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Carfora (Cofimi): “Adesso aumenteranno i prezzi dei prodotti alimentari” Attualità 

Carfora (Cofimi): “Adesso aumenteranno i prezzi dei prodotti alimentari”

“Adesso iniziano i veri problemi, anche, di tenuta sociale! Occorre intervenire subito per scongiurare il peggio e prima che sia troppo tardi’ è l’allarme di Luigi Carfora di Cofimi (Industria Campania).
“Tutti si meravigliano dell’aumento sproporzionato delle bollette energetiche e nessuno si è ancora posto il problema di quante aziende riusciranno a sopravvivere e di quanto aumenteranno i prezzi al consumo di tutti i generi alimentari ed in particolare di quelli di prima necessità. La gran parte della nostra popolazione finirà in miseria e non potrà comprarsi nemmeno più da mangiare…
Si parla tanto di economia di guerra e poi lo Stato Italiano con l’esecutivo Draghi non è riuscito a governare le speculazioni economiche ed a calmierare i prezzi dell’energia elettrica e quelli del gas, porgendo il fianco al nemico per l’attacco mortale alle nostre imprese ed a tutta la nostra economia di produzione. In extremis chiediamo sia al governo nazionale che a quello regionale guidato dal presidente Deluca che facciano la loro parte in difesa delle aziende italiane al fine di non rendersi complici di un’eutanasia assistita delle nostre imprese produttive…
La nostra preoccupazione nasce dal fatto che il costo dell’energia elettrica, in meno di un anno, si è praticamente quadruplicato ed in alcuni casi addirittura quintuplicato, il che significa che un’azienda che riceveva una bolletta da 20.000 euro al mese per il mese di agosto se ne è visto recapitare una da ben 100.000 euro. La conseguenza è che intanto molti gestori di fornitura elettrica, con la scadenza dei contratti, quasi tutti annuali, e raramente per un biennio, stanno correndo ai ripari nel rinnovarli “indirizzando” i clienti alla scelta del prezzo variabile e non più quello fisso ed in alcuni casi chiedono anche le garanzie fideiussorie bancarie. Una pretesa inconcepibile che inevitabilmente porterà molte attività al collasso produttivo, visto che parliamo di costi che l’industria, soprattutto in Campania, non riuscirà a ribaltare sui consumatori finali né ad ammortizzare internamente a causa dei risicati margini di guadagno già erosi dall’aumento di tutte le materie prime.
La previsione dei gestori dell’energia elettrica, confermata anche dall’allarme lanciato nei giorni scorsi dall’Arera, secondo i quali già a settembre ci saranno migliaia di aziende che non riusciranno a pagarne la fornitura, con il rischio di ricevere ulteriori incrementi rispetto a quelli già applicati, che saranno superiori al 100%.
La minaccia reale, è che il conto da pagare sarà più caro per tutti, anche a causa della socializzazione delle perdite, chiamata «socializzazione degli oneri» o contributo di solidarietà deciso da una delibera dell’Arera del 2018. Dopo un anno pesantissimo per l’impennata dei costi dell’energia si avvicina l’orizzonte di uno scenario ancora più «drammatico».
Gli interventi previsti dal governo a riduzione di tali variazioni, non bastano per evitare variazioni, così alte, mai verificatesi prima. E si tratta di costi che risulterebbero difficilmente sostenibili per tutti, imprese e consumatori, non solo domestici, con potenziali ripercussioni sulla tenuta dell’intera filiera produttiva e distributiva, in particolare quella alimentare.
Inoltre, registriamo che il credito d’imposta previsto dal Governo per far fronte ai costi energetici, per le piccole imprese, sta creando una situazione insostenibile, sia in termini gestionali che economici, con le banche che non lo riconoscono alle piccole imprese con fatturato al di sotto di un milione di euro. Ciò sta determinando una serie di crediti ‘incagliati’, penalizzando, ancora una volta, le piccole imprese, le quali non possono beneficiare di tale strumento a dir poco inservibile, perditempo e palliativo.
Inutile, anche il fondo di garanzia per sbloccare i crediti d’imposta per le aziende: troppa lungaggine e con ulteriori costi aggiuntivi che si vengono a sommare alle spese già sostenute. Serve altro per scongiurare il peggio: serve tempestività, liquidità, denaro vero, piuttosto, che sgravi o agevolazioni di sorta riconosciuti nel giorno che verrà.
Se le istituzioni pubbliche, ed in particolare quelle regionali, non metteranno in campo misure straordinarie rischiamo, già a partire da ottobre, l’impoverimento assoluto e del nostro sistema produttivo e sociale con l’aumento del costo dell’energia e delle materie prime, soprattutto alimentari, il fallimento di migliaia di aziende, un’impennata della disoccupazione, gli scaffali vuoti ed una conseguente recrudescenza dei fenomeni criminali. Siamo in emergenza”.

Quindi, la nostra proposta è:

1. con urgenza, ad horas : «interventi straordinari a monte» per affrontare e calmierare le forti criticità legate ai prezzi energetici impazziti e fuori controllo.

2. Incentivare, ulteriormente, tutte le PMI per l’efficienza energetica e per l’autoproduzione di energia da fonti rinnovabili nell’ambito delle strutture produttive. Nonché, sburocratizzare, velocizzare e snellire le procedure di autorizzazioni comunali, che molto spesso, o quasi sempre, diventano un ostacolo e creano dei problemi e ne rallentano la realizzazione degli impianti.
Infine, le agevolazioni del Credito d’imposta Mezzogiorno per gli investimenti di efficientamento energetico, c.d. automatiche, sono Insufficienti ed inadeguate sono riconosciute in misura massima consentita dal regolamento UE n. 651/2014 della Commissione. Ed è, attualmente, un limite… non generano liquidità immediata, in quanto non sono cedibili,garantiscono una riduzione del carico fiscale, a vantaggio solo di quelle imprese cosiddette “capienti” con un gettito fiscale elevato”.

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