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Caro bollette, SOS commercianti: “Così si chiude” Cronaca Primo piano 

Caro bollette, SOS commercianti: “Così si chiude”

Il campanello d’allarme è suonato da tempo. Come se non bastasse la crisi economica retaggio del covid, ecco il caro bollette che rischia di mettere in ginocchio centinaia e centinaia di commercianti. La nostra redazione ha dato – e darà – voce a tanti professionisti che, dopo anni di investimenti e sacrifici, rischiano di abbassare per sempre la saracinesca o di ridurre notevolmente il personale. Un danno incalcolabile, soprattutto a poche settimane dalle festività natalizie. “E’ una situazione caotica e pericolosa” ha detto Giuseppe Imperato, giovane imprenditore salernitano che opera nel ramo della ristorazione “negli ultimi due mesi il costo delle bollette è quasi quadruplicato e diventa difficile programmare iniziative a medio-lungo termine. Per scelta aziendale non prevediamo un giorno di chiusura e lavoriamo quasi 24 ore al giorno, tuttavia è quasi obbligatorio adeguarsi ai tempi che corrono e non sono esclusi stravolgimenti. L’obiettivo è garantire un servizio costante ed eccellente alla cittadinanza, ma facendo sempre i conti con le nostre economie. Spegnere le luci delle vetrine di notte è un palliativo, da due anni a questa parte il Governo prevede restrizioni e chiusure ma non ha saputo tutelare adeguatamente le varie categorie di lavoratori”. Cruda anche l’analisi di Francesco Saggese, editore salernitano che ha una propria sede a Pastena: “Non consumo quanto un bar, un ristorante o un’attività commerciale, eppure mi accorgo della differenza con il recente passato. La bolletta della corrente ha raggiunto cifre esorbitanti anche per chi si ritrova a gestire un piccolo ufficio. Proprio per questo sto pensando di crearmi un apposito spazio in casa e lasciare la sede, risparmiare 2-300 euro è tanta roba in un’epoca di crisi e zero aiuti concreti. Ho avuto la sfortuna di inaugurare la mia casa editrice 15 giorni prima dello scoppio della pandemia, 2 anni e mezzo dopo le difficoltà aumentano e questo scoraggia tanti ragazzi che vogliono semplicemente coltivare i propri sogni. Ai miei collaboratori le cose non vanno meglio, la tipografia consuma tanta corrente e le bollette sono carissime”.

Chi ha alzato bandiera bianca è Roberta, proprietaria della ludoteca “Giocolandia” ubicata a Pontecagnano: “Attività come le mie sono state letteralmente messe in ginocchio da un biennio nero come pochi altri nella storia recente del nostro Paese. Prima il covid e le chiusure, poi la riapertura ma con restrizioni assurde per i bambini. Ve li immaginate, a 2 o 3 anni, che giocano separatamente, con la mascherina e senza potersi sfiorare? Quando poi ho letto l’importo dell’ultima bolletta della luce ho deciso di dire basta, mi prendo una “pausa di riflessione” e attendo alla finestra in attesa di evoluzioni positive. Così non si può andare avanti. E’ una sorta di effetto domino, purtroppo. Perchè, al di là delle spese della mia azienda, devo fare i conti con un numero di prenotazioni sempre minore. Una madre e un padre spesso non possono permettersi di organizzare feste per i propri figli, le disdette erano all’ordine del giorno e proporre pacchetti a costi ridotti era diventato un salasso per noi. Con gli incassi non coprivamo nemmeno le spese”. C’è addirittura chi era pronto ad aprire un’attività a Salerno ma si è tirato momentaneamente indietro. “Sono proprietario di una tipografia che si chiama Grafica 3” racconta Luigi Pepino “operiamo a Moiano, provincia di Benevento. Per garantire un futuro a mio figlio avevamo pensato ad una succursale tra Bellizzi e Pontecagnano, in questi mesi abbiamo visitato diversi locali, preso contatto con molte agenzie immobiliari e stilato un programma dettagliato che prevedesse anche una collaborazione con la Salernitana. Ma se in un paesino come il nostro devo spendere 2500 euro al mese di corrente, figuriamoci in un contesto più popoloso come il vostro laddove, presumibilmente, si lavorerà di più. Ragion per cui, ad ora, faccio un passo indietro. Altrimenti rischio di chiudere entrambe le attività”. Quattro testimonianze, quattro storie diverse tra di loro ma profondamente simili. E, nelle prossime settimane, la situazione potrebbe precipitare. Autorevoli testate nazionali stimano in almeno 1500 le attività a rischio chiusura sul nostro territorio, tra gli ultimi in ordine cronologico il ristorante “Arte della pizza” di Pagani. Riuscirà il nuovo Governo, in tempi ragionevolmente brevi, a dare risposte a questo disperato grido d’allarme?

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