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Report Legambiente 2019: “Troppi fenomeni meteorologici estremi, serve cambiare rotta. Basta abusivismi e scelte urbanistiche sbagliate” Attualità Primo piano 

Report Legambiente 2019: “Troppi fenomeni meteorologici estremi, serve cambiare rotta. Basta abusivismi e scelte urbanistiche sbagliate”

Il 2019 si è aperto con lunghissimi periodi di siccità record registrata al centro (nelle Marche in particolare) e al nord con livelli record di secca per il Po e incendi sull’Appenino Emiliano (va ricordato come 5mila metri quadri di bosco siano andati in fiamme a Baiso, in provincia di Reggio Emilia, a gennaio). Per Legambiente, l’anno che si sta concludendo ha registrato una conferma anche nell’incremento del numero e dell’intensità delle trombe d’aria che si sono abbattute su tutto il territorio italiano, con vittime ad Alvito (FR), Guidonia (RM), Fiumicino (RM), Parma, Taranto, Villaputzu (CA), Numana (AN), Capaccio Paestum (SA) e da ultimo a Lauria (PZ). “L’adattamento al clima rappresenta la grande sfida del tempo in cui viviamo – dichiara Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente – I dati dell’osservatorio rendono evidente la diffusione e la dimensione degli impatti dei fenomeni meteorologici estremi nel territorio italiano, resi ancor più drammatici dal dissesto idrogeologico, da scelte urbanistiche sbagliate e dall’abusivismo edilizio. Proprio per questo il Paese ha bisogno di cambiare strada, ridefinendo le priorità e individuando le risorse necessarie. Il 2020 deve essere l’anno in cui si approva finalmente un piano nazionale di adattamento al clima, come hanno fatto gli altri Paesi europei, in modo da intervenire nelle aree più a rischio e coordinare le politiche di riduzione del rischio sul territorio, oggi disperse tra programmi e cantieri spesso inutili. Occorre dar avvio ad interventi rapidi e politiche di adattamento a partire dai grandi centri urbani, che sono le aree più a rischio come raccontano i dati dell’osservatorio. Non esistono più alibi o scuse per rimanere fermi: disponiamo delle competenze e delle soluzioni progettuali per aiutare i territori e le città ad adattarsi ai cambiamenti climatici e mettere in sicurezza le persone”. Il 2019 sarà ricordato anche per le conseguenze drammatiche delle esondazioni fluviali, come a Casargo (LC), in agosto, quando furono almeno 160 gli sfollati; a Budrio (BO) lo scorso novembre con oltre 300 evacuati; a Cardè (CN) a fine novembre con 150 evacuati (su un totale di oltre 650 provocati dall’alluvione che ha colpito Alessandrino e Cuneese). Sempre nell’Alessandrino sono state drammatiche le conseguenze dell’alluvione che ha colpito la provincia il 21 e 22 ottobre. Un morto nella zona di Villa Carolina a Capriata d’Orba, dove è crollato un ponte per la piena del torrente. Le zone di Gavi Ligure, Novi Ligure e Ovada sono state tra le più colpite con, nelle 24 ore precedenti, 400 millimetri di pioggia caduti (record assoluto negli ultimi 100 anni per molte località). Ad Alessandria è stato chiuso il ponte sul Bormida, che aveva raggiunto il livello di guardia. Nella stessa settimana drammatiche le condizioni del sud est della Sicilia quando, il 26 ottobre, una serie di temporali in successione ha provocato un disastro al confine tra le province di Ragusa e Siracusa. Negli ultimi giorni dell’anno vanno ricordate le 3 vittime (a Firenzuola, in provincia di Firenze, Cordenons, in provincia di Pordenone, e Napoli) e gli ingenti danni provocati da esondazioni fluviali in Friuli Venezia Giulia, Liguria, Toscana, Abruzzo e Campania.

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