincia e Regione 

Cava de’ Tirreni, Nunzia Maiorano uccisa dal marito per una carezza rifiutata

Lei non lo amava più e lui l’ha uccisa, in preda a un raptus. È questo il cuore nero dell’uxoricidio che si è consumato nel gennaio scorso a Cava. Non c’era alcuna premeditazione in Salvatore Siani quando uccise la moglie Nunzia Maiorano . La spiegazione è scritta dal gip Gustavo Danise nelle motivazioni della sentenza di condanna a trent’anni di reclusione, depositate nei giorni scorsi. «Siani possedeva una pistola e se avesse premeditato il delitto avrebbe agito in altro modo, con l’arma o con un coltello ma in circostanze diverse, atte a limitare la difesa della vittima. Invece la sua azione è stata impulsiva di fronte all’ennesimo atteggiamento sfuggente e insofferente da parte della moglie». Parallelamente, il gip esclude la seminfermità invocata dalla difesa, pur ravvisando la dipendenza da cocaina, di fronte ad elementi ritenuti «troppo deboli»: l’omicidio, come emerso dagli atti, «è stato un raptus», privo di precedenti analoghi, tanto che mai l’uomo aveva compiuto gesti di simile verso la compagna. Il quadro dei rapporti tra i due esclude ragioni di gelosia: «Il movente è nella crisi del rapporto coniugale e negli effetti che sarebbero derivati. La donna rifiutava il coniuge, non sopportava il suo stile di vita e il disinteresse per le questioni famigliari. Aveva intenzione di separarsi». Il giudice ricorda che Siani nell’interrogatorio spiegò che il giorno del delitto si avvicinò per accarezzare la moglie e lei «reagì con insofferenza, quasi infastidita, dicendogli di trovarsi un’altra donna e andare via di casa, e da lì è degenerata la discussione che ha scatenato il raptus». Nel novembre 2017 la donna aveva chiesto una pausa di riflessione, ferendo l’orgoglio dell’uomo nel quale sarebbe poi cresciuto, nel corso del tempo, un sentimento di amore/odio. Siani avrebbe dovuto andar via, cambiando vita e abitudini. Trasferendosi altrove avrebbe dovuto rinunciare alla frequentazione quotidiana coi figli. La donna non lo amava più e non voleva più mantenere alcun legame con lui, a prescindere dall’esistenza di rapporti con altri uomini. «Così Siani ha dato via libera ai suoi sfoghi, probabilmente anche sotto la spinta della cocaina assunta poco prima ». Il gip esclude la crudeltà, nonostante le 46 coltellate e i morsi sul corpo della vittima, ricostruendo il tentativo di difesa della donna e la concitazione di quegli istanti. Inoltre, spiega l’impossibilità di stabilire la sequenza dei colpi. La sola aggravante ravvisata è quella dei motivi abbietti e futili: «Una lite banale provocò l’omicidio. La donna si era limitata a dire all’uomo di andar via di casa». Nessun valore per il pentimento, «espresso per fini utilitaristici, per uno sconto di pena». In conseguenza di tutto ciò, i trent’anni inflitti a Siani in luogo dell’ergastolo sono il risultato dello sconto per il rito prescelto: l’abbreviato. I legali di Siani, Agostino De Caro e Pierluigi Spadafora (gli altri avvocati erano Carmela Novaldi , per l’associazione Frida contro la violenza di genere, Francesco Siniscalchi e Alessandro Marino per il Comune di Cava), attendevano proprio il deposito delle motivazioni per il ricorso in corte d’assise d’appello. Fonte: La Città di Salerno

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