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Campania dimenticata, il Giro d’Italia non passa da qui anche nel 2020 Altri sport Sport 

Campania dimenticata, il Giro d’Italia non passa da qui anche nel 2020

«Abbiamo superato il centro abitato di Salerno e vi posso confermare che in questo Giro d’Italia non abbiamo visto così tante persone sul percorso». Furono le parole di Marco Saligari, il motocronista della Rai, in occasione dell’ultimo passaggio della grande carovana rosa nel capoluogo. Era il 12 maggio del 2018, un sabato di sole che si trasformò in una grande festa, non solo nella città d’Arechi ma nell’intera provincia che fu attraversata da Sapri a Mercato San Severino per 140 chilometri, regalando sulle strade un colpo d’occhio straordinario per colore e calore. È trascorso poco meno di un anno e mezzo da quel giorno. E quello scenario, il prossimo maggio, non ci sarà. Ancora una volta. Domani, infatti, sarà presentato il percorso dell’edizione 103 della più grande manifestazione sportiva del Belpaese. E, proprio come nel 2019, la provincia di Salerno e l’intera Campania saranno “tagliate”. Lo “spoiler” delle tappe. Sui siti specializzati ci stavano lavorando da mesi. E l’imminenza della presentazione della manifestazione organizzata da Rcs Sport ha permesso di chiudere il cerchio e “spoilerare” cosa attenderà i ciclisti a partire dal prossimo 9 maggio. Proprio come una serie tv, è stato anticipato il percorso: la “grande partenza” sarà all’esterno, in inedito in Ungheria. Da piazza degli Eroi, nel cuore di Budapest, prenderà il via la corsa che, dopo tre frazioni in terra magiara, tornerà in Italia. Abbracciando tanto Sud: altre tre tappe in Sicilia poi la virata all’insù sullo stivale. Una tappa totalmente calabrese – da Mileto fino a Camigliatello Silano – prima della ripartenza da Castrovillari. Da lì, ai piedi del Pollino, la corsa non “svolterà” verso il Tirreno e si dirigerà in Puglia per raggiungere Brindisi prima di continuare la risalita per lo Stivale. Neanche un chilometro del Giro d’Italia 2019, dunque, toccherà la Campania. La storia si ripete. Quanto accadrà il prossimo maggio è la fotocopia dello scorso anno: nel 2018 fu l’intero Mezzogiorno ad essere cancellato dal percorso del Giro d’Italia tanto che il punto più meridionale toccato dai corridori fu San Giovanni Rotondo, la “patria” di Padre Pio. Una decisione che creò un vespaio di polemiche, tanto che il Giro dello scorso anno – ironicamente – fu definito di “mezza Italia”. Nel 2019 ci sarà tanto Sud ma non ci sarà spazio per la Campania, terra di tanti appassionati (ma molti meno praticanti) di uno sport antico che, comunque, riesce a mantenere il suo appeal. E che sa trasformare – proprio come accaduto a Salerno nel 2018 ma tantissime altre volte in precedenza – il passaggio della corsa in una grande festa. L’inedito no alla “terra felix”. Nelle ultime trenta edizioni del Giro d’Italia, da quella del 1989 – l’ultima vinta da un francese, il “professore” Laurent Fignon – a quella del 2019 – la prima in cui ha trionfato un equadoregno, lo scalatore Richard Carapaz – non era mai accaduto che per due anni consecutivi la corsa non toccasse la Campania. Soltanto in altre quattro occasioni (1989, 1999, 2006 e 2017) nella “terra felix” non c’è stata una partenza di tappa né un arrivo. Adesso addirittura per due edizioni consecutive il territorio regionale viene completamente “tagliato” dal percorso. Le cause della “crisi”. Non ci sono soltanto motivazioni meramente sportive dietro “l’allontanamento” del Giro d’Italia dalla provincia di Salerno e, più generalmente, dalla Campania. Il “grande carrozzone rosa”, infatti, sta diventando sempre più una sorta di industria. Lo sviluppo della corsa – capace di scacciare l’assalto degli scorsi anni della Vuelta di Spagna e andare ad insidiare sempre più il Tour de France – è riscontrabile anche nei costi dell’organizzazione di una partenza o di un arrivo di una tappa. Se nel 2005 la “doppietta” di Giffoni Valle Piana – che ospitò il traguardo della frazione scattata da Diamante, vinta dal “killer di Spoltore” Danilo Di Luca, e la ripartenza il giorno dopo alla volta di Frosinone – costò circa 100mila euro, adesso lo scenario è cambiato. Secondo i dati de “Il Sole 24 Ore” sull’edizione dello scorso anno, i Comuni hanno sborsato fra i 70mila e i 100mila euro per una partenza mentre per un arrivo si è arrivati fino a 200mila euro (lo Stato d’Israele, per avere il via della manifestazione nel 2018, sborsò addirittura 6 milioni di euro). A questo, poi, c’è bisogno di aggiungere tutte le “spese accessorie”: le amministrazioni comunali, di solito, sono “costrette” a dover rifare le strade attraversate dalla corsa, organizzare soluzioni di viabilità alternative, fare effettuare straordinari alla polizia municipale per presidiare il percorso. E in tempi dove dissesto e mancanza di liquidità sono sempre più accostate ai Comuni campani, il “taglio” sembra davvero inevitabile. E in tanti, dunque, rinunciano a un incredibile ritorno d’immagine: il Giro d’Italia, infatti, viene trasmesso in 192 Paesi e conta ogni anno un seguito di oltre 700 milioni di telespettatori. La speranza del 2021. Sui portali web dedicati al ciclismo, dove decine d’appassionati lavorano mesi per riuscire a carpire i dettagli del percorso della corsa rosa, si sta già guardando al futuro. E a quello che sarà il Giro del 2021. C’è già una certezza: lo start sarà in Sicilia, partenza voluta per celebrare – forse – l’ultima stagione da professionista del campionissimo Vincenzo Nibali. Da lì, inevitabilmente, ci si dovrà rivolgere verso Nord. E la Campania – così come la provincia di Salerno – potrebbero essere coinvolte visto che anche altre regioni tirreniche come Lazio e Toscana non potranno osservare i corridori sulle strade di casa nella prossima edizione. Qualcuno, nella “terra felix”, ci sta già provando: si tratta del Comune di Sant’Agata dei Goti, centro del Beneventano dove un locale comitato si era fatto avanti già per il 2020. La frenata è stata immediata: «La situazione delle casse dell’Ente è nota, si può fare ma solo con il sostegno dei privati», spiegò qualche mese fa la sindaca Giovannina Piccoli. Se ne riparlerà – forse – per il 2021. Ma, intanto, la caccia alle sedi di tappa di Rcs Sport è già partita: lo scorso novembre, infatti, l’organizzazione della corsa rosa ha lanciato un portale web per le candidature. “Diventa città di tappa”, lo slogan utilizzato d’accompagnamento a un menù da compilare per poi far valutare il proprio “curriculum” al direttore della corsa, Mauro Vegni. «Il Giro d’Italia non è una semplice manifestazione sportiva ma piuttosto una vetrina mediatica senza paragoni, l’occasione per raccontare un Paese attraverso le emozioni del ciclismo, una vera e propria opportunità per le nostre città», il messaggio “promozionale” d’accompagnamento. E chissà che già nel 2021 qualche centro del Salernitano riesca a “convincere” gli organizzatori, colorando di nuovo di rosa le loro strade. (fonte La Città)

mm

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