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Agguato a Caprecano di Baronissi, cinque anni a testa di condanna per Genovese e Squillante Cronaca Provincia e Regione 

Agguato a Caprecano di Baronissi, cinque anni a testa di condanna per Genovese e Squillante

Condannati a cinque anni di reclusione ciascuno Angelo Genovese e Michele Squillante accusati dell’agguato ai danni di Domenico De Cesare, avvenuto il 20 luglio 2019 a Caprecano di Baronissi.  Al termine del rito abbreviato, infatti, il gup Indinnimeo del tribunale di Salerno ha fatto cadere l’accusa di tentato omicidio confermando, invece, quelle di rapina a mano armata, violazione di domicilio e lesioni personali aggravati dal metodo mafioso. Determinante è stata la perizia balistica disposta, su richiesta dei legali difensori, che ha dimostrato come, dalla traiettoria dei proiettili, non vi fosse alcuna intenzione, da parte dei due indagati, di uccidere il 40enne. A giudizio c’erano anche la madre di Genovese e un’altra donna, S.M, condannate ad un anno di reclusione per calunnia e favoreggiamento.  L’inchiesta è stata avviata subito dopo l’esplosione di alcuni colpi d’arma da fuoco avvenuta, lo scorso 20 luglio, a Baronissi, nei confronti del 40enne del posto, rimasto ferito da un solo proiettile alla caviglia e giudicato guaribile dai sanitari in 30 giorni di prognosi. Le indagini hanno consentito di ricostruire l’accaduto facendo emergere che si è trattata di una vera e propria caccia all’uomo. I due indagati, infatti, avrebbero prima “provocato” il 40enne introducendosi nell’abitazione della figlia e poi rubando il ciclomotore del figlio, in modo tale che l’uomo, per proteggere i suoi familiari, si recasse presso la sua abitazione. E così avvenne. Quest’ultimo, a bordo della sua auto, si avvicinò successivamente alla casa quando, improvvisamente, i due malviventi iniziarono a sparargli contro diversi colpi di pistola. Ma, fortunatamente, l’uomo non si fermò dandosi alla fuga. Subito dopo fu ricoverato al “Ruggi d’Aragona” di Salerno. Le immagini dell’agguato, riprese da un sistema di videosorveglianza privato, hanno consentito di risalire alla fisionomia dei banditi appostati lungo la strada, i momenti degli spari ed i proiettili che scheggiano anche sull’asfalto.

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