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Accadde oggi: 76 anni fa a Balvano il più grande disastro ferroviario della storia con circa 600 morti Attualità 

Accadde oggi: 76 anni fa a Balvano il più grande disastro ferroviario della storia con circa 600 morti

Il 3 marzo del 1944, 76 anni fa, il disastro ferroviario di Balvano.  Un viaggio verso la speranza di procurarsi da vivere si trasformò in una trappola infernale, ricordata, per numero di vittime, come la più grave tragedia ferroviaria della storia d’Italia. Con le città provate dalla rappresaglia nazista e dai primi bombardamenti alleati, all’inizio del 1944 in molti cercavano di acquistare cibo e generi di prima necessità dai contadini dei monti lucani, scambiando sigari e altri prodotti distribuiti dai militari americani. Questa necessità spinse centinaia di cittadini, provenienti per lo più dalle province di Napoli e Salerno, a salire sul treno merci 8017, partito da Napoli nel pomeriggio di giovedì 2 marzo e diretto a Potenza. Alla stazione di Salerno, in sostituzione di quella elettrica non più utilizzabile nel tratto dopo Battipaglia, vennero posizionate due locomotive a vapore in testa al convoglio (di regola venivano suddivise tra le due estremità del treno). Una decisione scellerata, che unita alla forte pendenza del tratto, all’eccessivo carico di passeggeri, circa seicento, e all’alto tasso di umidità, fece perdere aderenza al mezzo, bloccandolo nella galleria tra le stazioni di Balvano e di Bella-Muro Lucano. Qui, lo spazio angusto della galleria e l’assenza di vento alimentarono la diffusione dei gas tossici (causata anche dalla pessima qualità del carbone), sprigionati dalle caldaie, in tutti i vagoni, facendo perdere i sensi, fino alla completa asfissia, al personale e ai passeggeri. Solo in due scamparono alla morte, un fuochista e il frenatore del carro di coda.  In nome della ragion di Stato, la vicenda venne fatta passare sotto silenzio, impedendo per anni una precisa stima delle vittime, tutt’oggi oscillante tra le 521 identificate e le 600 presunte da diverse fonti (con il prezzo più alto pagato dalla comunità di Resina, l’odierna Ercolano), e l’accertamento delle responsabilità dell’accaduto, liquidato dall’allora commissione parlamentare come «sciagura per cause di forza maggiore».

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