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Adesione del personale docente dell’Università di Salerno alle mobilitazioni per il cessate il fuoco nella striscia di Gaza e il ripudio della guerra Italia e Mondo Unisa e Scuola 

Adesione del personale docente dell’Università di Salerno alle mobilitazioni per il cessate il fuoco nella striscia di Gaza e il ripudio della guerra

 “Cessate il fuoco immediato e ritiro dell’esercito israeliano dalla Striscia di Gaza. Fine del blocco esercitato da Israele sulla striscia di Gaza. Interruzione dei traffici di armi dirette a Israele e a qualunque altro contesto di guerra. Fine dell’occupazione coloniale della Cisgiordania e di Gerusalemme Est.

Per questi motivi il 23 febbraio è stato indetto uno sciopero generale per “tutte le categorie del comparto privato e pubblico” da un insieme di sindacati di base, tra cui il S.I. Cobas[1]. Lo sciopero si collega alle manifestazioni del 24 febbraio che si svolgeranno per chiedere di fermare il genocidio a Gaza, di liberare i palestinesi in ‘detenzione amministrativa’ e gli ostaggi israeliani, di riconvertire l’industria bellica italiana, di cercare soluzioni politiche al conflitto armato in Ucraina, con un corteo nazionale a Milano indetto dalle organizzazioni dei giovani palestinesi e una serie di iniziative in diverse città italiane, comprese quelle promosse dalla Rete Pace e Disarmo e dalla rete internazionale Europe for Peace oltre che dall’Arci[2].

 

Noi firmatarie e firmatari, in qualità di docenti dell’Università degli studi di Salerno, aderiamo alle giornate di mobilitazione del 23 e 24 febbraio per evidenziare quanto sia importante unire l’iniziativa di diversi mondi del lavoro a quella più generale che si svolge nel resto della società e anche per mettere in rilievo la necessità che la stessa università cambi le proprie politiche verso la guerra, verso lo Stato di Israele e verso il rapporto con l’industria militare. Per queste ragioni, una parte dei docenti dell’Università di Salerno ha anche firmato l’“Appello da parte di accademici e accademiche italiane per chiedere un’azione urgente per un cessate il fuoco immediato e il rispetto del diritto umanitario internazionale”[3] e la petizione promossa dall’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università[4].

 

Lo stiamo dicendo da tempo, nella nostra attività di ricerca così come nell’esercizio pubblico del nostro lavoro, che c’è bisogno di pace e della promozione della cultura della nonviolenza in un mondo in cui la produzione di armi cresce anno dopo anno, in totale contrasto, tra l’altro, con le politiche di disarmo necessarie per contrastare il cambiamento climatico e il riscaldamento globale. C’è bisogno di dare sostanza all’articolo 11 della Costituzione, per il quale “l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”.

Così come stiamo dicendo da tempo – anche con l’adesione di una parte di noi allo sciopero del 17 novembre 2023 – che le imprese produttrici di armi, anche se svolgono ricerca a uso civile e anche se di proprietà statale, devono stare fuori dalle università: come è il caso, diffuso, dei rapporti tra Leonardo s.p.a. e una serie di atenei italiani, compreso quello di Salerno. La libertà della ricerca e della formazione, sia universitaria che scolastica, non è compatibile con la logica militare e dei militari, perché, altrimenti, favorisce la legittimazione culturale dell’industria bellica, la subalternità

della ricerca all’industria delle armi e l’ineludibile attrattività del lucro derivato dall’intersezione tra mondo civile e militare.

 

In conclusione, per queste ragioni – per la fine della guerra contro la popolazione di Gaza, per un’Italia che ripudi realmente la guerra in qualunque contesto e per sostenere una discussione che faccia comprendere all’interno delle università la necessità di interrompere i rapporti con l’industria bellica, anche quando riguardano la ricerca a uso civile – sosteniamo le giornate di sciopero e manifestazioni di venerdì e sabato 23 e 24 febbraio”

 

 

Primi firmatari e firmatarie:

Adalgiso Amendola

Gennaro Avallone

Katia Ballacchino

Davide Bubbico

Ivana Caputo

Guido Cavalca

Carolina Ciacci

Valeria Conti

Fabrizio Dal Piaz

Fabrizio Denunzio

Cristina Dusio

Marianna Esposito

Amelia Filippelli

Giuseppe Foscari

Domenico Fruncillo

Anna Mary Garrapa

Roberto Iorio

Alessandro Puzziello

Valentina Ripa

Francesco Schiaffo

Andrea Teti

Irene Margarita Theiner

Maria Caterina Turco

Vincenzo Venditto

Adriano Vinale

Francesco Vitale

 

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