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Agropoli, la Corte dei Conti ‘boccia’ le società partecipate: dossier spedito in Procura Generale Provincia e Regione 

Agropoli, la Corte dei Conti ‘boccia’ le società partecipate: dossier spedito in Procura Generale

Le società partecipate del Comune di Agropoli finiscono anche nel mirino della Corte dei Conti, che di fatto ne ‘boccia’ la gestione, definita “lacunosa” ed aggravata dalla “assenza di specifici controlli ad hoc”, affermando che alcune “dovrebbero essere dismesse, più che controllate”. Nell’ambito dell’annuale attività di verifica di legittimità e regolarità delle gestioni, infatti, la Sezione di Controllo per la Campania presieduta dal magistrato Fulvio Maria Longavita (consiglieri Marco Catalano, Ferruccio Capalbo, Francesco Sucameli, Raffaella Miranda; referendari Emanuele Scatola e Ilaria Cirillo), all’esito della Camera di consiglio del 12 febbraio scorso, ha dichiarato “la non adeguatezza del sistema di controlli interni” ai fini del rispetto delle regole contabili e dell’equilibrio di bilancio, disponendo pertanto la trasmissione della delibera alla Procura Regionale presso la Sezione Giurisdizionale della Corte dei Conti, nonché al sindaco, al Presidente del Consiglio comunale e al Collegio Revisore dei Conti dell’ente civico cilentano. La magistratura contabile regionale  aveva chiesto maggiori lumi su diverse criticità concernenti i controlli di regolarità amministrativo-contabile, di gestione e strategico, sugli equilibri finanziari, sulla qualità dei servizi e, in particolare, sugli organismi partecipati. Ciò dopo aver rilevato “gravi lacune” e in alcun casi “nessuna risposta” in merito a diversi quesiti sollevati dall’Organo di controllo, che in merito alle società partecipate, testualmente scrive: “L’Ente non si è dotato di una specifica struttura dedicata al controllo sugli organismi partecipati, non ha monitorato l’attuazione delle norme in materia di gestione del relativo personale, in assenza di report informativi periodici sugli obiettivi centrati e sul grado di soddisfazione dell’utenza sui servizi erogati”. In particolare, la Corte sottolinea ancora: “Sul piano generale, per nessuna tipologia di controllo risultano chiare le indicazioni sul relativo personale, espresse ‘in unità anno equivalenti’”.
Come detto, nella risposta del 13/12/2019 il Comune di Agropoli ha fornito delucidazioni in merito a tali criticità, che però non hanno convinto i magistrati controllori. In particolare, nella delibera con la quale rimettono l’istruttoria al vaglio della Procura Generale, scrivono testualmente:
“a) Quanto al “controllo sulla qualità dei servizi”, l’Ente non ha fornito alcuna risposta alle criticità evidenziate;
b) Quanto al “controllo sulle partecipate”, gli ulteriori elementi di valutazione offerti dall’Ente evidenziano la sostanziale carenza di specifici controlli ad hoc, atteso che la maggior parte delle verifiche operate in proposito avvengono “in sede di approvazione dei bilanci”. Sui criteri di “redditività”, di “qualità dei servizi” e di “soddisfazione degli utenti”, l’Ente rinvia ai criteri “interni” alle partecipate stesse, non considerando che incombe sull’Ente stesso l’attestazione che ne verifica l’effettivo rispetto.
Da ultimo, relativamente al “raggiungimento degli obiettivi”, l’Ente ha chiaramente precisato che, ad esclusione dell’Azienda Speciale Agropoli Cilento Servizi, tutte le altre società “non hanno specifici obiettivi, ma hanno una propria mission non direttamente legata ad obiettivi specifici dell’Ente”. Trattasi di affermazione che, se interpretata in senso rigoroso, lascerebbe pensare all’esistenza di partecipate che dovrebbero essere dismesse, più che controllate.
c) Relativamente al c.d. “Controllo strategico”, è da rilevare che, come precisato dallo stesso Ente, il sistema utilizzato “non contempla specifici indicatori extracontabili, quali gli standard di qualità e di impatto socio-economico”, così che su tali aspetti è da ritenere che non venga operato alcun controllo;
d) Relativamente al Controllo di gestione, le risultanze dell’istruttoria hanno confermato le criticità contestate all’Ente, il quale – nella sostanza delle cose – le giustifica, in relazione alle sue “dimensioni”, con ciò volendo intendere trattarsi di un comune di modeste dimensioni, che tuttavia conta oltre 21.000 abitanti e che pure mostra di comprendere pienamente l’importanza del controllo in discorso, ma lo “assembla” con gli altri, di ordine generale, senza “impiantarne” uno specifico.
e) Da ultimo, quanto al controllo di legittimità, è da dire che per quello sulla tempestività dei pagamenti, emerge anche in questo caso un sistema organizzativo ed operativo sostanzialmente opaco, indistinguibile dal sistema generale dei controlli, senza alcuna autonoma specificità e compiutezza di direttive da impartire”.

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