Uccise il socio ma non andrà in galera perchè “malato”
Il 56enne Pasquale Balzano uccise, l’estate 2015 in via Lo Porto, alla periferia di Scafati, con 77 forbiciate il socio in affari Giuseppe Desiderio ma non farà più un giorno di carcere.
Questa la decisione dei giudici della Corte d’Assise d’Appello del Tribunale di Salerno, che ieri mattina ha dichiarato “non imputabile al momento del fatto” perchè non in grado di intendere e di volere. I suoi avvocati hanno chiesto il ricovero a Villa Chiarugi, struttura di Nocera Inferiore, dove Balzano in passato è stato già preso in cura per altri disturbi.
Ribaltata, dunque, la sentenza di primo grado, quando nel giugno 2016 il giudice Paolo Valiante aveva rigettato la richiesta di una perizia psichiatrica e poi condannato Balzano, alias “o’ pazz”, a 20 anni di reclusione con l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e legale per la durata della pena. Secondo i giudici era pienamente consapevole di intendere e di volere durante l’omicidio ed era pienamente capace di sostenere il giudizio. Il castello di accuse però è caduto ieri mattina, grazie anche alla perizia richiesta dai legali dell’uomo e concessa dal collegio giudicante della Corte d’Assise d’appello, presidente Massimo Palumbo e relatore Vincenzo Siani.
Quando Balzano uccise Desiderio non era in grado di intendere e di volere, vittima di un raptus di follia che lo portò ad ammazzare quello che era il suo socio in affari e amico di vecchia data. Un’infermità riconosciuta dai consulenti di parte della magistratura, che poi ieri ha emesso la sentenza che ha ribaltato il tutto. Ora Balzano, come previsto dal provvedimento depositato ieri, dovrà soggiornare per i prossimi dieci anni in una Rems, residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza.
Fino ad allora Balzano è stato in carcere, dove avrebbe dovuto scontare i 20 anni ricevuti dalla prima sentenza. A ricostruire il movente che aveva armato la mano “Pasquale o’pazz”, sono state le testimonianze di chi conosceva entrambi. Desiderio e Balzano lavoravano insieme, con quest’ultimo che seguiva il commerciante di verdura e fiori nei suoi giri quotidiani per Scafati. Ma tra i due i rapporti erano diventati tesi, soprattutto per motivi economici.