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Viaggi in auto da clienti e trasferte vanno pagati ai dipendenti. Quanto e come, nuove regole 2019 Italia e Mondo 

Viaggi in auto da clienti e trasferte vanno pagati ai dipendenti. Quanto e come, nuove regole 2019

Si tratta di una sentenza destinata a rappresentare un importante precedente con conseguenze dirette nei rapporti di lavoro tra datore e dipendente. Secondo la Corte di Cassazione il tempo trascorso in auto per i viaggi da un cliente all’altro è da conteggiare tra le ore di lavoro. E di conseguenza, se va al di là delle ore in ufficio stabilite da contratto, van considerato uno straordinario e di conseguenza va corrisposto un supplemento in busta paga. I giudici della Corte di Cassazione lo dicono chiaramente e senza possibilità di interpretazione: le ore in viaggio vanno pagate. E se, ad esempio, il lavoratore affronta lunghe code in autostrada, ogni minuto extra trascorso nell’abitacolo corrisponde a un surplus nello stipendio mensile. Insomma, rimanere seduti in ufficio davanti a un computer oppure in auto con sotto agli occhi la strada da percorrere non fa differenza.

La decisione si è resa necessaria in seguito al ricorso proposto da un elettricista al suo datore di lavoro per nulla intenzionato a riconoscere in termini economici il tempo trascorso in auto per raggiungere quasi tutti i giorni i due comuni in cui era richiesta il suo intervento. Le distanze percorso erano insomma tali da allungare lavorativamente le giornate ben oltre l’orario concordato. Alla base della sentenza dei togati c’è un concetto: il tempo trascorso in auto è stato messo a disposizione del datore di lavoro e come tal va pagato. E di conseguenza, nel caso del lavoratore salentino, ha obbligato l’azienda a versare gli straordinari. A ben vedere, la decisione della Corte di Cassazione va nella scia di una precedente pronuncia della Corte di Giustizia europea e che ora entra in pieno nell’ordinamento nazionale.

La Suprema Corte avverte: i viaggi in auto sono ore di lavoro e vanno pagate. Ma prima ancora ci aveva pensato una direttiva dell’Unione europea a sancire come tutto il tragitto di lavoro si da considerato come remunerato. Provando a estremizzare il concetto, anche il tempo trascorso in auto per tornare a casa dopo la fine dell’orario di lavoro da contratto, minuti o ore che siano va conteggiato e pagato. Allo stesso modo di quanto dovrebbe succedere in caso di permanenza un ufficio per lo svolgimento delle ultime mansioni. Naturalmente occorre una precisazione di fondo: il tempo supplementare deve essere effettivamente trascorso nell’ambito dell’esercizio delle funzioni e non, ad esempio, giocano con il cellulare o andando a fare la spesa al supermercato. E allo stesso tempo non va fatto confusione con la reperibilità perché in questo caso il “contatore economico” scatta al momento della chiamata.

Infine, altra precisazione, non è indispensabile l’utilizzo dell’auto aziendale e né timbrare il cartellino. In linea di massima e al netto di eccezioni e casi particolari, l’orario di lavoro è di 40 ore settimanali e non può superare le 48 ore comprensive dello straordinario per ogni periodo di 7 giorni, calcolato come media in un periodo non superiore a 4 mesi. (fonte: businessonline.it)

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