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Vincenzo Rago brinda alla nuova vita che il Portogallo gli ha regalato

Vincenzo Rago ci ha creduto ed oggi brinda alla nuova vita che il Portogallo gli ha regalato. Un vero e proprio amore a prima vista, come riporta il sito salernoinweb.it, quello scoccato con la terra lusitana: sin dagli albori della prima esperienza nel 2012 – in occasione dell’Erasmus universitario – il giovane salernitano lega radici e prospettive lavorative alla celebre “terra dei navigatori”, tanto da riuscire ad imporsi nel mondo e nel metodo sportivo nazionale, divenendo il preparatore atletico della nazionale femminile portoghese e della classe arbitrale internazionale.

Come tanti italiani residenti all’estero, ha affrontato il delicato momento di pandemia con Salerno nel cuore e lo sguardo perennemente rivolto oltre confine, alla vicina Spagna defraudata anch’essa dal nemico invisibile Coronavirus.

“Qui i numeri sono stati più contenuti – afferma Rago – rispetto agli altri paesi europei. Una volta avvertito il pericolo, il governo portoghese si è premunito con misure restrittive che hanno limitato il contagio. È indubbio il fatto che qui ci sono meno abitanti (11 milioni circa, isole comprese) e, probabilmente, la situazione è risultata più gestibile, ma non si può discutere sul fatto che il modello progettato dai vari ministeri lusitani abbia portato i suoi frutti. Diciamo che la situazione in Portogallo non è risultata tragica come quella italiana, anche perché forse c’è stato uno sforzo maggiore nel tentativo di rispettare le regole». Categorico e schietto nella sua disamina dei fatti di cronaca che hanno caratterizzato gli ultimi tre mesi della cronaca mondiale, Vincenzo dirige le sue attenzioni sul modus operandi lavorativo, che non ha apportato stravolgimenti in termini quantitativi: «Nell’ambito del supporto agli atleti che realizziamo attraverso il “Dipartimento salute e performance”, ho avuto la possibilità di svolgere le mie attività da casa, senza conseguenze rilevanti. È venuto meno il lavoro sul campo, ma mi sono concentrato meglio sui cosiddetti dati analitici: trattamento, gestione, organizzazione delle informazioni degli allenamenti in banche dati da convertire e tradurre in informazione pratica per allenatori e atleti. Attraverso il dipartimento di formazione, ricerca e sviluppo della Portugal Football School – inoltre – abbiamo avuto modo di approfondire il nostro operato quotidiano, concentrando su ricerche ed esperimenti in collaborazione con università locali e straniere. Varie sono state le tematiche inerenti agli accorgimenti che saranno attuate nel nuovo modo di intendere il calcio da un punto di vista fisico e fisiologico, come migliorare e mantenere la prestazione, accelerare il recupero, ridurre il rischio di infortunio”.

“Non è stato difficile integrarmi in una realtà, per certi versi, simile al mondo italiano. Dopo la prima esperienza vissuta in occasione dell’Erasmus del 2012, ho vinto una borsa di dottorato di ricerca istituita nel 2019 dal Governo e sviluppata dall’Università di Oporto, dall’Università del Sud della Danimarca (Odense) e dalla Portugal Football School: ho accettato questa sfida stimolante, nonostante fossi reduce da un anno come preparatore alle dipendenze della Salernitana. La mia esperienza può essere intesa come un monito di speranza: si può credere nei propri progetti. La chiamata della nazionale femminile del Portogallo, in occasione di una tournèe negli Stati Uniti nell’agosto del 2019, rappresenta l’apice di un percorso di crescita professionale che mi inorgoglisce. Nell’immediato, l’obiettivo con la nazionale è la qualificazione agli Europei femminili previsti per il 2022”

mm

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