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Accadde oggi: il 3 gennaio del 1913 Rosina Ferrario prima donna italiana con il brevetto di pilota d’aeroplano Attualità 

Accadde oggi: il 3 gennaio del 1913 Rosina Ferrario prima donna italiana con il brevetto di pilota d’aeroplano

Accadde oggi: era il 3 gennaio 1913, 108 anni fa, quando, per la prima volta in Italia, una donna si brevettò pilota d’aeroplano. La coraggiosa padana Rosina Ferrario  coronò quel giorno il suo sogno con un monoplano Caproni da 50 cavalli sopra le amene brughiere del Ticino.

Fin dalla più giovane età, alla passione per le escursioni in montagna e per il ciclismo Rosina unisce quella per l’aviazione. Già nel giugno 1908, neanche ventenne, Rosina assiste alle pubbliche esibizioni che il francese Leon Delagrange tiene col suo biplano sulla Piazza d’Armi milanese; solo dopo un paio d’anni però la ragazza decide sul serio di volare. Dal 25 settembre al 2 ottobre 1910 Milano è testimone del Circuito Aereo Internazionale. Giorni di intense gare fra i più svariati aerei. I milanesi salgono perfino sui tetti per ammirare gli “uomini volanti” e anche Rosina inizia a sognare il grande blu. Così scrive lei stessa in un suo articolo, pubblicato sulla Gazzetta dello Sport del 13 gennaio 1913: «Specialmente le agili evoluzioni dei monoplani e i pesanti, ma sicuri, voli dei biplani mi affascinarono. Anch’io avrei voluto andare lassù, verso il cielo, rapida e libera, e godermi dall’alto la bellezza dello sconfinato orizzonte».

Nel 1911 Rosina Ferrario inizia a frequentare il campo-scuola di Taliedo, sorto in quell’area di Milano oggi compresa tra Via Mecenate e la congiunzione fra la Tangenziale Est e la Paullese. Dal 1912 frequenta la Scuola d’Aviazione di Vizzola Ticino, presso la quale si recano abitualmente anche molti rinomati piloti stranieri. È qui dunque che Rosina effettua il primo tentativo di decollo, purtroppo fallimentare: il veicolo si impenna e ricade a terra distrutto. La giovane aviatrice, tuttavia, rimasta fortunatamente incolume, non sembra volersi arrenderei anzi, è decisa più che mai a padroneggiare le “macchine volanti”. Stando alle sue parole, il trambusto di quell’incidente «era la prima forte emozione che mi dava l’aviazione!». Uscita senza un graffio dai rottami dell’aeroplano, in settembre si rompe il braccio sinistro cadendo dalla bicicletta… Una sorte beffarda la blocca per un mese, tuttavia il successo è ormai vicino. Passando dai rullaggi ai decolli e alle virate, Rosina scopre i misteri del volo e agli inizi del 1913 ottiene finalmente il suo brevetto.

Alla ragazza lombarda giungono felicitazioni da tutta l’Italia. Il maggiore Carlo Piazza, colui che nell’ottobre 1911 in Libia aveva per primo usato un aereo in missioni belliche, le scrive: «Tutte le mie più vive congratulazioni, signorina, ma preferirei saperla più mamma che aviatrice!». Al dì là dei malumori che il commento del militare suscita fra le “femministe” dell’epoca, gli aviatori si mostrano entusiasti di avere una collega. Il 15 marzo 1913 la Ferrario tiene una conferenza per l’Associazione Femminile per l’Arte, in occasione della quale Renzo Sacchetti della Gazzetta dello Sport le conferisce una medaglia d’oro. Successivamente, Rosina partecipa ai raduni aerei di Napoli e Como. In particolare stupisce i napoletani, esibendosi il 23 aprile in un fiabesco lancio di garofani rossi dal cielo, personale omaggio che l’aviatrice dedica alla città meridionale.

Il 30 marzo 1914 la Ferrario è tra i primi a collaudare l’agile monoplano Gabardini (chiamato dai piloti “La Gabarda”), sul campo piemontese di Cameri (Novara), oggi base dell’Aeronautica Militare. Nel maggio 1915, all’entrata in guerra dell’Italia, Rosina si offre come “crocerossina aerea” per trasportare i feriti dal fronte alle retrovie. Il ministero della Guerra le risponde tuttavia con una laconica frase: «Non è previsto l’arruolamento di signorine nel Regio Esercito».

Nel 1921 Rosina Ferrario sposa Enrico Grugnola, conosciuto durante un’escursione alpinistica, e abbandona il volo per occuparsi col marito dell’Hotel Italia, l’albergo da loro aperto in Piazzale Fiume a Milano. Ormai madre di due figli, la prima donna volante italiana trascorre i suoi ultimi anni nel ricordo ancora vivo dei giorni dell’aviazione eroica. Rosina Ferrario si spegne così nel 1959; riposa oggi nel cimitero di Sesto San Giovanni, sotto il cielo della sua Lombardia.

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