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Voto di scambio, chiusa l’inchiesta a Napoli: 27 indagati Cronaca Italia e Mondo 

Voto di scambio, chiusa l’inchiesta a Napoli: 27 indagati

Per sostenere un candidato alla municipalità di Napoli, la mamma del boss della Vanella Grassi voleva la costruzione di un centro per anziani nel quartiere. Il futuro capogruppo di Forza Italia in consiglio comunale, Stanislao Lanzotti avrebbe promesso 500 euro, pagandone poi 100, in cambio di preferenze. Il consigliere regionale Michele Schiano di Visconti avrebbe accettato l’offerta di un posto di lavoro a una donna da lui segnalata per far entrare un candidato in lista. Pur profondamente ridimensionata nella fase cautelare (quando il gip ha bocciato 81 richieste di custodia) e ora anche nelle conclusioni della Procura, sta per arrivare davanti al giudice l’inchiesta del pool anticamorra che accanto alle presunte collusioni tra il clan Di Lauro di Scampia e gli imprenditori Stefano e Salvatore Marano ha preso in esame anche i tentativi di inquinamento del voto nella periferia settentrionale di Napoli in quattro tornate elettorali: le Provinciali del 2009, le Regionali del 2010, le Politiche del 2013 e le Comunali del 2016.I pm Maurizio De Marco e Henry John Woodcock hanno chiuso con 27 avvisi l’indagine che disegna uno spaccato preoccupante delle campagne elettorali condotte in alcuni quartieri della città. Con l’accusa di voto di scambio, rischiano il processo il consigliere regionale, oggi in Fratelli d’Italia, Michele Schiano di Visconti, il capogruppo di Forza Italia in consiglio comunale Stanislao Lanzotti, l’ex parlamentare Antonio Milo. L’episodio contestato a Schiano di Visconti risale alle Comunali del 2016, quando il consigliere regionale era referente di Scelta Civica. Salvatore Marano e un altro indagato, Stefano Agrippino, gli avrebbero promesso di garantire un posto di lavoro a una donna per ottenere la candidatura di Raffaele Ambrosino, non indagato. Alla campagna per le Comunali del 2016 risale la vicenda contestata a Lanzotti, così come per Milo, che all’epoca dei fatti era il riferimento della lista di Ala e avrebbe proposto anche posti di lavoro in cambio di sostegno elettorale. Voto di scambio anche l’accusa contestata ad Annunziata Petriccione, madre del boss della Vanella Grassi Antonio Mennetta, e Ida Cutarelli, consigliera di municipalità a Miano, imparentata con presunti esponenti del clan Lo Russo. Quest’ultima, durante la campagna per le ultime Comunali, avrebbe chiesto a un altro indagato, Salvatore Vignati, che lavorava all’ospedale Monaldi, “prestazioni ospedaliere” per alcuni elettori. Sono indagati per reimpiego di denaro invece i fratelli Stefano e Salvatore Marano, che secondo la Procura avrebbero accumulato un ingente patrimonio immobiliare investendo soldi provenienti dalle attività criminose del clan Di Lauro. Su richiesta della Procura, il giudice Lucia De Micco ha invece archiviato numerosi altri capi d’imputazione.
Fra gli altri, nel capitolo sul presunto voto di scambio, il gip ha escluso reati con la formula ” perché il fatto non sussiste ” nei confronti dell’ex assessore regionale Severino Nappi, difeso dall’avvocato Alfonso Furgiuele da poco passato da Forza Italia alla Lega, del senatore forzista Luigi Cesaro, del presidente della Municipalità Miano Maurizio Moschetti e dell’ex consigliere regionale Pietro Diodato. Il giudice- scrive repubblica- ha anche escluso l’ipotesi di associazione per delinquere finalizzata a impedire o ostacolare il libero esercizio del voto che era stata configurata inizialmente dalla Procura e altri capi d’accusa di riciclaggio e interposizione fittizia ipotizzati nei confronti dei fratelli Marano, assistiti dagli avvocati Amedeo Bucci de Santis e Raffaele Esposito. Per gli indagati raggiunti da avviso di chiusura delle indagini, la parola passa ora alla difesa, che ha venti giorni di tempo per le contromosse: gli avvocati potranno depositare memorie, chiedere interrogatori o supplementi d’indagine. Poi il pm deciderà sulle richieste di rinvio a giudizio.

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