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Troppo caldo, tanti turisti e mancanza del servizio trasporto alunni: a Pisciotta la campanella suona lunedì 18 settembre Provincia Provincia e Regione 

Troppo caldo, tanti turisti e mancanza del servizio trasporto alunni: a Pisciotta la campanella suona lunedì 18 settembre

Slitta il ritorno a scuola. Troppo caldo e tanti turisti in strada sono le motivazioni insieme alla mancanza del servizio di trasporto. Il ritorno in classe, salvo sorprese, nel borgo cilentano dovrebbe arrivare per lunedì 18 settembre. Nell’ordinanza sindacale si legge che «il Comune di Pisciotta e più in generale l’intero tratto costiero comunale con le frazioni Marina e Caprioli, costituisce una meta turistica di notevole pregio ambientale con i conseguenti risvolti economici e sociali. Anche nel corrente mese di settembre il territorio comunale è interessato da un persistente flusso turistico con evidenti ripercussioni sul traffico, sulla sicurezza e sulla gestione della viabilità, nonché sulla fruizione delle aree di parcheggio adiacenti il plesso scolastico di Pisciotta Capoluogo».

E sono ancora in corso le procedure per l’affidamento del trasporto scolastico: «il servizio di trasporto scolastico non risulta ancora efficace in quanto la richiesta del funzionario responsabile non è stata riscontrata positivamente dalle ditte invitate e conseguentemente la procedura di gara avviata è risultata deserta, occorrendo pertanto effettuare un affidamento provvisorio del servizio suddetto che necessita di tempi adeguati».

Altro motivo è legato al persistere delle alte temperature: «le attuali condizioni meteorologiche con temperature oscillanti sui 30 gradi non consente una fruizione agevole delle attività didattiche in aule prive di idoneo impianto di condizionamento ». È stata quindi disposta la chiusura degli istituti scolastici di Pisciotta e Caprioli dal 13 al 17 settembre 2023, fissando l’avvio delle attività didattiche nel giorno 18 settembre. Liguori risulta l’unico al momento tra i sindaci del Cilento ad aver disposto un’apertura con quattro giorni di ritardo rispetto al calendario regionale. Lo scorso anno furono invece numerosi quelli che presero la medesima decisione.

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