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Accadde oggi: il 9 dicembre 1979 l’Oms annunciò la sconfitta del vaiolo Attualità 

Accadde oggi: il 9 dicembre 1979 l’Oms annunciò la sconfitta del vaiolo

Accadde oggi: Il 9 dicembre del 1979, 41 anni fa, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) dichiarò eradicata una tra le malattie più pericolose grazie al vaccino, che per la prima volta, fu applicato su scala mondiale. Si tratta del vaiolo, malattia infettiva che si trasmette per via aerea, altamente contagiosa e che nel Ventesimo secolo è stata causa della morte di centinaia di milioni di persone nel mondo. L’ultimo caso di Variola maior (infezione di natura più grave rispetto al Variola minor) risale, infatti, al 1975, mentre il Variola minor al 1977 in Somalia. Seppur estinto, due laboratori dell’OMS (negli Stati Uniti d’America e in Russia) conservano ancora i ceppi del virus.

La prima grande epidemia conosciuta risale alla guerra egizio-ittita del 1350 a.C. Dall’Egitto il virus sconfinò in Europa e in Oriente, e poi gli spagnoli lo esportarono nel Nuovo Continente: prima a Hispaniola (Haiti) nel 1507, poi in Messico nel 1520 e successivamente nel resto delle Americhe. Qui provocando oltre tre milioni di morti tra gli indigeni fu un fattore chiave nella sconfitta degli Aztechi e degli Incas. Replicò in favore dei colonizzatori del Nord America circa un secolo più tardi. Nel XVIII secolo il vaiolo era ormai endemico in praticamente tutte le terre emerse e mieteva una terribile messe ogni anno.

È in questo periodo che fanno la loro comparsa le due armi principali usate dall’essere umano per sconfiggere il virus: la variolizzazione e il vaccino di Jenner. La prima consiste nell’inoculare o far inalare a una persona sana polveri o pus prelevati dalle pustole di pazienti colpiti in maniera lieve. In Europa questo metodo arriva grazie a Lady Mary Wotley Montagu, moglie dell’ambasciatore inglese a Costantinopoli. La donna, osservando le madri inoculare nei figli il liquido prelevato dalle vesciche dei malati di vaiolo, decise di sottoporre i suoi stessi figli al medesimo trattamento e importò la tecnica in Inghilterra nel 1722, incontrando però molte resistenze.

Non sempre, infatti, il trattamento aveva successo e le persone o si ammalavano durante l’inoculazione o si ammalavano ugualmente di vaiolo durante le epidemie. Tuttavia la variolizzazione diminuì significativamente il numero di morti dovuti a questo morbo e rappresentò per anni l’unica arma per combatterlo. Più o meno fino a quando Edward Jenner, medico condotto della cittadina inglese di Berkeley, osservò che le mungitrici che avevano contratto il vaiolo bovino non erano colpite dalla variante umana. Era il 1775. Jenner impiegò 21 anni della sua vita a studiare questo metodo di profilassi e il 14 maggio del 1796 iniettò il siero ottenuto dalle pustole di una contadina colpita da Cow pox in un bambino di nome James Phipps. Dopo sei settimane inietto nel bambino il virus del vaiolo e James non si ammalò. Era nato il primo vaccino (anche se solo un secolo dopo Louis Pasteur capì che lo stesso principio poteva essere usato contro altre malattie).

Il medico mandò i risultati dei suoi studi alla Royal Society di Londra che si rifiutò di pubblicarli. Jenner allora pubblicò lo studio a sue spese, e questo fece in breve il giro del Continente, ottenendo tante lodi quante feroci critiche. Tuttavia campagne di vaccinazione cominciarono quasi ovunque e nel 1800 già 100mila persone in tutto il mondo erano state vaccinate. Ulteriori studi permisero, poi, di mettere a punto un siero migliore, a partire dal vaiolo umano e la vaccinazione divenne progressivamente obbligatoria in tutti gli stati europei, nel Commonwealth e negli Usa. In queste nazioni, in meno di due secoli, il virus era praticamente scomparso. Nel 1967 l’Organizzazione Mondiale per la Sanità diede vita a una campagna di vaccinazione globale per debellare definitivamente il vaiolo da pianeta. L’operazione riuscì e il 9 dicembre 1979 un gruppo di esperti dichiarò eradicata la malattia. L’anno seguente la stessa Oms annunciò ufficialmente che il vaiolo era debellato e dichiarò che gli ultimi esemplari del virus sarebbero stati distrutti il 31 dicembre 1993.

Questa decisione venne poi revocata, per consentire alla ricerca di proseguire i suoi studi e per permettere al mondo di poter reagire adeguatamente in caso di una ricomparsa del virus. Seicento provette contenti il virus si trovano divise tra i Centers for Disease Control and Prevention di Atlanta, negli Stati Uniti, e nel Laboratorio di Ricerche Virologiche e Biotecnologiche di Koltsovo (Russia). Del resto quando questa decisione venne presa la guerra fredda era ancora dietro l’angolo.

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