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Salernitana, Giuseppe Tedesco il presidente più amato

Perchè Cronache ha voluto dedicare la controcopertina al Presidente della Salernitana Peppino Tedesco, nel centeraio della società? Perchè lo hanno deciso i tifosi in un sondaggio preparatorio al centenario fatto da Cronache: il più amato risultò il presidentissimo. Al secondo posto Aliberti. Non erano tempi facili gli anni in cui don Peppino decise di prendere le redini della società granata.  Sotto la sua presidenza festeggiò con la venuta del Milan i 50 anni (altro che la festa di piazza di stasera) della Salernitana e portò a casa il trofeo Beretti. E sfiorò la promozione in B, beffato dal Sorrento di Andrea Torino, con una squadra che è rimasta ancora nei cuori dei sostenitori della Salernitana. Iniziando da Pantani, tra i più grandi giocatori che ha avuto la Salernitana. Era la stagione 70-71, in panchina arriva Tom Rosati, l’uomo della B di qualche anno prima. Mi piace ricordare come allenatore in seconda don Mario Saracino. Rigotto, Valsecchi, Daolio, il bomber Bianchini, Pigozzi, Matteo Santucci, Viappiani lo stesso Fulvietto. Don Peppino era un papà per tutti e qualche anno fa al Polo Nautico tutta la banda venne a fargli gli auguri in una festa a sorpresa organizzata dal figlio Michele. Per questo don Peppino era amato, dietro quel vocione burbero c’era tanto amore e passione. Quello che manca oggi ma che i tifosi non hanno mai dimenticato. E con l’amato Tedesco non posso non ricordare l’amico e il dirigente più istrionico, oltre che bravo, che abbia avuto la Salernitana: Ciccio Florimonte, compagno di toga ma anche dell’avventura granata. Di aneddoti Ciccio Florimonte ne potrebbe raccontare a migliaia. Come quando riuscì ad iscrivere la Salernitana con una carta della Provincia, firmata da Marcello Torre, in cui si prometteva un contributo alla società. “Il debito – amava raccontare Florimonte era di 30 milioni, la promessa era di 50. “uasi quasi mi stavo facendo dare i venti milio ni di resto dalla Lega”. Unico.  Come don Peppino Tedesco.

 

 

fonte Le Cronache

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