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Salerno/Agro: la mappa dei clan nella relazione della Dia

Consegnate alla Camera le relazioni della Dia sulla criminalità in provinvia di Salerno nel primo semestre 2020. Esaminando nel dettaglio la provincia e le relative dinamiche delinquenziali, a Salerno il ruolo egemonico del clan D’AGOSTINO si è consolidato dopo anni di contrasti con sodalizi di più recente formazione che hanno talvolta tentato di scalzarlo, senza tuttavia riuscirvi, approfittando dell’esecuzione di provvedimenti custodiali nei confronti di esponenti apicali e affiliati e del conseguente vuoto di potere che si è venuto a creare. Peraltro, la recente scarcerazione di alcuni soggetti dall’indiscusso profilo criminale192, unitamente alla presenza di nuove leve prive di scrupoli operanti in sinergia con personaggi di elevato spessore, ha riacceso la competizione per affermare la leadership nel territorio di alcune zone cittadine, storicamente già oggetto di qualificati interessi malavitosi associativi. In tale contesto si inserisce l’inchiesta dei Carabinieri denominata “Prestigio”, avviata nel gennaio 2017 e conclusa il 9 giugno 2020 a Salerno, Bellizzi, Pontecagnano Faiano, Eboli, Fisciano, Caldonazzo (TN) e Rende (CS). L’8 maggio 2020 è stato scarcerato un esponente apicale del gruppo STELLATO-IAVARONE, sodalizio della zona orientale di Salerno che nel 2007/2008 diede vita ad una violenta contrapposizione con il clan PANELLA-D’AGOSTINO per la conquista criminale dell’intero capoluogo.

Le indagini hanno consentito di individuare e disarticolare l’operatività di cinque diversi sodalizi criminali, fra i quali spiccano, nel centro di Salerno, il clan PERSICO diretto da uno storico ex esponente del clan PANELLA-D’AGOSTINO che puntava al riconoscimento della leadership nel contesto criminale del capoluogo. Grazie, da un lato agli accordi con i NATELLAFRUNCILLO del quartiere Mariconda, interessati al controllo delle piazze di spaccio della città, e dall’altro al consenso del clan DE FEO utile per poter rifornire di droga i comuni di Acerno e Montecorvino Rovella, il gruppo PERSICO aveva acquisito il controllo del traffico e dello spaccio di stupefacenti194 in città e aree limitrofe.

Restando nella città di Salerno, la valenza del Porto “Manfredi” quale terminale commerciale di primo piano nel basso Tirreno e nel contesto più ampio del Mediterraneo ha assunto un’importanza fondamentale per lo sviluppo del traffico commerciale nazionale, con forte interesse verso il mercato estero. In proposito, il Procuratore della Repubblica di Salerno ha confermato come talune recenti indagini lascino ritenere “che alcune organizzazioni salernitane si siano, per quanto attiene al rifornimento di droga, emancipate dalla dipendenza dalle organizzazioni napoletane ed abbiano instaurato rapporti con gruppi operanti all’estero, approfittando dell’assoluta permeabilità del Porto cittadino…”.

Negli anni, grazie alla favorevole posizione geografica e all’efficiente rete di collegamento con l’entroterra, lo scalo marittimo è diventato polo di interesse anche per le organizzazioni criminali di altre province, soprattutto in relazione al narcotraffico. Al riguardo, il 15 giugno 2020 la Guardia di finanza, coordinata dalla DDA partenopea, ha sequestrato195 quasi 3 tonnellate di hashish e un milione di pasticche di amfetamine, all’interno di un container proveniente dalla Siria e in sosta temporanea presso il porto di Salerno. Di assoluto rilievo, inoltre, un’altra operazione, nell’ambito dello stesso procedimento penale, che è stata conclusa sempre dalla Guardia di finanza il 1° luglio 2020 con il sequestro in area portuale di n. 3 container riconducibili a una società svizzera di Lugano, al cui interno erano stipate 14 tonnellate di amfetamine in pasticche con il logo “captagon”. Anche nel traffico di T.L.E. e di rifiuti, il porto di Salerno risulta vulnerabile non solo alle condotte illegali della criminalità organizzata ma anche a quelle poste in essere da funzionari e pubblici ufficiali infedeli. In proposito, particolare rilievo assume l’indagine della Guardia di finanza, svolta nell’aera doganale dello scalo salernitano e conclusa nell’ambito dell’operazione “Tortuga”196 il 5 maggio 2020 con l’esecuzione di una misura cautelare nei confronti di 69 indagati, tra cui funzionari e spedizionieri doganali, operatori portuali, avvocati, sanitari, impiegati statali, ritenuti responsabili, a vario titolo, di contrabbando di T.L.E., peculato, corruzione, traffico internazionale di rifiuti, ricettazione, accesso abusivo, emessa dal GIP del Tribunale di Salerno il 24 aprile 2020, nei confronti di n. 38 persone responsabili, a vario titolo, di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, detenzione e porto abusivo di arma da guerra, lesioni, danneggiamento seguito da incendio ed estorsione. Nel corso delle indagini sono stati sequestrati, complessivamente, kg. 64 di hashish, kg. 3 di cocaina, gr. 300 di eroina, n. 4 pistole con munizionamento e n. 1 doppietta alterata a canne mozze con munizionamento.

Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Salerno, hanno avuto origine nel 2018 da una segnalazione dell’OLAF – Ufficio Europeo Antifrode – relativa ad un sospetto contrabbando di tabacco per narghilè in transito per il porto di Salerno e apparentemente destinato in Marocco. In particolare, è stato accertato che oltre 5 tonnellate dei T.L.E. erano state fittiziamente registrate in uscita dall’Ufficio doganale salernitano e immesse illecitamente nel mercato italiano con un’evasione dei diritti doganali stimata in oltre un milione e 200 mila euro. Sono emersi accordi corruttivi finalizzati alla predisposizione di controlli fittizi sulle merci sottoposte a verifica sia dal punto di vista amministrativo sia da quello sanitario. Nel corso delle indagini è stato, inoltre, accertato un traffico internazionale non autorizzato di rifiuti, ad opera di n. 2 spedizionieri doganali e n. 7 cittadini africani, con il conseguente sequestro di oltre 60 tonnellate di rifiuti anche speciali, nonché di oltre mille pannelli fotovoltaici e accumulatori di energia elettrica stipati in container destinati in Africa.

Sul territorio di Vietri sul Mare permane la presenza di soggetti riconducibili alla famiglia APICELLA dedita allo spaccio di stupefacenti e alle estorsioni. I comuni della costiera amalfitana, pur se non manifestamente interessati da sodalizi endogeni, non si sottraggono tanto alle dinamiche di infiltrazione nell’economia sana (in particolare nel settore turistico-alberghiero) tipiche della criminalità organizzata, quanto alle condotte corruttive da parte di pubblici amministratori. Al riguardo, il 5 giugno 2020 la Polizia di Stato di Salerno ha arrestato, nella flagranza del reato di concussione, il sindaco di un comune della costiera amalfitana resosi disponibile a regolarizzare una pratica amministrativa a fronte di compenso in denaro.

Nel Comune di Cava de’ Tirreni, immediato entroterra della costiera amalfitana, confinante con i comuni dell’agro nocerino-sarnese, permane l’influenza criminale dello storico clan BISOGNO, sebbene recenti inchieste abbiano evidenziato l’operatività di una sua articolazione rappresentata dal gruppo ben strutturato degli ZULLO. In tale ambito, il 3 febbraio 2020 la DIA ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare197 nei confronti di n. 5 soggetti, uno dei quali contiguo proprio al gruppo ZULLO, responsabili di usura ed estorsione aggravata dal metodo mafioso in danno di un operatore commerciale salernitano.

Nel medesimo contesto e quale sviluppo investigativo dell’operazione “Hyppocampus”198 del settembre 2018, il 27 marzo 2020, la DIA ha eseguito il decreto di sequestro preventivo199, per equivalente, di beni immobili e autovetture intestati a un professionista di Cava de’ Tirreni e alla consorte collegati a pregiudicati vicini al clan ZULLO e coinvolti in attività usurarie ai danni di un imprenditore edile locale. Sempre nel citato ambito, il 22 giugno 2020 la DIA ha anche eseguito la confisca200 di n. 2 aziende operanti nel settore della panificazione e rapporti finanziari – per un valore complessivo stimato in 2 milioni di euro – riconducibili a un soggetto organico ai citati ZULLO.

Nella Valle dell’Irno, in particolare nel comune di Mercato San Severino, a seguito del vuoto criminale provocato dalla disarticolazione di un gruppo riconducibile ai GRAZIANO di Quindici, è confermata l’operatività del gruppo DESIDERIO il cui promotore, originario di Pagani, attraverso sodali della zona si è imposto quale referente locale per le attività estorsive ai danni di commercianti e per i traffici di stupefacenti. Nei centri limitrofi di Baronissi, Fisciano e Lancusi, interessati dalla presenza di importanti insediamenti commerciali e del vasto indotto che ruota intorno al polo universitario, è attivo il clan GENOVESE che esercita ancora, nonostante sia stato interessato da diverse iniziative giudiziarie, una influenza criminale sul territorio.

Nell’Agro nocerino-sarnese, dove storicamente, hanno avuto origine sodalizi di tipo camorristico che hanno inciso sensibilmente sulle dinamiche criminali della Campania, si è assistito, nel corso degli anni, alla scomparsa di alcuni di essi e alla nascita di nuovi gruppi spesso guidati da soggetti aventi un consolidato spessore criminale acquisito in anni di pregressa militanza in storici clan. Nonostante l’incisiva e costante azione di contrasto delle Forze di polizia e della magistratura e la svolta collaborativa di esponenti di vertice dei vari sodalizi, la presenza criminale nel territorio ha mantenuto un’incidenza che, oltre alla pressione estorsiva e usuraia e alla gestione del traffico di stupefacenti, si è insinuata profondamente nel regolare funzionamento degli Enti territoriali e dei Comuni dell’area condizionandone l’attività.

Più nel dettaglio, il tessuto delinquenziale di Nocera Inferiore, sensibile all’influenza di clan attivi nei limitrofi Comuni napoletani, si mostra estremamente fluido e dagli equilibri incerti. Sebbene nel territorio le risultanze investigative confermino l’operatività dello storico clan MARINIELLO, agiscono autonomamente anche soggetti emergenti, dediti allo spaccio di stupefacenti e a reati predatori realizzati talvolta con azioni intimidatorie eclatanti.

Ad Angri, la collaborazione con la giustizia dei vertici dello storico clan NOCERA-Tempesta ha determinato una rapida evoluzione in seno alla criminalità organizzata locale che ha visto, di conseguenza, il tentativo da parte di giovani leve di imporsi nel controllo delle attività illecite anche con il sostegno di sodalizi attivi nei limitrofi Comuni dell’entroterra vesuviano determinando una precarietà negli equilibri. Sintomatico, in proposito, è il tentato omicidio del congiunto di un imprenditore attivo nel settore della sanificazione, esponente di spicco del clan, avvenuto il 25 maggio 2020. Le successive indagini hanno portato, il 30 maggio 2020, 200 Decreto n. 12/20 Racc. Decr. (n. 4/20 RMSP), emesso il 15 giugno 2020 dal Tribunale di Salerno.

Il 23 gennaio 2020 a Baronissi (SA), un esponente della famiglia GENOVESE è stato ferito da numerosi colpi di arma da fuoco. Come i GALASSO, LORETO, NOCERA, DE VIVO, MARINIELLO, VISCIANO e altri. Il 16 gennaio 2020, a Nocera Inferiore, i Carabinieri hanno eseguito un decreto di fermo di indiziato di delitto (n. 244/2020, convalidato, il 20 gennaio successivo, dal GIP del citato Tribunale con l’OCCC n. 244/2020 RGNR- 297/2020 RG GIP) nei confronti di un esponente del nucleo familiare del clan PIGNATARO, figlio del capoclan, ritenuto responsabile di rapina aggravata e spari in luogo pubblico. all’identificazione e al fermo di indiziato di delitto di n. 2 soggetti i quali avrebbero agito dopo aver rivolto al sanificatore una richiesta estorsiva.

A Pagani i FEZZA-D’AURIA PETROSINO sono stati colpiti nella loro operatività dalle diverse inchieste degli ultimi anni corroborate dalla scelta di collaborare con la giustizia intrapresa da alcuni affiliati. Possono tuttavia ancora contare su una notevole forza militare e su ingenti disponibilità economiche derivanti dall’usura, dalle estorsioni e dal traffico di stupefacenti, vantando una fitta rete di collaborazione con altri sodalizi campani. L’attuale assetto criminale vedrebbe un’evoluzione degli equilibri interni con l’affermazione criminale del gruppo DE VIVO che, unitamente ai FEZZA, potrebbe rimarcare la propria vocazione imprenditoriale in pregiudizio dei D’AURIA PETROSINO attualmente soccombenti.

A Sarno permane l’operatività del clan SERINO, esercitata in maniera estremamente silente, al fine di preservare quelle condizioni di assoggettamento e di omertà nella gestione delle attività illecite orientate nella distribuzione di videopoker, nella governance di scommesse on-line e in altri campi dell’imprenditoria. Nel territorio in disanima, senza evidenziare contrasti con l’indiscussa leadership del citato clan SERINO, si conferma la presenza di affiliati al gruppo PARLATO-GRAZIANO, collegato al sodalizio irpino GRAZIANO di Quindici (AV), dedito ad attività estorsive e all’infiltrazione negli appalti pubblici mediante ditte collegate.

Nel comprensorio sarnese prosegue tuttavia una situazione di instabilità criminale, come emerso, l’11 marzo 2020 in occasione dell’incendio di un deposito di stoccaggio e trasformazione di materie plastiche provenienti dalla raccolta differenziata per il recupero energetico, riconducibile a una società facente capo al congiunto di un esponente del disciolto cartello, denominato NUOVA FAMIGLIA, ucciso a Sarno nel settembre 2005.

Nei comuni di San Marzano sul Sarno e San Valentino Torio a seguito di defezioni determinate dalle diverse operazioni di polizia giudiziaria succedutesi negli anni e dalle varie collaborazioni con la giustizia, il clan ADINOLFI e il gruppo alleato IANNACO risultano oggi completamente disarticolati. Il conseguente “vuoto di potere” camorristico lascerebbe ampio spazio di manovra ad altre consorterie provenienti dalle vicine province di Napoli e Avellino, ovvero a nuove leve dedite alla commissione di reati in genere che, pur non essendo contigue a contesti di camorra, operano in modo organizzato al fine di ricavare illeciti profitti dalla commissione di estorsioni e dal traffico di stupefacenti. Analogamente, nei comuni montani di Sant’Egidio del Monte Albino e Corbara, continuano a operare soggetti affini allo storico clan SORRENTINO, affiancati anche da elementi strettamente riconducibili alle organizzazioni camorristiche attive nei comuni di Pagani e di Nocera Inferiore.

Il Comune di Scafati, per la sua posizione di confine tra la provincia di Salerno e quella di Napoli, rappresenta un importante crocevia per la conduzione di traffici illeciti e di alleanze strategiche tra gruppi criminali operanti a livello interprovinciale, in particolare, nel traffico di sostanze stupefacenti.

Nel territorio mantiene un ruolo egemonico il clan LORETO-RIDOSSO nonostante vertici e gregari siano stati destinatari di misure cautelari personali detentive. Nel contesto, è confermata anche la presenza dello storico clan MATRONE che, attraverso propri affiliati e grazie al sostegno dei sodalizi della vicina area vesuviana e stabiese – quali i CESARANO di Pompei, i D’ALESSANDRO di Castellammare di Stabia, gli AQUINO-ANNUNZIATA di Boscoreale e i GALLO di Torre Annunziata – è attivo principalmente nel traffico di droga e nelle estorsioni ai danni di commercianti e imprenditori della zona. Tuttavia, prosegue una situazione di instabilità criminale nell’intera area di riferimento in cui trovano sempre più spazio piccoli e autonomi gruppi dediti alla commissione di reati contro la persona e il patrimonio nonché impegnati nel traffico e nello spaccio di sostanze stupefacenti206.

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