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Tumore al colon, anziano di 82 anni salvato dai medici dell’Umberto I di Nocera Cronaca Provincia e Regione 

Tumore al colon, anziano di 82 anni salvato dai medici dell’Umberto I di Nocera

Salvato ad 82 anni da un male incurabile. Un tumore, apparentemente non operabile, asportato all’’ospedale Umberto I. Un intervento chirurgico delicatissimo che ha visto protagonisti il primario Francesco Salzano e il dottore Luigi Sparavigna che sono intervenuti con la loro equipe. Un quadro clinico disperato, quello di G.L., 82enne di Scafati, affetto da un cancro al colon che inoltrava duodeno e stomaco. L’anziano è stato operato seguendo una procedura complessa, per ammissione degli stessi medici, per la difficoltà c bassa percentuale del caso. «Mentre lo stomaco e il colon possono essere asportati c ricostruiti, il duodeno è una struttura anatomica particolarmente delicata – spiega il dottore Sparavigna -. Abbiamo però dimostrato che, pur non avendo modo di suturarlo poiché la lesione infiltrava una porzione del duodeno anatomicamente particolare, un accorto decorso post-operatorio. tra medicazioni e drenaggi quasi quotidiani, ha consentito una ricostruzione naturale della stessa lesione». Il chirurgo ribadisce come «l’intervento è importante, ma lo è altrettanto seguire il paziente in seguito nel decorso post operatorio. LI malato non va lasciato ad altre cure, ma deve essere l’operatore stesso a occuparsi di lui, perché solo con un attento monitoraggio e cure quotidiane si può raggiungere un risultato». Sparavigna entra, quindi, nello specifico delle difficoltà che si erano presentate con il paziente affetto da tumore al colon: «Nel duodeno passa la bile, liquido assai corrosivo che ritarda la cicatrizzazione dei tessuti. 11 paziente aveva intestino e stomaco occlusi. È stata scoperta una neoplasia particolarmente estesa, ma non ci siamo arresi e siamo riusciti ad arrivare alla cicatrizzazione. Spesso ho effettuato operazioni di questo tipo, ma non con una massa così estesa e con l’obbligo di lasciare il duodeno aperto, che è un caso molto più raro. Quasi sempre per il paziente la prognosi è infausta, poiché la bile finisce nell’addome e causa una peritonite. La zona aperta va drenata bene e, ripeto, rispetto ad altri casi, questi pazienti vanno seguiti anche successivamente all’intervento, pure a domicilio. Questa è la rilevanza scientifica da sottolineare». L’esito dell’intervento e del decorso postoperatorio, nelle modalità descritte dal chirurgo, è stato un completo successo: «Tutto ciò ha consentito al paziente di sopravvivere al tumore, continuando a condurre una vita nonnaie. In caso contrario, sarebbe deceduto nel giro di pochi giorni. È’ guarito in circa un mese e mezzo. I processi di riparazione fisiologica dell’organismo hanno fatto il resto».

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