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Accadde oggi: il 19 aprile del 2005 il cardinale Ratzinger diventa Papa Benedetto XVI dopo la morte di Giovanni Paolo II Attualità 

Accadde oggi: il 19 aprile del 2005 il cardinale Ratzinger diventa Papa Benedetto XVI dopo la morte di Giovanni Paolo II

Accadde oggi: il 19 aprile del 2005, 15 anni fa, Joseph Ratzinger viene eletto Papa. Succede a Giovanni Paolo II fino al 28 febbraio 2013 quando lascia il trono più alto della Chiesa di Roma per Jorge Mario Bergoglio, l’attuale Papa Francesco Quello che si apre la sera di lunedì 18 aprile 2005, sedici giorni dopo la morte di Giovanni Paolo II, è un conclave che appare difficile. Manca, secondo molti osservatori, un candidato forte alla successione del Papa polacco tra i successori di Pietro che è stato il secondo per longevità di regno, dopo il beato Pio IX. Il cardinale Joseph Ratzinger, 78 anni compiuti due giorni prima dell’inizio delle votazioni, dal 1982 Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, da almeno un anno viene considerato «papabile» ma gli esperti di cose vaticane lo ritengono piuttosto un candidato «di bandiera» e non credono che ce la possa fare. Innanzitutto a motivo dell’età (tre anni in più di quella della pensione, secondo la regola stabilita da Paolo VI che impone ai vescovi di rassegnare le dimissioni al compimento del 75° anno), del ruolo svolto fino a quel momento (il custode dell’ortodossia cattolica, spesso criticato per l’azione svolta dal suo dicastero contro il dissenso) e della provenienza geografica. C’è però un gruppo consistente di cardinali che intende sostenerlo e portarlo al Soglio. Durante tutto il periodo della sede vacante, Ratzinger ha svolto un ruolo di primo piano, in quanto decano del sacro collegio cardinalizio: è lui a celebrare le esequie del predecessore, è lui a presiedere le congregazioni dei cardinali in vista del conclave, è lui a celebrare la messa «pro eligendo Pontifice» che la mattina di lunedì 18 aprile precede l’ingresso in conclave dei 115 porporati elettori. In quella occasione il decano pronuncia un’omelia contro la «dittatura del relativismo», auspicando che il nuovo Papa possa porvi un freno.
I retroscena del conclave sono stati ricostruiti nei minimi dettagli grazie al «diario» di un porporato che vi ha partecipato: alla quarta votazione, nel pomeriggio di martedì 19 aprile, Joseph Ratzinger viene eletto con 84 voti. L’unico suo antagonista, nelle votazioni precedenti, è stato l’argentino sessantanovenne Jorge Mario Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires, che arriva a 40 voti. Per la prima volta dopo molti secoli, i due candidati più votati non erano italiani. Le preferenze indirizzate verso i «papabili» dell’Italia sono poche: 9 i voti per l’arcivescovo emerito di Milano, Carlo Maria Martini, 6 quelli del Vicario di Roma Camillo Ruini e 4 quelli del Segretario di Stato Angelo Sodano. I cardinali elettori hanno scelto uno degli unici due porporati non nominati da Giovanni Paolo II, ma che devono il cappello cardinalizio a Paolo VI.
Dopo meno di un giorno di conclave e contro molte previsioni sulla sua durata e sul suo esito, Joseph Ratzinger viene eletto e prende il nome di Benedetto XVI. Appena designato spiegherà ai colleghi, parlando in fluente latino, di averlo scelto per collegarsi al suo santo preferito, Benedetto, padre fondatore dell’Europa e grande civilizzatore dell’Occidente, e in continuità con Benedetto XVI, che guidò la Chiesa negli anni difficili della Grande Guerra lanciando inascoltati appelli per la pace. Al suo primo apparire dalla loggia centrale di San Pietro, il nuovo Papa saluta i fedeli definendo se stesso «un umile lavoratore della vigna del Signore».

Nato il 16 aprile 1927 a Marktl sull’Inn, in Baviera, Joseph Ratzinger è il terzo dei tre figli di un gendarme. La famiglia si sposta spesso da un paese all’altro, a causa dei trasferimenti del padre. La giovinezza di Joseph non è facile e avviene della Germania nazista. La famiglia Ratzinger è ostile al regime e Joseph si asterrà dal frequentare le esercitazioni scolastiche della «Gioventà hitleriana» alla quale viene forzatamente arruolato. A 16 anni, quando la guerra sta ormai per finire, viene inserito nei ranghi dell’esercito nei servizi ausiliari antiaerei. Diserta, sfidando la morte e viene internato per un breve periodo in un campo di prigionia americano.

Avverte piuttosto precocemente la vocazione. Studia filosofia a Monaco, quindi teologia a Frisinga ed è ordinato sacerdote il 29 giugno 1951. Si dedica all’insegnamento universitario a Bonn, Münster, Tubinga e Ratisbona. Partecipa al Concilio Vaticano II come esperto del cardinale Frings di Colonia ed è considerato uno dei più promettenti teologi dell’epoca postconciliare.
Il 24 marzo 1977 Paolo VI lo nomina arcivescovo di Monaco di Baviera e due mesi dopo lo crea cardinale, nel suo ultimo concistoro. Ratzinger partecipa ai due conclavi del 1978 per l’elezione di Papa Luciani e di Papa Wojtyla.
Nel novembre 1981, Giovanni Paolo II lo nomina successore del cardinale croato Franjo Seper alla guida della Congregazione per la dottrina della fede. Ratzinger diventa il principale e più fidato collaboratore di Wojtyla e assicura l’attenzione dottrinale al suo pontificato itinerante. Sotto la sua guida l’ex Sant’Uffizio pubblica numerosi documenti importanti. Il testo dottrinale più significativo è certamente il nuovo Catechismo della Chiesa cattolica, pubblicato nel 1992, la cui stesura viene coordinata da Ratzinger.

Chiamato «panzerkardinal» e «Prefetto di ferro», Joseph Ratzinger non gode di buona stampa e viene attaccato per i suoi interventi sulla teologia della liberazione e su certe correnti del dissenso ecclesiale, tutte decisioni volute e condivise da Giovanni Paolo II.
A dispetto dell’immagine che gli è stata cucita addosso, Ratzinger è una persona sensibile, per nulla prevaricatrice, che nei lunghi anni trascorsi nella Curia romana (è stato il capo dicastero più longevo che ha accompagnato il pontificato wojtyliano) ha scritto libri e fatto interventi contro l’eccesso di burocrazia nella Chiesa e per la riscoperta del vero senso della liturgia, spesso smarrito nell’errata applicazione della riforma conciliare che su questo campo ha portato a molti abusi. Così Ratzinger aveva spiegato la funzione del magistero e dunque la stessa funzione della sua Congregazione: «Il magistero ecclesiale protegge la fede dei semplici; di coloro che non scrivono libri, che non parlano in televisione e non possono scrivere editoriali nei giornali: questo è il suo compito democratico. Esso deve dare voce a quelli che non hanno voce».
Già nelle prime settimane dopo l’elezione, Benedetto XVI ha dato una sua impronta al pontificato. Una prima decisione importante è stata quella di non celebrare più di norma le beatificazioni, riservandosi soltanto le canonizzazioni: era dai tempi di Paolo VI che il Papa celebrava entrambe e questo aveva fatto perdere, nel senso comune dei fedeli, la differenza tra questi due «gradi» di santità. Anche se in sei anni di pontificato ha derogato due volte a questa norma: la prima nel settembre 2010, durante il viaggio nel Regno Unito, conclusosi con la beatificazione del cardinale Newman.

E la seconda, il 1° maggio 2011, quando ha beatificato il predecessore, Giovanni Paolo II. Fin dall’inizio del suo ministero, Benedetto XVI ha voluto sottolineare che quello del vescovo di Roma è un «servizio». «Il Papa non è un sovrano assoluto, il cui pensare e il cui volere sono legge, ma è un uomo fragile e debole»: con queste parole, durante la presa di possesso della cattedra papale nella basilica del Laterano, Ratzinger ha voluto spiegare quale sia la natura della missione del successore di Pietro. Sottolineature da leggere soprattutto in chiave ecumenica, dato che proprio l’impegno in favore dell’unità dei cristiani è stato uno dei punti nodali del primo intervento del nuovo Papa. Nel discorso rivolto alla città di Roma e al mondo all’indomani dell’elezione, Ratzinger ha anche spiegato che il Papa deve mostrare la luce di Cristo, non la propria. Questo aspetto è stato evidenziato già diverse volte, con la decisione di Benedetto XVI di terminare alcuni importanti appuntamenti pubblici con l’adorazione eucaristica: è accaduto così a Colonia nell’agosto 2005, in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù (un appuntamento già stabilito dal suo predecessore che ha fatto sì che il primo viaggio internazionale del nuovo Papa fosse proprio un ritorno della sua Germania); lo ha fatto nell’ottobre 2005 convocando i bambini della prima comunione in Piazza Sajmn Pietro.

Lo ha ripetuto durante la Giornata mondiale della Gioventù a Sidney nel 2008. Il recupero dell’adorazione eucaristica, la concessione delle indulgenze, vanno vedere come Benedetto XVI intenda recuperare alcuni elementi tradizionali del cristianesimo pur senza far fare alla Chiesa dei passi indietro.
Un altro aspetto sul quale il nuovo Papa ha insistito è la preoccupazione per una cultura che tende ad escludere in tutti modi Dio dalla vita pubblica, relegando la religione a un fatto puramente privato. nel 2013 si è ritirato cedendo il posto a Papa Francesco.

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