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Sequestrati beni e vitalizio ad ex consigliere regionale della Campania Italia e Mondo 

Sequestrati beni e vitalizio ad ex consigliere regionale della Campania

Le indennità maturate durante la carica di consigliere regionale (2005-2010) e il vitalizio ancora da percepire, oltre a beni mobili e immobili, per un valore totale di 4 milioni di euro, sono stati confiscati dalla Polizia di Stato e dalla Guardia di Finanza di Caserta a Nicola Ferraro, 59enne ex consigliere regionale dell’Udeur, imprenditore dei rifiuti ritenuto un colletto bianco del clan dei Casalesi, condannato con sentenza definitiva per concorso esterno in associazione camorristica.

Poliziotti e finanzieri hanno eseguito il decreto emesso dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Il provvedimento rappresenta la fase conclusiva di un’articolata indagine svolta dalla Divisione Polizia Anticrimine della Questura di Caserta e dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria delle fiamme Gialle del capoluogo, che ha permesso di ricostruire gli asset patrimoniali e finanziari che risultavano nella disponibilità di Nicola Ferraro, sia diretta che tramite i suoi familiari; beni che secondo gli investigatori sarebbero stati acquisiti con i proventi delle attività illecite.

In particolare sono stati sottoposti a confisca  nove fabbricati (a CasertaCasal di PrincipeGaetaFormia), un terreno, le quote di due società, un’autovettura e una moto, le disponibilità finanziarie  presenti in numerosi conti correnti, conti di deposito ed altri investimenti finanziari, e soprattutto le indennità ricevute per l’intero periodo di consiliatura alla Regione Campania, per un valore di oltre 800mila euro (834.226 euro), nonché il vitalizio da corrispondere per la sua ex qualità di consigliere regionale, che maturerà tra qualche mese alla data del raggiungimento del sessantesimo anno di età.

Ferraro è stato riconosciuto dalla sentenza passata in giudicato nel 2015 (emessa in primo grado dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, quindi dalla Corte di Appello di Napoli), come imprenditore e politico colluso, almeno dal 2000 in poi e comunque già prima della sua elezione al Consiglio Regionale della Regione Campania, avvenuta nel 2005, con i reggenti del Clan dei casalesi, fazioni Schiavone e Bidognetti; rapporti che Ferraro avrebbe sfruttato per farsi eleggere e soprattutto per affermare sul territorio la sua azienda di rifiuti, l’Ecocampania srl, che per parecchi anni si aggiudicò gare per lo svolgimento di servizi ambientali in comuni del Casertano e di altre parti d’Italia.

La pericolosità sociale del Ferraro – si legge in una nota congiunta di Polizia di Stato e Guardia di Finanza – è stata dimostrata dalla sua continuativa disponibilità a porsi come intermediario tra gli amministratori degli Enti locali e le organizzazioni criminali di riferimento, per drenare a favore di queste ultime appalti e contributi pubblici, riuscendo quasi a monopolizzare il redditizio settore economico della raccolta e smaltimento dei rifiuti, e non solo nel territorio casertano”.

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