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Accadde oggi: il 25 agosto 2012 morì Neil Armstrong, il primo uomo a mettere piede sulla Luna Attualità 

Accadde oggi: il 25 agosto 2012 morì Neil Armstrong, il primo uomo a mettere piede sulla Luna

Accadde oggi: il 25 agosto del 2012 (8 anni fa) morì Neil Armstrong, il primo uomo ad aver messo piede sulla Luna. Aveva 82 anni. Armstrong era stato il comandante della missione Apollo 11, che era arrivata sul suolo lunare il 20 luglio 1969.
Due giorni dopo il suo 82esimo compleanno – aveva subito un’operazione chirurgica al cuore, un bypass a causa di un’ostruzione coronarica. La sua famiglia e morì per le conseguenze di quell’operazione.

Fu il primo uomo a mettere piede (il sinistro, per la precisione) sulla Luna, alle 2.56 ora di Greenwich del 21 luglio 1969, pronunciando la famosa frase «That’s one small step for [a] man, one giant leap for mankind», ovvero «Questo è un piccolo passo per un uomo, un grande salto per l’umanità». Aveva 38 anni. Quel giorno lui e Edwin “Buzz” Aldrin passarono circa tre ore sul suolo lunare. Armstrong e Aldrin sono due delle uniche dodici persone che abbiano messo piede sulla Luna (e su qualsiasi altro oggetto celeste diverso dalla Terra, se è per questo), tutte americane e tutte tra il 1969 e il 1972. Armstrong abitava da una decina d’anni a Indian Hill, un sobborgo di Cincinnati, nello stato americano dell’Ohio. Negli anni successivi alla missione lunare aveva fatto relativamente poche apparizioni pubbliche, preferendo una vita riservata: non ebbe un ruolo di primo piano, certamente anche per suo volere, nelle celebrazioni del 25esimo anniversario dello sbarco, e sembrava avere una relazione conflittuale con la stessa impresa che aveva compiuto. Durante un’intervista al celebre programma di CBS News 60 Seconds, messo davanti alla possibilità che le impronte degli astronauti dell’Apollo 11 rimanessero impresse sulla superficie lunare per migliaia di anni, disse: «Spero che qualcuno vada lassù uno di questi giorni e le pulisca». Un’altra sua frase celebre fu «Immagino che tutti noi vogliamo essere riconosciuti non per un breve fuoco d’artificio, ma per il bilancio del nostro lavoro quotidiano.» Si descrisse una volta, 20 anni fa, con l’espressione «nerdy engineer».

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