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Accadde oggi: il 26 dicembre 1963 il cinema e il teatro perdono Titina De Filippo Attualità 

Accadde oggi: il 26 dicembre 1963 il cinema e il teatro perdono Titina De Filippo

Accadde oggi: il 26 dicembre 1963, muore a Roma Annunziata De Filippo meglio come conosciuta come Titina, sorella maggiore di Eduardo e Peppino.

Figlia naturale dell’importantissimo attore e commediografo Eduardo Scarpetta e di Luisa De Filippo, e sorella maggiore di Eduardo e Peppino, nacque a Napoli nel quartiere Chiaia in via dell’Ascensione. Titina, compiuto l’apprendistato di attrice giovane e fattasi apprezzare da pubblico e critica, lascerà la compagnia nel 1921 per entrare nella Compagnia d’arte napoletana, poi Città di Napoli, allora diretta da Francesco Corbinci; tra gli attori c’è anche Pietro Carloni, che sposerà il 29 luglio 1922. Comincerà allora il sodalizio tra Titina e Eduardo De Filippo, subentrato nel 1922 a Corbinci.
Importante è l’incontro con Eugenio Aulicino, genero dell’impresario Pasquale Molinari; nella Stabile Molinari Titina e Pietro iniziarono a recitare nel 1924. È un rapporto tormentato, tra rotture, incomprensioni, nuove esperienze; fu quando Totò, scritturato nel frattempo, lasciò la compagnia e Napoli, che Aulicino accettò la proposta di Titina di scritturare Eduardo e Peppino, allora impegnati con Vincenzo Scarpetta. Debuttarono al teatro Nuovo di Napoli il 26 maggio 1930 con Pulcinella principe in sogno. L’anno successivo i tre fecero compagnia, costituendo Il Teatro Umoristico: i De Filippo. Significativi furono, negli anni Trenta, le tournèes attraverso l’Italia e la collaborazione con Pirandello, con la messa in scena di LiolàIl berretto a sonagliL’abito nuovo, ma la convivenza era difficile e l’attrice sentiva il peso della statura dei fratelli. Nel 1937 Titina iniziò, con Sono stato io! di Raffaello Matarazzo, una carriera cinematografica che continuerà per anni.
Fu Renato Simoni, critico del “Corriere della Sera”, a creare per i tre De Filippo la definizione di “blocco”. Nelle memorie Titina rileva quanto esso sia pesante, soffocante nel suo significato di “rete fatale” e quanto forte sia la volontà di romperlo (A. Carloni, Titina De Filippo. Vita di una donna di teatro, Milano, Rusconi, 1984, p. 82). Lo fece, pur dolorosamente, nel 1939. Recitò con Nino Taranto, fece compagnia con Agostino Salvietti, recitò, nel cinema, con Totò, ma alla fine il “blocco” si ricostituì e nel 1942 tornò a recitare, a Genova, in La fortuna con la effe maiuscola.
Nel 1945, Peppino aveva lasciato la compagnia l’anno prima, nasce la nuova compagnia Teatro di Eduardo con Titina De Filippo. Esordirono al San Carlo, l’unico teatro di Napoli non requisito dagli alleati, il 25 marzo 1945 con Napoli milionaria!: Titina interpreta la parte di Donn’Amalia. Il ruolo è nuovo per lei, impegnativo, ma l’attrice è ormai matura; sobria nella recitazione, si trova a proprio agio tanto nelle parti comiche che in quelle drammatiche, in generi leggeri, come la farsa e la rivista e in commedie a tinte forti, quali Napoli milionaria, appunto, e Filumena Marturano, scritta nello stesso anno per lei da Eduardo. Tanto l’autore-regista che l’attrice contavano su tale personaggio e questo si traduceva in una forte intransigenza e invadenza del primo; ma Titina s’impose, il fratello capì e la lasciò recitare a modo suo. Scriverà l’attrice, dopo la prima all’Eliseo di Roma nel 1947:

Eccolo il mio personaggio […] ecco, così ti volevo: violenta, fredda, calma, tragica, comica. Ah! Filumena, ti tengo, ti tengo. Non mi scappi più! Ti porterò con me tutta la vita. […] Dal canto suo Filumena sentì in me una vera amica e con il suo cuore grosso, di popolana fedele, non volle disgiungersi, diventando una persona sola (A. Carloni, Titina De Filippo. Vita di una donna di teatro, cit., pp. 121-122).

Riassumeva in poche parole tutti i registri della propria recitazione e anticipava il fenomeno singolare che sarebbe seguito: la vera e propria identificazione tra Titina e Filumena.
Titina De Filippo fu anche autrice di poesie, di un libro di memorie, Io, uno dei tre, originariamente destinato alla stampa e, soprattutto, di commedie. Gli ambienti e i tipi sono quelli quotidiani della Napoli borghese e piccolo-borghese del tempo, la scrittura è marcata nei toni dalla convinzione dell’importanza dell’amore e dei legami familiari; un mondo che può ricordare quello di Cechov. Alcune opere sono perdute, altre sono state pubblicate e messe in scena; ricordiamo Quaranta ma non li dimostra, al Sannazzaro di Napoli il 20 ottobre 1932, con lei nella parte di Sesella.
Titina collaborò alla stesura di sceneggiature cinematografiche, anche quella di Due soldi di speranza, di Renato Castellani, e visse una fugace esperienza politica, candidandosi nel 1953 alla Camera come indipendente nelle liste della DC. Ritiratasi dalle scene nel 1954, causa la grave malattia della quale morì il 26 dicembre 1963, si dedicò alla pittura, con la tecnica del collage. Aveva cominciato per passatempo durante una convalescenza dopo le prime avvisaglie della malattia, ottenendo però risultati lusinghieri, tanto da tenere più di una mostra in Italia e all’estero.

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