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Accadde oggi: il 29 aprile del 1985 “Quelli della notte” fa il debutto di un cult Cronaca 

Accadde oggi: il 29 aprile del 1985 “Quelli della notte” fa il debutto di un cult

Accadde oggi:esattamente 35 anni fa, il 29 aprile 1985, si riuniva per la prima volta in seconda serata su Rai2, in un salotto arabeggiante e kitsch, l’allegra brigata di Quelli della notte, capitanata da Renzo Arbore. Non capisco ma mi adeguo”, ripeteva il rappresentante romagnolo di pedalò Maurizio Ferrini, filosovietico tutto d’un pezzo. “Non è bello ciò che è bello, ma che bello, che bello, che bello”, argomentava tra non sense e ‘nanetti’ frate Antonino da Scasazza alias Nino Frassica, mentre Riccardo Pazzaglia teorizzava il ‘brodo primordiale’ e Massimo Catalano regalava le sue perle di ovvietà, come ‘Meglio avere i soldi che non averli’, anche queste entrate nel lessico come tormentoni lapalissiani e surreali. Trentatré puntate in tutto, fino al 14 giugno, per rivoluzionare il linguaggio tv, creando un nuovo modo di fare spettacolo e trasferendo sul piccolo schermo l’improvvisazione inventata da Arbore alla radio. 800 mila spettatori di media la prima settimana, un milione e 700 mila la seconda, poi 2 milioni, e, nelle ultime due settimane, 3 milioni a puntata, con uno share fino al 51%. Dopo una sigla indimenticabile, ‘Ma la notte no’, il padrone di casa Renzo Arbore riceveva un manipolo di personaggi. C’erano anche Simona Marchini, signora bene pronta a immolare i suoi sentimenti davanti a una telenovelas, con tanto di ingombrante ‘cugina’, ovvero una Marisa Laurito in cerca di Scrapizza, suo fidanzato latitante. E ancora un giovanissimo Roberto D’Agostino, esperto dell’effimero, e infine Harmand, Andy Luotto, che per il suo travestimento da arabo, a seguito di una protesta da parte dell’Associazione musulmani italiani e di serie minacce, fu costretto ad abbandonare la trasmissione. E poi Giorgio Bracardi e tanti altri.
Trentatré puntate in tutto, fino al 14 giugno, per rivoluzionare il linguaggio tv, creando un nuovo modo di fare spettacolo e trasferendo sul piccolo schermo l’improvvisazione inventata da Arbore alla radio. 800 mila spettatori di media la prima settimana, un milione e 700 mila la seconda, poi 2 milioni, e, nelle ultime due settimane, 3 milioni a puntata, con uno share fino al 51%. Dopo una sigla indimenticabile, ‘Ma la notte no’, il padrone di casa Renzo Arbore riceveva un manipolo di personaggi. C’erano anche Simona Marchini, signora bene pronta a immolare i suoi sentimenti davanti a una telenovelas, con tanto di ingombrante ‘cugina’, ovvero una Marisa Laurito in cerca di Scrapizza, suo fidanzato latitante. E ancora un giovanissimo Roberto D’Agostino, esperto dell’effimero, e infine Harmand, Andy Luotto, che per il suo travestimento da arabo, a seguito di una protesta da parte dell’Associazione musulmani italiani e di serie minacce, fu costretto ad abbandonare la trasmissione. E poi Giorgio Bracardi e tanti altri. Il progetto, aveva ricordato Arbore nacque “dopo una riunione di condominio, da mia madre, a Foggia. Una di quelle riunioni vivaci, animate, fu lì che mi venne l’idea”. Tra talk e varietà, musica e comicità, satira sull’attualità e sui costumi, Quelli della notte “fu il primo programma orizzontale”, nella definizione di Roberto D’Agostino. “Fino ad allora c’erano solo programmi verticali dove c’era un conduttore che diceva ‘ed ecco a voi…’ e entrava l’ospite. Arbore ribaltò la cosa e ne fece appunto un programma orizzontale: tutti in scena allo stesso tempo. Un cambiamento che poi tutti hanno copiato”. In tanti anni, decine di critici tv, sociologi, addetti ai lavori si sono scomodati per analizzare il successo di un cult. “Il segreto è la doppia lettura, è piacere sia al colto che all’inclita. E’ la cosa più difficile da farsi, ma è possibile in televisione”, ha spiegato lo stesso Arbore, che firmava il programma con Ugo Porcelli. I nostalgici possono affidarsi alle repliche, che ciclicamente vengono riproposte, o agli archivi Rai online, mentre le sigle di apertura e chiusura (Il materasso) sono tra i punti di forza delle performance di Arbore con l’Orchestra italiana in giro per il mondo.

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