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Siano, monta la protesta: ridateci il nostro stadio Provincia e Regione zonarcs 

Siano, monta la protesta: ridateci il nostro stadio

A Siano monta la protesta dei tifosi della Real Sianese 1961, che da giorni hanno tappezzato il paese con manifesti e striscioni di denuncia contro l’amministrazione comunale. Al centro delle contestazioni, il rischio di chiusura al pubblico dello stadio “Gigino Leo”, oggi omologato per un massimo di 100 spettatori a causa della mancata messa a norma dell’impianto.

Una situazione che rischia di penalizzare pesantemente la squadra, reduce dalla vittoria del campionato di Seconda Categoria e seguita da un numero sempre crescente di appassionati, in particolare giovani. In casa, sugli spalti, si radunano abitualmente oltre 500 persone, un entusiasmo che si ripete anche nelle trasferte.

Nonostante le promesse disattese dell’amministrazione, nessun intervento concreto è stato finora realizzato. E la rabbia dei tifosi cresce: “Il problema sembra non interessare a chi dovrebbe impegnarsi per la comunità – denunciano – eppure intorno a questa squadra si è costruito un progetto di solidarietà e legalità”.

La società sportiva teme di dover chiudere le porte dello stadio se la situazione non verrà risolta a breve, mentre i tifosi annunciano nuove forme di protesta pacifica per sensibilizzare l’amministrazione.

Nel testo dei manifesti, la posizione dei sostenitori è chiara e senza mezzi termini:

“Dopo proteste, appelli e segnalazioni, nulla è cambiato. Lo stadio continua a versare in uno stato di abbandono, tra il menefreghismo dell’amministrazione comunale e l’indifferenza generale. Noi continuiamo a fare la nostra parte, autofinanziandoci per portare in alto il nome di Siano. Ci hanno imposto un limite per entrare nello stadio, ma il vero limite è quello della coscienza. Non ci sarà resa. Lo stadio deve tornare ad essere un luogo vivo, degno di chi lo ama ogni giorno con passione.”

Un grido d’amore e d’orgoglio, quello dei tifosi della Real Sianese, che si battono non solo per una squadra, ma per un simbolo di identità e comunità che rischia di spegnersi nel silenzio.

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